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domenica 30 novembre 2014

Lettera al giornale

Leggo quanto ha dichiarato Gavino Sanna a proposito dei Giganti di Mont'e Prama, su La Nuova del 7 c.m., e ne sono, sinceramente e a dir poco, sconcertato.
Da lui, che conosco fin da ragazzino, non mi aspettavo quel “Portiamoli subito all'Expo”, semmai il contrario, parlando da Sardo vero.
Apro e chiudo una parentesi. 
I Bronzi di Riace, che non sono di pietra, da Reggio Calabria, non si muovono, per mille motivi, oltre a quelli sulla loro sicurezza.
I Giganti di Mont' Prama sono di pietra millenaria, delicatissimi quanto bellissimi e perché mai dovrebbero andare in mostra all'Expo 2015 di Milano?
Per farli vedere al mondo? perché l'unica ragione sarebbe questa!
Allora, che il mondo (si fa per dire) venga in Sardegna, al Museo di Cabras, appena sarà totalmente pronto e questa si che mi pare una buona ragione perché si promuova, finalmente, una nuova stagione di turismo altamente culturale presso i nostri lidi!
Mai, in quella specie di fiera che sarà una lunga sequela di cose orride come la sua costruzione sta dimostrando! ( Vedi pagine di cronaca giudiziaria per gli addetti a quei lavori!).

Tornando ai nostri Giganti, Gavino Sanna deve saperlo, essi non sono giocattoli da trasporto ma sono opere raffigurative della nostra Isola e, di certo, possono rappresentarla degnamente se, anche qui, non si presentasse la longa manus dei nostri politicanti che ne trarrebbero i soliti benefici elettorali, portandoli a destra e a manca.

Queste sculture, e dico sempre nostre, devono riposare e farsi ammirare a casa propria. 
Chi vorrà vederle venga in Sardegna, magari si metta in fila, paghi giustamente il biglietto e dopo...e dopo, secondo me, andrà via soddisfatto di quanto ha visto e sempre più innamorato di questo lembo di terra mediterranea, ora, e da tempo, bistrattata da biscazzieri e affaristi, travestiti da operatori turistici. Ahimè!

Gavino Puggioni
Il 9 di novembre del 2014


Riprendo il mio modesto discorso, pubblicato nelle “lettere” de La Nuova Sardegna del 14 novembre 2014, per tornare sulla “storia” dei Giganti di Mont'è Prama.
Questa loro storia, credo, è ormai quasi nota. 
Io ne avevo letto le prime e anche le ultime notizie.
Le prime sono documentate dal professor Giovanni Lilliu, dal professsor Carlo Tronchetti e dal professor Massimo Pittau i quali, nei loro libri, ne hanno parlato diffusamente, cercando di farci capire chi erano, chi rappresentavano, dando loro un riferimento, non del tutto assodato, che li collocava come protettori e difensori del Sardus Pater, da sempre divinità primordiale dei Sardi e della quale ne riferiva, ancora prima, il geografo e matematico Claudio Tolomeo (III 3,5).
( Queste notizie appaiono su “ IL Sardus Pater e i Guerrieri di Monte Prama , di Massimo Pittau – Editrice EDES – Sassari - 2009 ).

Mentre le seconde, a partire da questa estate, con la ripresa degli scavi, sono attuali, quasi di giornata, grazie al professor Zucca, della Soprintendenza Regionale di Cagliari, e a tutti i suoi collaboratori. E non è ancora finita!

Ma il momento più bello, artisticamente parlando, è stato quando, qualche anno fa, noi cittadini di Sassari e non solo, siamo stati invitati a vedere quelle statue presso il Centro di restauro della Soprintendenza Archeologica della Sardegna, ubicato nel rione Li Punti, alla periferia della città.
Una lunga fila di “curiosi”, compreso me, ma una volta dentro quei corridoi, illuminati a dovere, l'attesa e la stessa curiosità si sono trasformate in un altra atmosfera, direi magica se non fantastica, seppure di fantastico non v'era alcunchè, solo realtà.
Occhi sgranati e stupefatti, attenzione, un susseguirsi di emozioni, qualche esclamazione sotto tono, nessun commento, insomma! stavamo leggendo, tutti noi, un altro pezzo importante della nostra storia millenaria.
Quelle statue erano lì, ci guardavano, pareva volessero parlarci dei nostri antenati, a noi che di loro non avevamo conoscenza, mentre ora si proponevano in tutto il loro splendore, quasi a chiederci scusa per essersi presentati così in ritardo.
Cresceva in me, in noi, un nuovo amore accostato alla meraviglia, intimo, per quella visone (non alterata!) molto uguale se non maggiore, all’emozione che provai allora, appena diciottenne, quando, guidato da chi ne sapeva più di me, varcai la soglia del nuraghe di Barumini e poi di Torralba e via via tutti gli altri.
E quell'amore ora è cresciuto, si è rafforzato, viaggiando e osservando, nella nostra Isola, tutto ciò che i così detti Nuragici ci avevano lasciato, come eredità, e noi dovremmo esserne, oltre che fieri, fedeli conservatori e custodi, costi quel che costi..
La sontuosità, le bellezza, l'imponenza dei Giganti di Mont'è Prama, forse, sono e saranno pagine nuove per conoscere il modus vivendi di quei tempi, quando tutto e il tutto era regolato e dalle leggi della Natura e da quelle degli uomini e delle donne che da essa traevano benefici per regolare, nel bene e nel male, le loro vite.
Dentro quegli sguardi immobili, la fierezza di un popolo, il rispetto dell'essere, e da quella scia, arcana e umana, io mi lasciavo prendere e in essa mi confondevo, felice di aver trovato e ritrovato  ciò che, prima di me e di noi, aveva lasciato tracce incancellabili di civiltà nella nostra terra.


Questo, il mio preambolo, inteso come emozione, intima e personale, per riallacciarmi a quella mia lettera al giornale locale, dove si parlava di un probabile viaggio di questi “signori” verso l'Expo 2015 di Milano.
Non sappiamo cosa ne pensi il Presidente Pigliaru, non sappiamo se, dietro a tale proposta, ci siano interessi altri, ma niente leggo dei nostri politici regionali, alcuni dei quali si stanno glorificando perché si dice siano stati loro a bloccare la vendita all'asta de “La Dea Madre”, presso la Galleria  Christie's di New York.
A me risulta tutto il contrario e supportato soprattutto dall'intervento del professor Marcello Madau, della Soprintendenza di Sassari e da alcuni amici che hanno seguito l'evolversi della faccenda.

Ma per finire, io vorrei chiedere a tutti i Sardi che amano la propria terra di far sentire la loro voce, alta e schietta.
I Giganti di Mont'è Prama devono rimanere in Sardegna, a Cabras, nella penisola del Sinis.
Chi li vuol vedere prenda una barca, noleggi un gabbiano, si affidi a Eolo e....

Gavino Puggioni
29 novembre 2014













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