SOCIETÀ Il fatto quotidiano
L’utero
in affitto è l’apice del classismo di Diego Fusaro | 2
marzo 2016
Diverso è quando a dirimere su ciò che può e non può fare l’utero
femminile ci si mettono individui fino a questo momento considerati spiriti
capaci e raziocinanti. É questo il caso del giovane studioso di filosofia
(filosofo mi pare esagerato, per lui e per gli altri nell’epoca cogitativamente
scialba che vivivamo), Diego Fusaro. È suo infatti il pezzo pubblicato
quest’oggi su Il Fatto Quotidiano e titolato: “L’utero in affitto è l’apice
del classismo”. Ridotto all’osso da un punto
di vista significazionale e tenuto in conto l’incipit nazionalpopolare nel suo
scritto Fusaro sostiene di ritenere la pratica dell’utero in affitto una
“pratica abominevole” in quanto “considera il corpo della donna alla stregua di
una merce disponibile e manipolabile, e il corpo del nascituro come se fosse
una merce on demand”; come non bastasse – creando un pot-pourri
scritturale a base di elementi distopici e satirici orwelliani e swiftiani mal
interpretati (sicuramente mal interpretati rispetto agli scopi nobili di quelle
grandi distopie e di quelle grandi satire fondamentalmente moderne, e
post-moderne, vedi Orwell), condito in salsa religioso-medievale ma arricchito
con un tocco di neomarxismo d’assalto digitale – Fusaro si spinge fino a far
intravedere al lettore naif e incauto l’immagine di un possibile armageddon
etico incombente da far accapponare la pelle qualora una simile “possibilità”
esistesse anche da noi. E così procedendo, dicendo e facendo, il giovane
scrittore non si fa scrupolo neppure di citare Gramsci che poverino di tanto in
tanto bisognerebbe lasciarlo fuori da queste ridicole beghe sessiste, lasciarlo
riposare. Sappiamo che se lo meriterebbe.
Francamente mi trovo anche in imbarazzo a commentare simili minimalità
scritte tra l’altro da qualcuno che si occupa di filosofia e che dai grandi
maestri greci avrebbe dovuto imparare ben altro (che il porrismo dilagante stia
infiltrando tutto e tutti?). Però non è con Fusaro che io me la prendo:
piuttosto me la prendo con Travaglio, perché pubblica queste robe? Le lasci al
Corriere queste considerazioni provinciali ma Il Fatto se
vuole davvero diventare un quotidiano “corsaro” e moderno, capace di fare una
differenza nel mondo liberato che viviamo e che verrà, dovrebbe guardare
altrove.
Dovrebbe far passare il
messaggio che i diritti civili sono una cosa seria, importante, che i diritti
delle donne (anche quello di gestire il proprio utero), non possono essere
soggetti alle questioni di coscienza di Tizio e di Caio. Che gli organi
competenti che in altri luoghi permettono date pratiche non hanno una coscienza
civile meno sviluppata della nostra, piuttosto il contrario e che ad oggi non
risulta assolutamente che negli USA, dove la maternità surrogata è permessa da
tempo, questa pratica sia diventata un “mercimonio”. Piuttosto il contrario
perché sono tante le storie straordinarie di vita e di profondo amore che si
nascondono dietro queste faccende.
“Siate forti come i saggi dell’antica Grecia…” si augurava per noi il grande Umberto Eco, il nostro problema
purtroppo è che continuiamo ad essere pusillanimi nell’anima come i don
Abbondio di manzoniana memoria…. e con questo mi pare di avere detto proprio
tutto!
Da Rosebud - Critica – scrittura
– giornalismo online di Rina Brundu
Ecco, Rina,ho letto il tuo
articolo, e come ben sai, sono cattolica, ma questo non mi impedisce di vedere
le cose sotto una certa etica morale. Trovo che Fusaro abbia ragione, e te ne
elenco i motivi. Prima di tutto, una maternità dove viene affittato un utero, A
PAGAMENTO, mi pare offensiva nei riguardi dell’intera umanità. Dici che le
adozioni, in un certo ambito, sono negate, eppure ci sono tanti bimbi orfani,
che avrebbero diritto alla speranza di una vita dignitosa. Entrando nell’ambito
Vendola, mi dici come può, insieme al suo compagno, accudire ad un neonato, se
non affidandolo a cure di un’estranea/o, visto gli impegni che hanno entrambi?
Avere un figlio, in una coppia omo, è per me una forma di esasperante egoismo.
Questo perché la società non è ancora pronta a questo passo, e quindi il bimbo,
crescendo e frequentando le scuole, dovrà affrontare domande molto
imbarazzanti. (e non hai la mamma? E chi dei due è il padre?) mettendo così in
figlio in una condizione di grande disagio. Ti pongo una domanda: se tu, invece
di una madre che ti ha generato, avessi due padri, come affronteresti questa
situazione? Posso comprendere i matrimoni gay, perché prima le loro unioni non
erano regolate da leggi, e si conoscono casi in cui, deceduto uno dei due
compagni, l’altro non aveva alcun diritto ad un’eredità, e i parenti del
defunto, cacciavano di casa quello che consideravano un “intruso” mettendolo
sul lastrico, senza tener conto che, fino alla fine, quella persona ha amato il
suo compagno (o compagna in caso di donne) e si è preso cura di lui. Ma
diventare genitori è altra cosa. Non va contro le religioni, che in questo
discorso lascio da parte, ma contro la natura stessa. In ogni genere (animale o
vegetale) esistono maschio e femmina, proprio per la diffusione della specie. Il
fatto stesso che due esseri umani, appartenenti allo stesso sesso, non possono
procreare, dimostra che non possono neppure essere genitori di un loro figlio.
E resto anche dell’idea che un essere umano non è in vendita, e questo discorso
dell’utero in affitto, è una forma di schiavitù, come quando comperavano gli
schiavi. Stiamo andando verso un liberalismo che compromette la dignità della
Vita stessa. Molte coppie etero scelgono di non avere figli, per mille motivi,
allora, per quale ragione una coppia omo non dovrebbe accettare il fatto che
possono rinunciare ad un figlio, per il bene di quella creatura? Le
manipolazioni genetiche, nel genere umano, sono azioni contro natura, e così
accade anche nel caso degli uteri in affitto. Rina, mi dirai che sono antiquata,
ma non è così. Amo immensamente le piccole creature, e vorrei fossero felici,
per quanto possibile. Ma credimi, non riesco ad immaginare un bambino felice,
in un mondo dove ancora non è entrato il concetto di una doppia paternità o
maternità. Mi dirai che ci sono tanti figli di divorziati, che vivono con un
genitore che magari si è risposato. Resta il fatto che quei figli possono
comunque relazionarsi con l’uno e l’altro genitore, che possono e debbono
chiamare mamma e papà. Non è essere moderni, disinibiti, aperti, avallare un
gesto che definisco senza ombra di dubbio: disumano! E Fusaro mi trova
perfettamente in linea col suo pensiero, Non mi interessano i discorsi
filosofici, lo stesso pensiero umano è filosofia. E sono dell’avviso che il
rispetto per il pensiero altrui è necessario, quindi, rispetto la tua idea,
anche se non la condivido, , ma lascia che altri che non la pensano come te,
possano esprimere liberamente il loro. Il confronto è utile, guai se tutti
avessero lo stesso punto di vista, perché si finirebbe per essere tante pecore
condotte al macello. Dico solo che attualmente la società non è pronta a certi
passi, che metterebbero in seria difficoltà una creatura.
Danila
Ciao Danila
Il tuo pensiero non mi stupisce perché lo conosco. Ma purtroppo il tuo dire mi
da ulteriormente ragione: ovvero quanto sia pericoloso l’indottrinamento.
Che poi sia Radio Maria a farlo ci sto (é il suo mestiere), ma che a farlo sia
qualcuno che su quello stesso sito viene definito “filosofo” se permetti mi fa
girare le balle…
Noi siamo il paese che siamo proprio per come siamo: perché i diritti dei tanti
vegono dopo un’etica potera e piegata alle ragioni di una religione datata e
senza senzo (non è Cristo il primo figlio di una maternità surrogata? – perché
non si impara piuttosto quella lezione dal Vangelo).
E non dico nulla dell’inveterata abitudine a decidere per gli altri, a
sindacare sui dolori e le vicende di vita degli altri, a decidere cosa è
meglio… .In un mondo pieno di bambini figli di coppie etero disamati, ignorati,
ripudiati. State forse chiedendo a queste coppie che si amano di fare le veci
di quelle altre coppie disgraziate?
Il tutto condito con ragionamenti poveri, intrisi di una ignoranza spaventosa:
ripeto Fusaro avrebbe dovuto fare a meno di citare Orwell, Swift (senza forse
manco accorgersene) e Gramsci. Perché se avesse saputo che realtà c’era dietro
date denunce (parlo in questo caso soprattutto delle tante denunce swiftiana in
forma satirica), si sarebbe tappato la bocca prima di parlare.
E non dico nulla sull’inveterata abitudine italiana, sessista, a dirimere sul
mio utero… perché non è il caso… come donna ho smesso da tanto di sentirmi
offesa in questo paese… non servirebbe, non lo capirebbero se si spiegasse e
dovranno passare infinite generazioni prima che qualcosa cambi.
Il danno fatto dalla religione cattolica in Italia è purtroppo incalcolabile.
Saluti, amici come prima
RB
PS Il tempo di
rispettare chi non rispetta la dignità e l’essenza degli altri esseri per
quanto mi riguarda è finito
Aggiungo a mero titolo
dimostrativo…
Ecco come parla un filosofo ……
Una modesta proposta di Jonathan Swift
È cosa ben triste, per quanti
passano per questa grande città o viaggiano per il nostro Paese, vedere le
strade, sia in città, sia fuori, e le porte delle capanne, affollate di donne
che domandano l’elemosina seguite da tre, quattro o sei bambini tutti vestiti
di stracci, e che importunano cosí i passanti. Queste madri, invece di avere la
possibilità di lavorare e di guadagnarsi onestamente da vivere, sono costrette
a passare tutto il loro tempo andando in giro ad elemosinare il pane per i loro
infelici bambini, i quali, una volta cresciuti, diventano ladri per mancanza di
lavoro, o lasciano il loro amato Paese natio per andarsene a combattere per il
pretendente al trono di Spagna, o per offrirsi in vendita ai Barbados.
Penso che tutti i partiti siano d’accordo sul fatto che tutti questi bambini, in quantità enorme, che si vedono in braccio o sulla schiena o alle calcagna della madre e spesso del padre, costituiscono un serio motivo di lamentela, in aggiunta a tanti altri, nelle attuali deplorevoli condizioni di questo Regno; e, quindi, chiunque sapesse trovare un metodo onesto, facile e poco costoso, atto a rendere questi bambini parte sana ed utile della comunità, acquisterebbe tali meriti presso l’intera società, che gli verrebbe innalzato un monumento come salvatore del paese.
Io tuttavia non intendo preoccuparmi soltanto dei bambini dei mendicanti di professione, ma vado ben oltre: voglio prendere in considerazione tutti i bambini di una certa età, i quali siano nati da genitori in realtà altrettanto incapaci di provvedere a loro, di quelli che chiedono l’elemosina per le strade.
Per parte mia, dopo aver riflettuto per molti anni su questo tema importante ed aver considerato attentamente i vari progetti presentati da altri, mi son reso conto che vi erano in essi grossolani errori di calcolo. é vero, un bambino appena partorito dalla madre può nutrirsi del suo latte per un intero anno solare con l’aggiunta di pochi altri alimenti, per un valore massimo di spesa non eccedente i due scellini, somma sostituibile con l’equivalente in avanzi di cibo, che la madre si può certamente procurare nella sua legittima professione di mendicante; ma è appunto quando hanno l’età di un anno che io propongo di provvedere a loro in modo tale che, anziché essere di peso ai genitori o alla parrocchia, o essere a corto di cibo e di vestiti per il resto della vita, contribuiranno invece alla nutrizione e in parte al vestiario di migliaia di persone.
Un altro grande vantaggio del mio progetto sta nel fatto che esso impedirà gli aborti procurati e l’orribile abitudine, che hanno le donne, di uccidere i loro bambini bastardi; abitudine, ahimè, troppo comune fra di noi; si sacrificano cosí queste povere creature innocenti, io credo, piú per evitare le spese che la vergogna, ed è cosa, questa, che muoverebbe a lacrime di compassione anche il cuore piú barbaro ed inumano…. etc etc…..
Penso che tutti i partiti siano d’accordo sul fatto che tutti questi bambini, in quantità enorme, che si vedono in braccio o sulla schiena o alle calcagna della madre e spesso del padre, costituiscono un serio motivo di lamentela, in aggiunta a tanti altri, nelle attuali deplorevoli condizioni di questo Regno; e, quindi, chiunque sapesse trovare un metodo onesto, facile e poco costoso, atto a rendere questi bambini parte sana ed utile della comunità, acquisterebbe tali meriti presso l’intera società, che gli verrebbe innalzato un monumento come salvatore del paese.
Io tuttavia non intendo preoccuparmi soltanto dei bambini dei mendicanti di professione, ma vado ben oltre: voglio prendere in considerazione tutti i bambini di una certa età, i quali siano nati da genitori in realtà altrettanto incapaci di provvedere a loro, di quelli che chiedono l’elemosina per le strade.
Per parte mia, dopo aver riflettuto per molti anni su questo tema importante ed aver considerato attentamente i vari progetti presentati da altri, mi son reso conto che vi erano in essi grossolani errori di calcolo. é vero, un bambino appena partorito dalla madre può nutrirsi del suo latte per un intero anno solare con l’aggiunta di pochi altri alimenti, per un valore massimo di spesa non eccedente i due scellini, somma sostituibile con l’equivalente in avanzi di cibo, che la madre si può certamente procurare nella sua legittima professione di mendicante; ma è appunto quando hanno l’età di un anno che io propongo di provvedere a loro in modo tale che, anziché essere di peso ai genitori o alla parrocchia, o essere a corto di cibo e di vestiti per il resto della vita, contribuiranno invece alla nutrizione e in parte al vestiario di migliaia di persone.
Un altro grande vantaggio del mio progetto sta nel fatto che esso impedirà gli aborti procurati e l’orribile abitudine, che hanno le donne, di uccidere i loro bambini bastardi; abitudine, ahimè, troppo comune fra di noi; si sacrificano cosí queste povere creature innocenti, io credo, piú per evitare le spese che la vergogna, ed è cosa, questa, che muoverebbe a lacrime di compassione anche il cuore piú barbaro ed inumano…. etc etc…..
Ma credo che basti!
Ma sono perfettamente d’accordo con Swift, in quel che dice non ho nulla
da eccepire. E forse credo di non essermi ben spiegata nella precedente:
intanto non sono affatto indottrinata, penso solo alle leggi della natura. Per
quanto riguarda l’adozione o la maternità “comperata” dalle coppie omo, il mio
pensiero va ai bambini, non agli adulti che, sicuramente, doneranno loro tanto
amore e affetto, ma che li inseriscono, adesso e non nel futuro, in una società
che ancora creerebbe loro grosse difficoltà psicologiche. Questo volevo dire
con poche parole. E, Rina, non so cosa ti abbia tanto cambiato, lo percepisco
dai tuoi atteggiamenti di nulla tolleranza nei riguardi di chi ti legge e
magari desidera commentare, esprimendo il proprio pensiero che si discosta dal
tuo. Un tempo, e lo ricordo bene perché è stato quando abbiamo trascorso la
notte di Natale a parlare di tante cose, compreso su un racconto di Paulo
Coelho, durante la quale hai proprio chiesto l’autorizzazione a pubblicarlo su
Rosebud, pur trattandosi di un tema cristiano-natalizio. In ogni caso, Maria e
Giuseppe erano sposi, una coppia “normale”, che si è presa cura del piccolo
Joshua. Per Giuseppe, è come se avesse sposato una ragazza madre, e adottato di
conseguenza il suo figliolo. Nulla a che vedere con una coppia omo. Non ho una
mentalità ristretta, condizionata dalla dottrina cristiana, infatti ho
sostenuto accetto le unioni civili di due persone dello stesso sesso.
Ribadisco il concetto, il mondo non è ancora pronto a difendere i bambini avuti
in questo tipo di unione. Che siano adottati o concepiti in vitro, o da un
utero in affitto, quei bambini si troveranno sempre a dover rispondere a
domande davvero imbarazzanti e magari a sentirsi dire (conosciamo quanto i ragazzini
sappiano essere crudeli) cose che farebbero loro tanto male. Forse tra una
manciata di secoli le cose saranno all’ordine del giorno. Oggi è ancora
prematuro. Mi pare, Rina, che tu abbia imboccato una strada che esce da ogni
tipo di etica, ma capisco, va tanto di moda!
Danila
Danila
All’amico che mi ha
chiesto di interloquire con la titolare di Rosebud, rispondo così:
Ho letto i commenti
di Rina, e le ho risposto a tono, sostenendo ancora una volta la mia tesi, Quello che ho scritto a Rina, l'ho ribadito anche a Luisa Bolleri, una brava scrittrice e poetessa, che condivide le stesse ideologie di
Rina. Anche a lei ho detto quel che penso, proprio riferendomi ai bambini
voluti da queste unioni omo. Io non ho nulla contro un'unione civile di persone
dello stesso sesso, se si amano e vivono in armonia, ma il mondo già fatica ad
accettare questo, figuriamoci cosa accadrebbe ad un figlio nato da un utero in
vendita. Non ho dubbi che una coppia gay possa amare veramente il figlio
voluto, ma se lo amassero veramente, penserebbero anche a quali difficoltà andrà incontro, una volta raggiunto il periodo scolastico. Quei bimbi dovrebbero
affrontare domande che li metterebbero a disagio e la loro fragile psiche ne
risentirebbe non poco. Sarebbero degli infelici nella società, anche se in
famiglia tutto va bene. Non sono, come sostiene Rina, condizionata da un
indottrinamento religioso, se così fosse, non dovrei accettare neppure le
unioni civili. Ragiono con la mia testa, e se anche tu, che ti dichiari ateo e
non legato a religione alcuna, non sei d'accordo sul pensiero libero di Rina,
qualcosa dovrà pur significare, o no? Ovvero, esiste un'etica, un fatto
naturale, che da millenni attraversa il mondo. Certo, nell'antica Grecia e
Roma, c'erano i ragazzini o gli eunuchi, a disposizione dei ricchi signori per
le loro smanie sessuali. Ma erano costumi depravati, e solo di un certo ricco
ceto sociale. Ovvero, questo conferma che la ricchezza tutto permette, che con
i soldi tutto si può comprare, perfino la dignità delle persone.
Ovviamente ognuno ha il diritto di pensarla come crede, ma come alcuni espongono le loro idee che reputo rivoluzionarie, così io metto in chiaro le mie, anche se appaiono antiquate.
Danila
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