Lui è Ovidio Marras. Gli dicevano guarda Ovidio che
la tua terra te la paghiamo a peso d'oro. Costruiremo a Tuerredda hotel a 5
stelle con lussuose suite per gente ricca, ne faremo una nuova Porto Cervo,
dicci tu la cifra e noi te la diamo. Ma Ovidio, pastore sardo, 85 anni di vita
e di orgoglio, ha risposto che lui a Porto Cervo non è mai andato, e per la
verità nemmeno sa dov'è. Ha aggiunto: guardate che io non vendo, questa è la
terra di mio padre e del padre di mio padre e me la tengo e voi qui intorno non
avete diritto di costruire. Ovidio ha fatto causa, da solo, contro mega-gruppi
immobiliari rappresentati da stuoli di avvocati. Lo prendevano in giro come un
vecchio scemo tignoso fuori dal tempo che si era messo contro poteri troppo
forti, contro chi voleva gettare su uno degli angoli più belli e incontaminati
della Sardegna una colata di cemento di 910 mila metri quadri, più o meno come
un palazzo di dieci piani.
Invece Ovidio ha vinto. Ha vinto, da solo, e definitivamente. Ha vinto in
Cassazione. Non potranno costruire, E quanto di già costruito andrà buttato
giù. La sua terra è salva, è la terra da dove il padre ogni giorno partiva con
le bestie per il pascolo, al sole, sotto l'orgoglioso e puro vento, e a sera
tornava, per un pezzo di formaggio e un tozzo di pane. Direi che con Ovidio ha
vinto una certa preziosa idea di dignità, addirittura - pensate - più preziosa
del denaro.
Comprendo perfettamente questo modo di agire, non si può tirare un calcio hai sacrifici vissuti – costi quel che costi! Berta Biagini
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