benvenuti

Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

giovedì 29 settembre 2016

Menzione di merito per la poesia Delicate suggestioni di Danila Oppio

Ricevo oggi la bella notizia:

riportata nel seguente link:
 http://www.caffeletterariolalunaeildrago.org/risultati-viii-edizione-2016.html






Quindi la Menzione di Merito:



La motivazione della Giuria:

E, dulcis in fundo, la mia poesia premiata, che entrerà a far parte dell'antologia edita da La Luna e il Drago


Delicate suggestioni
(col cuore in Syria)

Danza scalza

Avvolta da impalpabili veli.
i piccoli piedi  posati su intrecci
di  tappeti afshar delicati.

Amuleti preziosi tintinnano
ai suoi polsi diafani
e cavigliere d’oro
come il pizzicar di cembali.

Profumi d’oriente
ambra, nardo e sandalo
aleggiano nell’aria dolce
della sera aleppina.

Danza scalza

Come sospesa in un cielo
di cobalto, ora come allora
in un assoluto incanto.

Sultani dai volti estatici
con cenni d’assenso
l’incitano a volteggiare
mentre bruciano incenso.

Danza scalza

Rapita dal loro sguardo
di diopside stellato
li asseconda smarrita.

Il sogno d’improvviso si dissolve
coi piedi insanguinati s’incammina
lungo le vie di Haleb devastata
dalla  feroce guerra intestina.

Danila Oppio

mercoledì 28 settembre 2016

Il gioco degli equivoci - o come violentare la lingua italiana di Danila Oppio e Tommaso Mondelli

https://rinabrundu.com/2016/09/27/il-gioco-degli-equivoci-o-come-violentare-la-lingua-italiana/#more-53213


Il link qui sopra vi riporta all'articolo scritto da Tommaso Mondelli e Danila Oppio, e pubblicato  ieri su: 

Per comodità, lo riporto anche qui di seguito:


Il gioco degli equivoci 
(o come violentare la lingua italiana)

 Dialogando con un amico scrittore e poeta, plurilaureato, un paio di lauree in filosofia e lettere moderne, oltre ad una terza in giurisprudenza, volendo alzare il mio morale un poco a terra, così si è rivolto a me:

Vorrei intavolare un discorso di tutt’altro tipo con te, sì proprio con te ed essenzialmente tra poco. A parte il fatto che è così e se così non fosse, come sarebbe o potrebbe essere?
Ammettiamo per ipotesi che le cose sono più cose che non cose, faremmo lo stesso, quello che facciamo? Le parole sono vocaboli e servono a dire tante cose e proprio perché ne dicono tante, che cosa dicono?  Diciamo solo che più avanti le cose saranno messe in un certo modo, e diremo certe cose, ma se le cose fossero ancora in modo diverso, cosa faremmo? Questo è il problema.
    Allora perché lui, seduto alla sedia e assorto nei suoi pensieri, tamburella le dita sulle carte, invece di scrivere? (Si riferisce a una gif animata postata sul blog che illustra una mia poesia).
    Lasciamo lui e permettiamo che le dita tamburellino all’infinito.
    Noi parliamo delle cose, ne facciamo delle altre, perché possiamo fare solo quelle, e non delle altre per un motivo bel preciso, che conosciamo perché conoscevamo e conosceremo. Allora, cosa dico a fare quello che sto dicendo?
  ( Questo racconto a Rina non si può mandare, vero?).
  Certo direbbe che siamo fuori di melone, come minimo!
Le parole servono a qualcosa. Se non avessimo le parole a disposizione, non potremmo nemmeno parlare di quello che non facciamo.
    Il mio drink serale ancora non l’ho bevuto, credimi, il bicchiere è al momento pieno.

Sorrido divertita, il morale è risalito come per incanto, e gli rispondo:

La tua chiacchierata mi ha divertito non poco, con il gioco di cose, che cosa e la cosa! 
Mi è tornata alla mente una storiella che raccontava mia madre. 
Un tedesco torna in Germania, incontra un amico italiano che gli chiede come si è trovato durante la sua permanenza in Italia. Gli risponde:
 “Gli italiani solo parlare: cosare e fare, fare e cosare”.
E dice a ragione, il tedeschino! Davvero gli italiani meno istruiti, utilizzano pochissimi verbi e spesso li sostituiscono con il verbo fare, e i sostantivi diventano semplicemente “cose”, spesso perché non ne conoscono l’esatto termine o significato.
Capita che incontri un signore, con una certa difficoltà nell’esprimersi correttamente in italiano, poiché abituato alla parlata dialettale,  
e un giorno mi  dice: “ Sono andato lì per quella  cosa, sa cosa intendo, ma la cosa non lo sa far bene, come sa, è poco esperta, eccetera eccetera”. (intercala i suoi discorsi con quell’eccetera).
Al che chiedo:
- Scusi, non ho capito di chi, e di quale cosa stia parlando…”.
“Ma alla cosa, che la cosa non la sa fare! Più chiaro di così se more!
Il gioco degli equivoci, certo, ed io che maliziosamente avevo pensato …
Pare di trovarci in una situazione surreale, purtroppo ciò avviene con una certa frequenza, più di quanto si possa pensare, e non solo tra le persone poco istruite, capita anche di ascoltare studenti universitari che usano in modo scorretto le declinazioni dei verbi o i giusti sostantivi. Questo succede quando non si ha la padronanza della lingua italiana, e magari si desidera imparare altre lingue, senza possedere gli strumenti essenziali della nostra: grammatica e sintassi, e un vasto vocabolario lessicale.
Tornando alla cosa che non era esperta nel fare una determinata cosa, quando mi torna alla mente, rido ancora divertita... “ma questo signore, che cavolo sta dicendo?”.
Finalmente l’illuminazione.
 La tal cosa era il caffè. La cosa inesperta, era riferita all’insospettabile barista”.
E da qui parte all’istante la storiella:
- Mamma, dov'è quella cosa che usa la cosa per cosare i miei cosi? -
- Ah, la spazzola, intendi dire?-
- Eh, ci vuol tanto a capire? -

A questo punto, devo cosare anch’io, pardon, terminare, altrimenti rischio di sclerare, e voi con me.

La doppia firma è d’obbligo, poiché la prima parte è del Cavaliere della Repubblica Tommaso Mondelli, classe 1919.

 Tommaso Mondelli e Danila Oppio

lunedì 26 settembre 2016

LUI E' LI' - Di Danila Oppio

     










Lui è lì,
seduto alla scrivania.
 Lei è...blu oltremare e legge                                      
le di lui prosastiche
impoetiche composizioni,
quasi negativi di fotografie
in nero-bianco.

Lui è lì,
le sue dita scorrono
sulla tastiera del PC
a comporre elegie
colme di solitudine.
Sorda disperazione
Che lo riveste come
nero manto di bitume.

Lui è lì,              
perché lì vuol restare
ad arrovellarsi l’anima.
Incapace di conservare
chi avrebbe rubato le stelle
pur d’illuminare le sue
notti insonni.

Lui è lì,
e lei  è… blu oltremare.
Sta tentando d’afferrare
l’insensato senso
d’un quesito irrisolvibile.
Le stelle sono ancora
Appese a un cielo lontano
In attesa….

 Lui è lì,
con la luna di traverso
spoglio da ogni inganno
affranto da delusione
esausto dal gran d’affare
nel rincorrere sogni
meramente illusori.

Lui è lì,
immerso nel passato
sepolto da slavine di ricordi.
Assente, distante, irreperibile

E lei è ... blu oltremare
Impedita, annichilita
Ammutolita.
Neutralizzata.

Danila Oppio

giovedì 22 settembre 2016

Riunione di Coucou Sélavy!

Tormentati dall’esistenza, alcuni vivi si riunirono in un cimitero. In tale bislacca riunione condominiale, del resto composita e integralmente familiare, forzata e molesta (il buon vicinato, per ingannare il tempo!), le divergenze non esitarono a comparire, proprio in guisa di lucciole a indicare il consueto. Decisero allora, dopo giorni e giorni di liscio, ormai stanchi, di evocare i morti.

Un morto fresco, interrogato dai vivi stagionati, asserì: “Guardatevi dagli antichi morti, essi saranno vostri figli e nipoti”, e ripiombò sottoterra

Un antico morto, dirimpetto, scuotendo la testa gli fece eco: “Guardatevi dai morti freschi, ché lo sono già stati”, e si rituffò senz’altro giù
E infine, un terzo, rivolgendosi solamente agli appena vivi: “No, non guardatevi affatto; quanto a me, lo ammetto: vivo non fui mai, ed è così che non morirò più”, restando in piedi
Non capendo come ricondurlo alla dialettica e alla ragionevolezza, confusi e nuovamente rinvigoriti, in balìa dell’esorcismo i vivi – e specialmente i vissuti abbastanza – indignati, lo ammazzarono nuovamente, accelerando ricongiungimenti e giri di pollici
E allora?, dirà qualcuno
Io dico che non importa quanti morenti entreranno nei cieli, ma quanti cieli entrarono nei viventi.
Coucou Sélavy!
Carissimo Francesco, (Coucou) devo ammettere che hai una fervida fantasia, ma ancor più un senso filosofico tanto profondo che la chiusa del tuo racconto:


Io dico che non importa quanti morenti entreranno nei cieli, ma quanti cieli entrarono nei viventi. E' così vero, che ne resto abbagliata!
Danila Oppio

Unico errore? Forse no...

Ma certamente il più grande!


sabato 17 settembre 2016

Laidi lemmi ludici di Danila Oppio




Laidi lemmi ludici 
in arcani ancestrali
arcaici sarcofagi
sollevati da argani
sull’umana miseria.
Enigmatiche tracce
di spermatozoi
mentali, ermetici
criptici geroglifici alieni
di imperscrutabile
decifrazione.
Come tante azioni
tutt’ora incomprensibili
est intelligere quam
intellectus speculativus 
Qui habet aures audiendi,
 audiat.


Danila Oppio
Poesia Inedita

Poetesse arrabbiate di Danila Oppio




Fulgide essenze le donne
A lievi e decisi passi sortite
Da un’assemblea di fate
In combattenti trasformate

Mascherate da miti sorrisi
Quelle sofferenze appese
Su nodosi rami contorti
Da gravi impietose offese

Cantano di donne violate
Uccise da amori falsati
Bruciate da quei fidanzati
Calpestate, poi annientate.

Cantano, come usignoli
Rinchiusi in dorata gabbia
Invocando libertà e giustizia
Con grida furiose di rabbia.

Cancellato ormai il tempo
Sdolcinato, tra rose e viole
Gli amari versi gridati
Squarciano le loro gole.

Vergognati, lurido verme
Deciso a strappare alla vita
Distrutta, lasciata inerme
Lei, che hai detto d’amare.

Armate di penna e di versi
Agguerrite da energico piglio 
A lottare per difender la vita   
Donne non più allo sbaraglio.

Basta con violenze e soprusi
Siate uomini e non animali
Non più soggette ad abusi
       Onoratele come fossero altari.      


Danila Oppio
Inedita

venerdì 16 settembre 2016

Antologia Poesie d'Amore edita da A.L.I. Penna d'Autore

Sfogliando l'e-book ho notato che anche Gavino Puggioni ha partecipato al concorso indetto da Edizioni Penna d'Autore, e immagino che abbia ottenuto una Menzione d'Onore. Lo posso solo immaginare, perché non mi è stato comunicato nulla a tale proposito.
La sua poesia " A mio nonno" scritta nel lontano 1957 è toccante, si avverte una cocente nostalgia del nonno tanto amato dall'allora nipotino.
L'e-book dell'antologia l'ho postato in alto a destra della home-page e basta cliccare sulla copertina col mouse, che il libro si apre e si possono sfogliare le pagine mentre si ascolta una dolce musica. 
In questo stesso blog ho pubblicato la mia poesia, e la menzione d'onore ricevuta. Qui posso solo inserire la copertina dell'antologia e la poesia del poeta Puggioni. Aggiungo  le mie congratulazioni, sempre che siano gradite. Il mio dono per il suo compleanno, che avverrà  tra poco più di un mese, è l'inserimento dell'e-book affinché possa sfogliarlo tutte le volte che desidera, così come i visitatori di Gironzolando tra le nuvole.






Danila Oppio

Saffo non canta più di Laura Vargiu

Che bello, ricevuta l'antologia del Concorso di Trieste "Invito alla Poesia" edizione 2016, che si è concluso a fine agosto! 

Tra i testi selezionati quest'anno, anche la mia poesia dal titolo "Saffo non canta più", dedicata al dramma degli sbarchi all'isola di Lesbo. Un grande onore per me essere tra gli autori segnalati.
Laura Vargiu







Saffo non canta più
Alla sua isola antica

approdo un tempo di miti e cantori

le braccia speranzose protendono
mediterranee erranze da Oriente fuggiasche
in bilico su disperazioni fragili e stanche

Saffo non canta più

né la passione

né la dolce agonia dell’amore,
ma muto è il suo canto
cupo lo sguardo 
che al largo si perde nel lutto
del più profondo azzurro

Ascolta impotente gli abissali silenzi 

le suppliche, i lamenti

le inumane derive ch’esplodono in tempesta
pur i dinieghi di filo spinato
echeggianti più duri della pietra

Saffo non canta più

né l’inquieta insonnia delle stelle 

né i fremiti di cuore e pelle,
solo il dolore spezza la lingua
la ghermisce, l’avvinghia 
mentre impietosa di sbarchi cala un’altra notte
già presaga di pianti e di morte

E all’alba rigurgita il mare

avanzi di naufraghe vite

tra la spuma dell’onde stagioni tradite
sorrisi infranti d’infanzia
tra ruvidi scogli ed esangui rive.
Laura Vargiu