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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

mercoledì 10 febbraio 2016

Concorso "C'era una volta bambino come me..."

L'Associazione culturale Caffè delle Arti ha indetto il concorso di cui al titolo. Ho partecipato con il mio racconto SAMIR che è stato scelto per entrare a far parte dell'antologia omonima.

Il concorso era finalizzato a scopo benefico, per aiutare "I bambini di Antonio" Qui sotto il loro volantino.


FINALISTI MERITEVOLI DI PUBBLICAZIONE E INSERITI NELL’ANTOLOGIA
A tutti gli autori selezionati: attestato di pubblicazione personalizzato
Mariela Ramos Criscuoli di Albenga (Savona) con LA GARA

Gloriamaria Pizzichemi di Roma con BABAU, STORIA DI UNA MARIONETTA
Andra Mauri di Roma con UNA CAPRESE AL CAFFÈ GRECO

Patrizia Fiori di Piombino (Livorno) con L’ALBERO MANO
A BORDO DI UN SOGNO

Margherita Pizzeghello di Rosolina (Rovigo) con CINQUE DITA SUL MIO VISO
Danila Oppio di Legnano (Milano) con SAMIR

Grazia Marchesini di Foligno con UN BAMBINO VENUTO DA LONTANO 

Marco Managò di Roma con IL PESCATORE DI SOGNI

Omaima Marfoq di Galliera (Bologna) con STELLALUCE E LA PIUMA MAGICA

Michela Cinque di Carosino (Taranto) con IL RE, IL MENDICANTE E IL MAGICO DONO
Cristina Trimarco di Torino con SEMAFORO A COLORI

Teresa Martino di Melicuccà (Reggio Calabria) MARCO E IL BOSCO MAGICO

Eugenia Grimani di Roma  con LA VOCE DI MADRE NATURA

Maria Rosaria Belfi di Signa (Firenze)  con NONNA ADALGISA E LE FATE
La mia fiaba inserita in antologia 
SAMIR

Questa non è proprio una favola, ma forse qualcosa di più!
Una manciata d’anni fa, Federica si recò in Siria, perché si ricordava che il padre di una sua amica d’infanzia, Amina, era nativo di Damasco, e quella Nazione le rimase nel cuore. Atterrò ad Aleppo e proseguì in pullman verso Hama, Homs, Latakia, Damasco e Palmyra. E qui le accadde qualcosa di molto particolare.
Il sito archeologico di Palmyra, il cui nome significa luogo delle palme, un’oasi immersa nel deserto siriano, era a dir poco spettacolare. Il lungo cardo romano, fiancheggiato da alte colonne, l’anfiteatro eretto da Diocleziano, il Tempio di Baal, e tante altre vestigia storiche, la affascinarono. Il caldo era piuttosto intenso,  ma quasi non se ne avvide.
In quel sito archeologico vi sostavano dei beduini con bianchi cammelli, bardati di briglie, e sottosella multicolore, come solo certi tappeti orientali possono esserlo. Non ci mise molto a decidere di cavalcare uno di loro, e salì in sella, tenendosi stretta al cammelliere. Un giro tra i resti romani, al tramonto, che non dimenticherà mai.
Una volta scesa dal cammello, gli vennero incontro nugoli di ragazzini, che vendevano oggetti artigianali. Con loro c’erano molti bambini piccoli, bellissime creature dalla pelle ambrata, dagli occhi grandi e colmi di meraviglia.
Uno di questi, Samir, la prese per mano e le disse:
“Umm!”.
 Federica al primo momento non comprese, perché conosceva la lingua araba solo in forma rudimentale. Samir le strinse ancora più forte la mano, e ripeté:
 “Umm!”.
 Allora le tornò alla mente quel vocabolo: Samir la stava chiamando “mamma”.
Gli rispose:
“Non sono la tua mamma, corri dalla tua”:
Il bambino dimostrava quattro o cinque anni. Aveva quello stupendo incarnato dei popoli mediorientali, e due occhioni verde smeraldo che la fissarono con intensità. I suoi capelli erano castano chiaro, che al sole assumevano riflessi quasi biondi. Si avvicinò un ragazzo che parlava un po’ d’inglese. Federica chiese a lui, chi fosse quel bambino, e le rispose che era il suo fratellino. “Quanti anni ha?”, chiese la turista.
“Sette, rispose il fratello maggiore”.
“ Mi spieghi perché mi chiama mamma?”.
 “Lui vuole venire con te, a casa tua!”
“Ma non abito in Siria, la mia casa è molto lontana, oltre il mar Mediterraneo”. “Se tu lo vuoi, puoi portarlo con te”.
 Rispose il ragazzo. “E’ impossibile, ci vogliono documenti che non possediamo, e poi sua madre che dirà?”.
” Lei ne sarà felice”.
 “Come può essere felice una madre, che si priva di un figlio?”:
“Prendilo, tu gli piaci, chiamerà mamma te”!
Federica lo avrebbe portato con sé molto volentieri, il bimbo era carino, gentile, e pareva essersi attaccato a lei con tenacia. Non le lasciava la mano neppure per un istante. Faticò parecchio a spiegare che un bambino non era un oggetto che si poteva portare in altro luogo, senza documenti o permessi particolari. Che un bambino deve stare con la sua mamma.
Il piccolo Samir la guardò con un’espressione delusa, due lacrime spuntarono all’angolo di quegli splendidi occhi e anche Federica si allontanò con il cuore addolorato. Non si poteva però fare altrimenti, quella era l’unica soluzione ragionevole.
Nei giorni che Federica trascorse in Siria, gli ultimi a Damasco, succedevano cose un po’ strane. Qualche sporadico sparo, che fu spiegato dalla guida locale, come una rappresaglia di piccoli gruppi di ribelli al regime di Assad.
Federica rientrò in Italia, ma le rimase nel cuore quel piccolo Samir.
Le informazioni sulla situazione siriana divennero sempre più tristi e lei, ascoltando le notizie del TG o leggendole sulla stampa, si chiedeva se quei bellissimi bimbi che aveva accarezzato in Siria, e Samir in particolare, non avessero subito torti di alcun genere. Se fossero riusciti a salvarsi.
Comprese così che un motivo c’era, e di una certa rilevanza, se quella madre beduina, quei fratelli di Samir, si ostinarono nella richiesta  di portare il piccolo in Italia. Forse avevano intuito qualcosa e volevano salvare almeno lui.

Federica decise di visitare il luogo italiano dove erano sbarcati gli immigrati siriani.
Chiese se vi fosse un certo Samir, di circa 15 anni. Ve ne erano più d’uno. Samir è un nome molto diffuso nei Paesi arabi. Chiese di incontrarli. Quasi tutti avevano gli occhi neri…ma uno, piccolo di statura, possedeva due smeraldi che la guardavano con un’espressione frammista di curiosità e di perplessità. Ma poi le corse incontro, le prese la mano e disse: “Umm!”.
Federica aveva finalmente ritrovato il “suo” Samir.



Danila Oppio

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