Tormentati dall’esistenza,
alcuni vivi si riunirono in un cimitero. In tale bislacca riunione
condominiale, del resto composita e integralmente familiare, forzata e molesta
(il buon vicinato, per ingannare il tempo!), le divergenze non esitarono a
comparire, proprio in guisa di lucciole a indicare il consueto. Decisero
allora, dopo giorni e giorni di liscio, ormai stanchi, di evocare i morti.
Un morto fresco, interrogato dai vivi stagionati, asserì: “Guardatevi dagli antichi
morti, essi saranno vostri figli e nipoti”, e ripiombò sottoterra
Un antico morto, dirimpetto, scuotendo la testa gli fece eco: “Guardatevi dai
morti freschi, ché lo sono già stati”, e si rituffò senz’altro giù
E infine, un terzo, rivolgendosi solamente agli appena vivi: “No, non
guardatevi affatto; quanto a me, lo ammetto: vivo non fui mai, ed è così che
non morirò più”, restando in piedi
Non capendo come ricondurlo alla dialettica e alla ragionevolezza, confusi e
nuovamente rinvigoriti, in balìa dell’esorcismo i vivi – e specialmente i
vissuti abbastanza – indignati, lo ammazzarono nuovamente, accelerando
ricongiungimenti e giri di pollici
E allora?, dirà qualcuno
Io dico che non importa quanti morenti entreranno nei cieli, ma quanti cieli
entrarono nei viventi.
Coucou Sélavy!
Carissimo Francesco, (Coucou) devo ammettere che hai una fervida fantasia, ma ancor più un senso filosofico tanto profondo che la chiusa del tuo racconto:
Io dico che non importa quanti morenti entreranno nei cieli, ma quanti cieli entrarono nei viventi. E' così vero, che ne resto abbagliata!
Danila Oppio
Nessun commento:
Posta un commento