benvenuti

Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

venerdì 19 dicembre 2014

Arriva un altro Natale ed io sto


Arriva un altro Natale ed io sto


Meditando


Un tre-ro
di fabbrica italiana
miniera di ferro
in Canaglia
chiusa per troppa fatica
altri interessi
era pure antica.

Ora le strade sono 
d'asfalto usa e getta
ed io calpesto ancora
pietre dure di epoca romana
ammiro e tocco
mosaici mai intaccati
da terremoti ma
soprattutto da mano umana.

Vogliono che mangi
pomodori e patate
geneticamente modificati
con le ciliegie e i mandarini
tutti globalizzati
i ricchi sempre più ricchi
ma ladri autorizzati
da noi
sempre più supini
nell'accettare le scorie
di frutti della terra
imbalsamati.

E la Natura?
C'era apparsa incontaminata
ce ne siamo innamorati
l'abbiamo decantata
e amata e dopo...

l'abbiamo stuprata!

E ora preghiamo un dio
che non ci sente
e quasi quasi si pente
di averci creato.

Gavino Puggioni
Dicembre 2014


mercoledì 17 dicembre 2014

La notte di Natale di Angela Fabbri

Angie, devo scrivere un breve articolo per l'Insieme. Giovedì alle 18,30 ho appuntamento con il nuovo Parroco nella redazione del bollettino parrocchiale. Un articolo che parli del Natale, e deve starci in una mezza pagina. Che scrivo? Gesù Bambino è nato in una stalla e morto sulla Croce? Così è breve abbastanza? Non ho idee...devo farmele venire entro domani. Non vorrei ripetermi perché sono quasi 20 anni che scrivo su quel giornalino parrocchiale e credo di aver sfruttato tutto quello di cui era possibile parlare, senza annoiare con ripetizioni varie. 
Dani

Se sono una vera amica, dovrei scriverlo io per te l'articolo di Natale o almeno darti un po' di supporto. Vediamo.
Fra poco è il 25 dicembre e per quel giorno si scrive sempre un articolo che si chiama "Natale" o "E' di nuovo Natale" o "La divina nascita" ma noi lo chiameremo semplicemente e sobriamente
LA NOTTE DI NATALE



C’era una stella in cielo che per molti giorni e molte notti aveva viaggiato.
Ma adesso i pastori che ne avevano seguito il cammino, con un’inspiegabile ansia di pace nel cuore, la vedevano ferma. A illuminare tutta la collina lassù, la vedi?
I pastori salirono fra i sassi e le mamme pecore seguivano con gli ultimi nati, talmente appena nati, che dopo un po’ ogni pastore si trovò in collo un agnellino, così che si facevano caldo in due, perché la notte era molto molto fresca.

Quale immagine di Pastore migliore di questa?
Non dimentichiamo le Frittelle del Papa, di Angela Fabbri,
che ora sono in versione cd, in Vaticano, quale
dono per Papa Francesco

Un piccolo vocìo arrivò a loro nella notte tutta illuminata e spinse tutti pecore e pastori,  a correre a vedere.
Era nato un altro piccolino e noi tutti sappiamo che l’avrebbero chiamato Gesù e sappiamo anche tutto il grande seguito della sua storia. Ma in quel momento era solo un cucciolo ancora bagnato di rugiada.
Le pecore, mamme già da molte volte, accorsero e lavarono il cucciolo Gesù da capo a piedi, rivolgendo poi la loro attenzione alla madre, una Signora di nome Maria che era tanto tanto stanca, adesso che la nascita si era compiuta.
La guardarono e comunicarono con il pensiero. “Questo è solo l’inizio. Aspetta che si metta sulle zampe e vedrai quel è la vera fatica. Ti diciamo questo perché ci siamo già passate. Sarà gioia e apprensione tutto il tempo. Ma è proprio questo tempo, che vale la pena di vivere”.
E Maria si addormentò serena col suo bimbo fra le braccia.

Angela Fabbri

Avevo in mente qualcosa del genere, parlare di Maria, della sua gioia e fatica di madre, ma quando la mia amica, stupenda scrittrice ferrarese, mi ha voluto regalare questa sua breve e meravigliosa versione della Natività, le ho chiesto di permettermi di pubblicarla sul nostro Insieme, il Bollettino della mia Parrocchia, perché non avrei saputo fare di meglio. Ovviamente le ho attribuito la sua paternità e maternità, poiché mai mi sarei permessa un plagio, anche fosse stato un dono da usare a piacimento.
Andrebbe meditata, poiché nella semplicità del racconto, abbraccia Madre e Figlio, con una tenerezza che commuove.

Dani

Ti ringrazio della tua onestà e del tuo amore per me. Mentre scrivevo intuivo che la storia era nuova, infatti nella nascita e cioè nel Natale, io volevo tirare un po' fuori Maria che è una mamma come tutte le mamme, siano esse donne o pecore. E dire ciò di cui spesso ci si dimentica: mentre partoriva e dopo, ha vissuto dolore e stanchezza e gioia e serenità, come tutte. Come avrebbe potuto Dio farsi Uomo se non attraverso le emozioni e le sofferenze di una donna uguale a tutte le altre? Dopotutto il messaggio che c'è in Gesù è molto semplice:
sono come voi e voi siete come me. Uguali.
 Pensavo che potevi inserirti nella storia e dire la tua, sia in mezzo che prima che dopo. Sarei felice che tu firmassi con tutti e due i nostri nomi. 
Angela

No, Angie, l'unico inserimento che ho fatto, è stato qualcosa di simile a quanto ho scritto sopra. Il racconto è tuo, e tuo deve restare. Così come pubblicato in questo blog, E tra poco lo ripubblico anche su Paradiso. Perché è meraviglioso!
Dani

martedì 16 dicembre 2014

I nostri migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo



Gavino Puggioni e Danila Oppio augurano a tutti i visitatori e amici poeti e scrittori, buone feste, che siano portatrici di salute, pace, amore e serenità a voi e ai vostri cari

domenica 14 dicembre 2014

Gli auguri di Angela Fabbri


Per le Festività Natalizie, è uscito il nuovo cd di Angela Fabbri, che contiene il suo racconto Le Frittelle del Papa. Come avevo già scritto nel precedente articolo a questo link:
questo cd è stato donato a Papa Francesco.






Ora è uscita la versione natalizia, accompagnata da musiche adeguate!  In questa bellissima presentazione, Angela Fabbri vi porge i suoi auguri per un Buon Natale e Felice 2015! 




L'avventura di questo breve, intenso e significativo racconto è cominciata su questo blog, per proseguire con premiazioni varie, ed ora è nelle mani di Papa Francesco. Ci congratuliamo con Angela Fabbri, e ad maiora!

sabato 6 dicembre 2014

Non è pioggia



E il cielo piange
queste ore dell'Umanità
smarrita

No, non è pioggia
sono lacrime di ghiacci
che a noi si avvicinano
sono pianto per una terra
abusata e violentata

E' dolore fatto d'acque
che non riusciranno mai
a lavare i misfatti dell'uomo
nella sua immane bugiarda credenza
di poter regolare l'Universo

Non ci sono preghiere
nemmeno luci
a segnare viali di pace
con il creato in eterna guerra
fra il bene e il male che ci attanaglia

C'è soltanto questa pioggia
che non bagna ma penetra
le viscere di questa terra
dove noi crediamo
di dimorare

Gavino Puggioni
Da Nelle Falesie dell'Anima

mercoledì 3 dicembre 2014

Antologia poetica IL TIBURTINO - Vesta - Aletti Editore




 Dal Concorso Letterario Il Tiburtino, è stata realizzata questa antologia, nella quale è inclusa una mia poesia:


Migranti



Il mare, col suo molle

Sonoro fiatare
Interminabile
Sospiro pacato
D'un verdeazzurro gigante
Come un amante
Piovra d'infinite
Onde - braccia
Accoglie e sommerge
Disperati migranti

Danila Oppio

domenica 30 novembre 2014

Lettera al giornale

Leggo quanto ha dichiarato Gavino Sanna a proposito dei Giganti di Mont'e Prama, su La Nuova del 7 c.m., e ne sono, sinceramente e a dir poco, sconcertato.
Da lui, che conosco fin da ragazzino, non mi aspettavo quel “Portiamoli subito all'Expo”, semmai il contrario, parlando da Sardo vero.
Apro e chiudo una parentesi. 
I Bronzi di Riace, che non sono di pietra, da Reggio Calabria, non si muovono, per mille motivi, oltre a quelli sulla loro sicurezza.
I Giganti di Mont' Prama sono di pietra millenaria, delicatissimi quanto bellissimi e perché mai dovrebbero andare in mostra all'Expo 2015 di Milano?
Per farli vedere al mondo? perché l'unica ragione sarebbe questa!
Allora, che il mondo (si fa per dire) venga in Sardegna, al Museo di Cabras, appena sarà totalmente pronto e questa si che mi pare una buona ragione perché si promuova, finalmente, una nuova stagione di turismo altamente culturale presso i nostri lidi!
Mai, in quella specie di fiera che sarà una lunga sequela di cose orride come la sua costruzione sta dimostrando! ( Vedi pagine di cronaca giudiziaria per gli addetti a quei lavori!).

Tornando ai nostri Giganti, Gavino Sanna deve saperlo, essi non sono giocattoli da trasporto ma sono opere raffigurative della nostra Isola e, di certo, possono rappresentarla degnamente se, anche qui, non si presentasse la longa manus dei nostri politicanti che ne trarrebbero i soliti benefici elettorali, portandoli a destra e a manca.

Queste sculture, e dico sempre nostre, devono riposare e farsi ammirare a casa propria. 
Chi vorrà vederle venga in Sardegna, magari si metta in fila, paghi giustamente il biglietto e dopo...e dopo, secondo me, andrà via soddisfatto di quanto ha visto e sempre più innamorato di questo lembo di terra mediterranea, ora, e da tempo, bistrattata da biscazzieri e affaristi, travestiti da operatori turistici. Ahimè!

Gavino Puggioni
Il 9 di novembre del 2014


Riprendo il mio modesto discorso, pubblicato nelle “lettere” de La Nuova Sardegna del 14 novembre 2014, per tornare sulla “storia” dei Giganti di Mont'è Prama.
Questa loro storia, credo, è ormai quasi nota. 
Io ne avevo letto le prime e anche le ultime notizie.
Le prime sono documentate dal professor Giovanni Lilliu, dal professsor Carlo Tronchetti e dal professor Massimo Pittau i quali, nei loro libri, ne hanno parlato diffusamente, cercando di farci capire chi erano, chi rappresentavano, dando loro un riferimento, non del tutto assodato, che li collocava come protettori e difensori del Sardus Pater, da sempre divinità primordiale dei Sardi e della quale ne riferiva, ancora prima, il geografo e matematico Claudio Tolomeo (III 3,5).
( Queste notizie appaiono su “ IL Sardus Pater e i Guerrieri di Monte Prama , di Massimo Pittau – Editrice EDES – Sassari - 2009 ).

Mentre le seconde, a partire da questa estate, con la ripresa degli scavi, sono attuali, quasi di giornata, grazie al professor Zucca, della Soprintendenza Regionale di Cagliari, e a tutti i suoi collaboratori. E non è ancora finita!

Ma il momento più bello, artisticamente parlando, è stato quando, qualche anno fa, noi cittadini di Sassari e non solo, siamo stati invitati a vedere quelle statue presso il Centro di restauro della Soprintendenza Archeologica della Sardegna, ubicato nel rione Li Punti, alla periferia della città.
Una lunga fila di “curiosi”, compreso me, ma una volta dentro quei corridoi, illuminati a dovere, l'attesa e la stessa curiosità si sono trasformate in un altra atmosfera, direi magica se non fantastica, seppure di fantastico non v'era alcunchè, solo realtà.
Occhi sgranati e stupefatti, attenzione, un susseguirsi di emozioni, qualche esclamazione sotto tono, nessun commento, insomma! stavamo leggendo, tutti noi, un altro pezzo importante della nostra storia millenaria.
Quelle statue erano lì, ci guardavano, pareva volessero parlarci dei nostri antenati, a noi che di loro non avevamo conoscenza, mentre ora si proponevano in tutto il loro splendore, quasi a chiederci scusa per essersi presentati così in ritardo.
Cresceva in me, in noi, un nuovo amore accostato alla meraviglia, intimo, per quella visone (non alterata!) molto uguale se non maggiore, all’emozione che provai allora, appena diciottenne, quando, guidato da chi ne sapeva più di me, varcai la soglia del nuraghe di Barumini e poi di Torralba e via via tutti gli altri.
E quell'amore ora è cresciuto, si è rafforzato, viaggiando e osservando, nella nostra Isola, tutto ciò che i così detti Nuragici ci avevano lasciato, come eredità, e noi dovremmo esserne, oltre che fieri, fedeli conservatori e custodi, costi quel che costi..
La sontuosità, le bellezza, l'imponenza dei Giganti di Mont'è Prama, forse, sono e saranno pagine nuove per conoscere il modus vivendi di quei tempi, quando tutto e il tutto era regolato e dalle leggi della Natura e da quelle degli uomini e delle donne che da essa traevano benefici per regolare, nel bene e nel male, le loro vite.
Dentro quegli sguardi immobili, la fierezza di un popolo, il rispetto dell'essere, e da quella scia, arcana e umana, io mi lasciavo prendere e in essa mi confondevo, felice di aver trovato e ritrovato  ciò che, prima di me e di noi, aveva lasciato tracce incancellabili di civiltà nella nostra terra.


Questo, il mio preambolo, inteso come emozione, intima e personale, per riallacciarmi a quella mia lettera al giornale locale, dove si parlava di un probabile viaggio di questi “signori” verso l'Expo 2015 di Milano.
Non sappiamo cosa ne pensi il Presidente Pigliaru, non sappiamo se, dietro a tale proposta, ci siano interessi altri, ma niente leggo dei nostri politici regionali, alcuni dei quali si stanno glorificando perché si dice siano stati loro a bloccare la vendita all'asta de “La Dea Madre”, presso la Galleria  Christie's di New York.
A me risulta tutto il contrario e supportato soprattutto dall'intervento del professor Marcello Madau, della Soprintendenza di Sassari e da alcuni amici che hanno seguito l'evolversi della faccenda.

Ma per finire, io vorrei chiedere a tutti i Sardi che amano la propria terra di far sentire la loro voce, alta e schietta.
I Giganti di Mont'è Prama devono rimanere in Sardegna, a Cabras, nella penisola del Sinis.
Chi li vuol vedere prenda una barca, noleggi un gabbiano, si affidi a Eolo e....

Gavino Puggioni
29 novembre 2014













sabato 29 novembre 2014

Mostra Personale di Carla Colombo: Identità Cromatica


CARLA COLOMBO E LA SUA MOSTRA “IDENTITA’ CROMATICA”
Aprirà  sabato 6 dicembre e durerà fino al 11 gennaio la terza tappa della mostra personale dell’artista imbersaghese Carla Colombo dal titolo “Identità cromatica” che vedrà l’esposizione di numerose opere ad olio eseguite principalmente con la tecnica della spatola, presso il centro florovivaistico La Gardenia  di Imbersago – Via Provinciale per un  ormai consolidato appuntamento di fine anno.
La mostra  che seguirà gli orari dell’apertura del centro  praticamente con orari continuati vedrà le opere inserite nel contesto di un’ avvolgente  atmosfera natalizia con il   rosso delle stelle di natale e i numerosi colori vivaci dei  ciclamini.  Colori nei colori dunque per questa ulteriore tappa che ha decretato ancora una volta un ennesimo successo di consensi e di visite con  precedenti esposizioni per l’arte dell’artista imbersaghese.
E come dice parte della recensione del dott. R.  Aracri “ …. con la sua raffinata eleganza e la sua grande passione per la pittura, trasfonde nelle sue tele tutta la cultura della sua terra e  restituisce nei suoi quadri una interiorità poetica attraverso atmosfere emotive più che paesaggi e soggetti, usando il colore come mezzo di espressione e come linguaggio del suo stato interiore. La sua pittura è emozione, ritmo, musica; essa è un inconscio e un mistero , realtà e sogno.” avremo modo ancora una volta  di condividere emozioni a colori.

Per eventuali informazioni potete visitare il sito www.artecarla, oppure telef. al n. 039 9920760 

giovedì 27 novembre 2014

Spazi vuoti

Dipinto di Toyomi Nara

L'oggi e il domani
al riparo da serre senza fiori
rivoli di sabbia arsa da fuochi spenti
bizzarria di sguardi felici
oscurati da ombre di dubbi

Sentieri di bambini soli
scivolati in questa vita
dipinta sulla terra
a colori smaglianti
irreali, stupiti di esistere
ancorati alle radici di un albero
mai cresciuto

Atmosfere surreali sopra colline di ghiaccio

Ecco quegli spazi vuoti
dov'erano amore e sentimenti
sostituiti da civile ignoranza
da odio e da indifferenza
verso sé stessi
verso l'uomo che ora è solo
solo con la sua carne

Gavino Puggioni
Da Nelle Falesie dell'Anima

martedì 25 novembre 2014

Il mondo è una zattera!

Ciao Angie! Carlo ed io le abbiamo appena “assaggiate” insieme, Le frittelle del Papa, e mi ha detto di dirti che è una parabola molto bella! Pensa, ha usato proprio questo termine, pur non avendogli mai accennato che l'avevi a suo tempo tu stessa definita così! 
Si complimenta con te, e a me spiace solo che non sia stata pubblicata su Youtube, per poterla inserire, recitata, nei vari blog!
Dani

Diamo tempo al tempo, Dani. Dentro di me ho sempre saputo che in qualche modo le Frittelle sarebbero arrivate al Papa. Ci avevo provato personalmente, scrivendo a non so quale vescovo che sembrava persona molto aperta e anche portando il bel segnalibro alle Edizioni Paoline e poi avevo chiesto anche a te di aiutarmi, ricordi?, con le tue conoscenze carmelitane. Ma non è successo nulla. Forse perché non c'era il Papa giusto e i suoi si uniformavano come pecore grigie al Pontefice in carica.
Qualcuno scrisse "C'è una stagione per ogni cosa e un tempo per tutto, sotto i cieli". E adesso è il tempo che Carlo è tornato a casa. Guarda che 'tornare a casa' è un'espressione meravigliosa perché significa sapere che esiste un posto per noi dove saremo accolti e non saremo stranieri ma di famiglia. Questo è forse il grande compito che abbiamo tutti in questo inizio secolo.
E a questo proposito ti allego il pezzo che ho pubblicato sul blog di Renata (SENZAFINE) in settembre-ottobre.
Leggilo con Carlo, per favore, vorrei sapere cosa ne pensate.
Theodore Gericault : la zattera delle Meduse
Ciao, a più tardi se vuoi.
Angie                          

Zattera

Ormai, siamo tutti su una zattera.
La stessa zattera, anche se talvolta sembra grande come un continente e talvolta piccola come è la nostra casa.
Tutta la Terra è un’unica terra, come se la deriva dei continenti li avesse di nuovo riuniti tutti insieme.
C’è il mare tutto attorno a noi e da lui arrivano le grida dei migranti sulle loro zattere microscopiche ansiose di sbarcare su un’altra terra che non c’è.
Intendo migranti poveri e migranti ricchi. I primi cercano solo la salvezza, i secondi cercano la salvezza nella ricchezza.
Due diversi modi di fotografare il fenomeno mettono in evidenza il destino in piccolo e il destino in grande.
Ma la zattera è una.
E’ venuto il tempo di sentirlo.
Che la Terra è una, una sola. Unica. Per tutti.
Non ci sono più zattere che navigano lontano, ognuna proteggendo la propria cultura e il proprio aspetto.
Ognuna è sbarcata dall’altra.
Il viaggio è arrivato al suo termine.
Cioè, finalmente, al suo principio. 
(Angela Fabbri, 22 settembre 2014)    

Zattera  2  (La Vendetta?)
Se alla fine tutto andrà storto, ci si rifiuterà di capire, non verrà ridata dignità agli umili senza i quali la comunità non tiene, resteranno 3-4 persone sulla zattera e tutti gli altri a mollo intorno…
Immagine che, oltre ai film coi buoni e i cattivi nel finale di giustizia è fatta, evoca un bel po’ dell’ Inferno di Dante illustrato da Gustave Doré.
Personalmente preferisco cancellare l’immagine sciacquandola via e pensare che sia solo un brutto sogno.
 (Angela Fabbri, 29 ottobre 2014)
Il sogno sarebbe bello così!

Per mera curiosità. Angie, sono andata a vedere il nuovo blog di Renata. Ma non sapendo sotto quale etichetta ha pubblicato la tua zattera, ho pensato che fosse naufragata...ma per colpa mia, perché non la trovo.
Ho letto, ma il tuo pensiero è simile ad Armageddon, perché pare proprio che andrà a finire così, con una catastrofe mondiale! E Carlo in questi giorni è già catastrofico di suo, tanto è depresso e cerchiamo di distrarlo con discorsi leggeri, musica piacevole e nessun argomento che dia da pensare seriamente. Nella sua mente, il mondo, per quanto lo riguarda, è già finito. Si vede finito. Allora mi perdonerai se non farò leggere, almeno per il momento, questo tuo pezzo. 
Pare colmo di speranza, almeno nella seconda parte, credere che si tratti di un sogno, ma in fondo, volendo essere realisti, siamo davvero su una fragile zattera che rischia di essere spezzata e affondata dai marosi.
Ma quel discorso di "a casa" lo comprendo benissimo! E se hai ripreso in mano Il Paese di Fantasia, c'è quella tua poesia che ho riportato:

Altri cieli altri mondi
che finisce con :

Così ho perduto
le nuove strade. 
E i mondi si sono invecchiati
e ho provato
L'irresistibile voglia di tornare a casa.

(a pag, 70  e a pag, 71 Proseguo con la favola)

Perfetto, anche a Smilla è venuta l'irresistibile voglia di tornare a casa.Tornare nel Paese di Fantasia...

E si, hai ragione, Angie, avere una casa, e non intendo solo le mura domestiche, ma proprio le persone che ti fanno sentire "a casa" è un dono prezioso, e spesso neppure ci si fa caso. L'abitudine cancella la capacità di apprezzare chi si ha intorno, e non necessariamente devono essere consanguinei.  "A casa" si sta bene, quando ci si trova con persone che apprezzi, e che ami, e che vedi come una barriera difensiva contro l'indifferenza del mondo, l'egoismo e la falsità. 
Quando scrivo una email a qualcuno, se quel qualcuno è persona che sento davvero vicina, ecco, mi sento " a casa". In caso contrario, se sono costretta a scrivere a chi  mi è estraneo, mi sento in balia dei venti gelidi, non riparata dalla sicurezza di un affetto che mi dà calore e senso di protezione, per il fatto di sentirmi compresa nel più profondo.
Beh, in periodo di alluvioni, forse ho esondato anch'io con questa lunga email.
Tornando alla zattera, e rileggendola ancora una volta, credo che anche tu, come me, abbia un senso utopistico del mondo...purtroppo da sempre è diviso, dai tempi biblici della Genesi, quando Caino uccise il fratello Abele. Ed erano solo in due! Pensa te! Il mondo non riuscirà mai a diventare UNO, perché ci saranno sempre i contrari: ricchi e poveri, oppressori e oppressi, e i ricchi non mollano potere e denaro, per elargirlo equamente ai popoli in miseria. Per cui questi ultimi cercheranno scampo sul fragili zattere, e spesso naufragando miseramente, mentre gli altri se la ridono,  sui loro yacht di lusso,indifferenti e persuasi che così ci saranno meno bocche da sfamare. Cinica? No,amore, solo realista!
Ciao
Dani

Penso sia solo questione di cultura. Nessuno di noi ha mai esperimentato la pace e così a ognuno di noi viene solo in mente di fare la guerra. E, se non si è un governo o un mondo integralista di una qualche religione o gli affiliati di una setta (commerciale, mafiosa ...), si fa la guerra a chi ci sta vicino.
E possono essere davvero i vicini di casa, ma ancor più facilmente chi vive nella stessa casa con noi, o addirittura chi amiamo.
Senza guerra non c'è pace: che stupida frase! Ma comincia proprio quando due innamorati litigano e poi ridicono l'altrettanto stupida frase: è bello litigare perché poi  si fa pace.

Ora, poiché su una zattera ci siamo già e ci siamo tutti, poveri e ricchi (poveri e ricchi poi di cosa?), siamo noi che dobbiamo allargare la zattera fino a farla diventare un bastimento dove tutti potremo stare comodi e trasformare i focherelli accesi per scaldarci in luce elettrica e calore continuo: non è andato via così il progresso tecnologico?
C'è sempre del buono nelle invenzioni quando non si vuole per forza farne un ricavo.
E' solo questione di cultura. Che si costruisce con l'abitudine a un comportamento nuovo.
Poiché sono priva di questa cultura e sono sorretta solo dal buon senso, non so che altro dire, per ora. Sono disorientata, confusa, legata a quel pochino di benessere che ho conquistato con tanta fatica e insieme cerco di abituarmi a pensare che forse, di questo benessere di cui sono affezionata custode, dovrei fare un uso migliore.
Di una cosa sola sono certa: se mantengo il problema vivo in me giornalmente, mi entrerà dentro anche una nuova cultura un po' alla volta.
Angela
  Mi sento molto triste, sai Dani?, mentre ti scrivo quello che ti ho scritto poco fa. Ma mi sento anche
molto unita. Unita a te.

Amore mio! E non fraintendermi, Angie, Ti amo come una sorella, o forse di più, non so valutare i sentimenti...non si possono misurare! Non c'è una cultura nei sentimenti: sono selvaggi, e se non lo fossero, sarebbero finti, costruiti, e non sono cose per noi, soprattutto non lo sono per te, che ami la sincerità, la spontaneità e la verità.
Quello che mi hai scritto è molto bello, è una verità che tocca il cuore. Parlo anche della precedente, alla quale rispondo qui.
Emblematico il senso di
proprietà! Nessuna condivisione
neppure su un'isola deserta!
Tolstoj ha scritto Guerra e Pace ed è un classico della letteratura. Senza entrare nel contenuto, il solo titolo è un dato di fatto. Ma come l'hai descritta tu, quella pace che viene dopo un litigio o una guerra, la si apprezza solo in questo modo. Dopo una guerra, che sia una guerra personale tra due persone, che magari si amano intensamente, o tra popoli, solo dopo la tempesta, si gusta appieno il sereno. La stupidità  umana è non capire che si può vivere in pace, ogni giorno e, al tramonto, è meraviglioso poter dire: "oggi ho vissuto in pace, con me stessa e con gli altri".
Cultura? Nessuno è mai colto abbastanza, nessuno ha la sapienza perfetta. Tutti abbiamo ancora la facoltà di apprendere, di cercare, di scoprire cose nuove. Ma la tranquillità economica, quella che tu chiami "benessere", te la sei sudata con anni di lavoro, con viaggi da pendolare, e con la preoccupazione costante per la tua mamma, che non è poco. Penso che sia ciò che tutti dovrebbero ottenere, perché la pace viene anche dal non avere difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, o un tetto sopra la testa. Se tutto il mondo avesse di che vivere agiatamente, forse non ci sarebbero liti in famiglia, non ci sarebbero guerre per espropriare il territorio altrui. Non ci sarebbero zattere che portano disperati, quei pochi che arrivano vivi, in un altro Paese. 
E adesso ti chiedo, tutto questo che ci siamo scritte, vuoi che lo condividiamo con qualcun altro? 
 Ps.Ho detto a Carlo, a tavola, che tu avevi inviato un pezzo e desideravi anche il suo parere. Non gli ho fatto cenno del contenuto. Mi ha risposto: "io sono un sopravvissuto, non ho più risposte profonde da dare". Se non è triste questo, non so cos'altro potrebbe esserlo.
Ti abbraccio
Dani

Allora dirò di più: Che al tramonto, sia meraviglioso poter dire: "oggi ho vissuto, con me stessa e con gli altri". E questo accadrà quando la parola 'pace' sarà insita nel discorso di ogni giorno.
Questo intendevo, anche e soprattutto, per cultura. L'educazione, messa assieme fin da piccoli, a costruire.
E allora va bene, condividiamo. 
Riguardo a Carlo, anzi, per riguardo a Carlo, lasciamo i miei articoli al vento del web, dopotutto, una volta che li ho scritti, io non ci penso più. E scrivo altro. Quando sarò pronta scriverò qualcosa che commuoverà Carlo a tal punto da farlo tornare a guardare il mondo. Ma non so se potrò farlo.
 Angie

Sono d'accordo anche sulla tua appendice (non l'appendicite! ahahh), ovvero che ad ogni tramonto dobbiamo pensare di aver vissuto, di aver vissuto con e per noi stesse e con e per gli altri. Ho fatto una piccola aggiunta, ma la cosa più straordinaria è poter dire: oggi c'è stato qualcosa di migliore, per noi!  Vero? 
Si mandiamolo sul web, ma per non interrompere o lasciare spezzato il dialogo, devo giocoforza inserire anche la Zattera e la Zattera 2 altrimenti i nostri scambi di opinioni resterebbero un po' criptati.
Ti sto scrivendo, ma ti vedo, vedo te che porgi un dono (lo scudo) al tuo amico Marco (non dirmi che ho sbagliato nome!) e vedo un cielo meraviglioso, che hai fotografato dal tuo ritorno dopo essere stata all'ospedale. Mi chiederai come? Quando apro una email per te, mi si aprono anche queste due foto. piccole come francobolli, ma ti vedo! Ed è come averti vicina e parlarti direttamente.
Buona notte Angie!
Dani

AH!AH! Mi ha interrotto quello che è stato il mio grande amore, Mauro da Ravenna, con una email titolata,
guarda caso, "La zattera". Era in tema con stasera.
 Va bene. Tu metti su e poi domani avrò il grande piacere di leggere di nuovo una nostra collaborazione.
 Sono imbarazzata. Hai i miei santini uno di qua e uno di là dalla mail? Ma guarda che non sono il Papa, sono solo una Frittellaia (ma con la 'F' maiuscola),
Ciao e buona mattinata (vista l'ora)


Angie