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mercoledì 11 luglio 2012

RICORDANDO NICOLA VALLE


CULTURA
Nicola Valle, un pioniere
della letteratura sarda
fondò gli Amici del Libro




L'associazione nacque a Isili, dove lo studioso era sfollato, durante la guerra - Nel 2004 per una coincidenza ci sono state due ricorrenze: il centenario della nascita di Valle e il 60o dell'associazione culturale  di Giovanni Mameli

Per una curiosa coincidenza nel 2004 ci sono state due ricorrenze collegate tra loro: il centenario della nascita di Nicola Valle e i sessant’anni compiuti dell’'associazione Amici del libro, costituita durante la guerra a Isili (dove Valle era sfollato assieme ad altri uomini di cultura isolani che diedero vita alle prime iniziative). Oggi molti non conoscono le opere del fondatore di questo sodalizio,la cui attività non ha registrato pause o momenti di crisi.
Infatti la maggior parte dei suoi libri sono introvabili anche nelle librerie più fornite. Per colmare questa lacuna la casa editrice Zonza ha avviato un ambizioso programma di ristampa di tutte le opere di Valle, comprese le diverse annate della rivista Il convegno di cui Valle fu direttore (pagando spesso di tasca propria le spese della stampa).
Il primo volume dell'’opera omnia ha per titolo Scompare un’isola (pagine 240, Euro 50) ed è accompagnato da un’'ampia prefazione di Antonio Romagnino.
Questo libro apparve una quarantina d’anni fa con le stesse illustrazioni, firmate da grandi fotografi, presenti nell’'attuale ristampa. Né va dimenticato che il sottotitolo, Viaggio in Sardegna, contiene una chiave di lettura chiara. Ossia propone un itinerario ambientale, artistico, culturale e anche gastronornìco a chi vuole avventurarsi nei meandri del pianeta Sardegna. Quando uscì quest'’opera si era agli inizi del boom turistico, che avrebbe fatto della nostra isola una delle terre più ambite per passarvi le vacanze. Ma è sbagliato e fuorviante oggi leggere Scompare un’isola sotto questa luce.
Nella sua densa prefazione Antonio Romagnino, che è succeduto a Valle nella direzione degli Amici del libro, mette in risalto diversi percorsi presenti in queste pagine. In particolare si sofferma sul fatto che Valle non era solo uno studioso e un giornalista (tra l’'altro ha collaborato per oltre cinquant’anni alla pagina della cultura dell’'Unione Sarda). Ma in lui c'’era anche una vena lirica e poetica che si manifesta- va nelle rievocazioni del passato. O in quel capitolo straordinario del libro in cui parla dell’'importanza che ha avuto, per i sardi del presente e dei secoli lontani, l'’arte di andare a cavallo. Le sue descrizioni dei cavalli sardi (diversi a seconda delle zone di appartenenza) sono così precise e documentate, perché tra le tante passioni di Valle ci fu anche quella di fare lunghi viaggi a cavallo
In Scompare un'’isola si parla di pittori e incisori, musicisti e viaggiatori famosi, narratori e poeti. A questi ultimi sono dedicate pagine ricche di valutazioni personali e giudizi espressi da altri. Negli anni Cinquanta molti intellettuali sardi guardavano all’'Italia e all'’Europa, sminuendo i meriti degli scrittori isolani. Il peggiore insulto che si potesse rivolgere a un narratore della nostra regione era definirlo deleddiano. Chi scriveva in limba (fosse il logudorese o il campidanese) era messo alla berlina con etichette ingiuriose. Idem per i pittori figurativi, in periodi in cui avanzava l’arte informale. Solo negli anni Settanta c’è stata una riscoperta di scrittori e artisti sui quali poi sono stati fatti corsi nelle due Università sarde.
Valle non si lasciò incantare dalle parole d'ordine che arrivavano da Parigi, New York e Londra. 

Continuò lo studio e la divulgazione (con libri, articoli e conferenze) sui maggiori artisti sardi che fino ad alcuni decenni fa erano emarginati da diverse cerchie d'’intellettuali. Naturalmente non fu il solo a combattere questa battaglia che sembrava persa in partenza. In Scompare un’'isola ci sono i profili di diversi artisti e scrittori radicati profondamente nella loro terra. Tra tutti il più penetrante è quello di Grazia Deledda, alla quale ha anche dedicato una monografia molto documentata. I giudizi di Valle su Sebastiano Satta, Antioco Casula, Salvatore Cambosu e altri autori dei quali ha scritto non sono mai celebrativi. Ne mette in luce gli aspetti positivi e i limiti confrontando punti di vista differenti. In ogni caso li considera a pieno titolo autori degni di essere letti.
Anzi per valorizzarne meglio le loro qualità li collega, oltre che alla cultura sarda, a quella nazionale. Al riguardo Romagnino ha scritto nella sua prefazione: “Diverso è l’'uso che egli fa del patrimonio artistico e letterario isolano. Non lo incapsula nell'’estraneità al singolare e al più lontano, ma gli fa varcare il Tirreno e lo affiata con le coeve correnti artistiche italiane ed europee. La vita intellettuale di Nicola Valle è un traghetto che è andato su e giù per il mare che ci circonda. E’ questo il compito che cercava e spesso trovò per Cagliari: d' essere insieme la Sardegna e l’'Italia e il Mondo.”
Questa apertura verso l'’esterno si avvertiva anche nella attività degli Amici del libro. Nei locali storici del largo Carlo Felice (concessi all'’associazione dal sindaco Pietro Leo nell'’immediato dopoguerra) presero la parola personaggi del calibro di Maurice Le Lannou, Bruno Migliorini, Ludovico Geymonat, Maria Bellonci, Max Leopold Wagner, Piero Calamandrei, Natalino Sapegno, Giorgio Bassani, Giuseppe Petronio, Carlo Salinari, Giorgio Saviane, Giuseppe Mazzariol, Carlo Cassola e tanti altri. Oltre a personaggi di spicco del mondo politico, indipendentemente da partito di appartenenza, dai liberali ai comunisti, dai democristiani ai repubblicani.
Valle è stato uno dei primi a capire l’importanza del romanzo Il giorno del giudizio di Salvatore Satta. Quando ancora non era stato pubblicato da Adelphi, ma ne esisteva solo un'’edizione dalla tiratura limitata, dedicò a questo libro un intero fascicolo della rivista Il Convegno. Dove riportò vari articoli scritti da giuristi (amici e colleghi di Satta) che gli avevano dedicato un piccolo convegno in cui si parla-va di questo romanzo postumo, poi diventato un best seller internazionale, grazie a un’'accorta campagna pub blicitaria che accostava il libro al Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (il titolo “gattopardo sardo” spiccava in quasi tutte le recensioni, dal Corriere della Sera a La Stampa).
Negli ultimi anni il nome di Nicola Valle è stato dimenticato da molti, anche perché le sue opere non erano state ristampate da un pezzo.
Ma il ricordo della sua figura e del suo entusiasmo in tanti campi rimangono vivi in chi l'’ha conosciuto come insegnante al Dettori e come infaticabile organizzatore d'iniziative culturali.

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