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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

giovedì 11 ottobre 2012

UNA VECCHIA MINIERA



Ho letto con piacere misto a una vena di tristezza i pezzi di Gavino Puggioni che cercano di non far scomparire del tutto l’Argentiera, mantenendone vivo almeno il ricordo. Ormai sembra destinata all’abbandono totale, impossibile, probabilmente, eppure… forse qualcosa può essere fatto. Personalmente, ho visitato due luoghi in cui una vecchia miniera è risorta a nuova vita, e vorrei parlarne.
Miniera di Prali.
Val Germanasca

Uno si trova dalle mie parti, a Prali, in Val Germanasca, una delle tante valli che circondano Torino; l’altro è nel cuore dell’Etruria, a Populonia.
Prali è una delle più deprimenti località montane che abbia visitato. Al termine di una valle strettissima, incassata tra pareti rocciose a strapiombo, scavata da un torrente che a stento si riesce a intravedere, la borgata antica cade letteralmente a pezzi, con qualche maldestro tentativo di restauro qua e là, che ne accentua la desolazione. Poco più avanti sorge la borgata nuova, un gruppo di condomini tali e quali a quelli di ogni quartiere periferico della città. Poco oltre, una funivia permette d’inverno di sciare, e d’estate conduce ad una conca in alta quota, questa sì, davvero notevole, quasi incantata: “la valle dei tredici laghi”.
Populonia è opulenta, cittadina ricca di monumenti antichi, dalla necropoli etrusca alla rocca medievale; si specchia dal suo promontorio in un mare azzurrissimo, e nei dintorni si trovano spiagge uniche al mondo. Una vera perla nel pur magnifico mediterraneo.
Ebbene, cosa accomuna queste due località, tanto diverse tra loro? La miniera, più precisamente la miniera abbandonata.

Muniti di scarponcini e di abiti pesanti, cui si aggiungeranno l’elmetto e il mantello di tela cerata forniti all’ingresso, si entra nei tunnel sotterranei, al seguito di una guida che ci racconta come le gallerie furono costruite, le differenze fra i tunnel del XIX e del XX secolo, come si svolgevano le attività estrattive, le tecniche di lavorazione del minerale estratto, i suoi usi. Particolare attenzione viene rivolta ai bambini e ai ragazzini, che imparano divertendosi. A Prali c’è anche un trenino.

Prali ha trovato il modo di attirare turisti non solo torinesi, e anche in stagioni “morte” per lo sci o l’escursionismo; Populonia richiama turisti di tutto il mondo col suo semplice nome.
A Prali si estraevano grafite, marmo e soprattutto talco, un talco molto pregiato; le prime attività risalgono a tempi di cui si è persa memoria, ma le miniere sotterranee iniziarono nel XIX secolo. A Populonia si estraevano ferro, rame, e un poco di argento, a partire dai tempi etruschi fino a tutto il medioevo. Poi, particolare  curioso, nel XIX secolo iniziarono gli scavi per recuperare i detriti metallici che gli antichi avevano scartato, e che le nuove tecnologie rendevano possibile usare per ricavarne altro metallo. Furono questi scavi a riportare in luce le antiche tombe etrusche: prova che anche i nostri progenitori inquinavano l’ambiente, e che non sempre il progresso è un male. 


Prali offre un insieme di percorsi didattici rivolti alle scuole e ai singoli, integrando la storia della miniera con la storia delle popolazioni succedutesi nelle vallate circostanti, e con i numerosi sentieri in alta quota, che nulla hanno da invidiare a quelli in montagne più rinomate, e meriterebbero maggiore considerazione. Populonia non si limita a godere passivamente delle sue famose attrattive storiche, artistiche, archeologiche; offre percorsi guidati completi che consentono di viverle pienamente.
Miniera di Populonia

In entrambi i casi trovo che si sia realizzato uno sviluppo “virtuoso” , recuperando anche ciò che spesso tende a ritenere “troppo industriale”, com’è, appunto la miniera.

Costruire questi percorsi non è facile: bisogna superare lungaggini burocratiche, vecchie diffidenze, resistenze di chi non vuole cambiamenti. Il risultato, tuttavia, dà un buon ritorno, in termini culturali, ma anche economici: nasce infatti un indotto costituito da alberghi, ristoranti, negozi, negozietti, e così via. La località rinasce.

Forse sono un po’ ingenua, ma spero che questa mia testimonianza possa aiutare l’Argentiera, suggerendo la possibilità di valorizzare un patrimonio importante, e mostrando ai turisti che la bella Sardegna non è solo mare e spiaggia, ma una terra viva, interessante, con tanta storia e storie da raccontare.

Rosella Rapa,
Torino.

 Per chi volesse saperne di più:
 
 

2 commenti:

  1. Caro Gavino,
    Grazie per aver pubblicato questa mia riflessione sulle "Vecchie Miniere". Da Torino, per l'Argentiera, non posso fare molto di più; unisco alle parole scritte tutta la mia speranza e i miei pensieri, affinche un'altra Vecchia Miniera possa vivere una seconda giovinezza.
    Se saremo in tanti a crederci, aumenteremo le possibilità di riuscita.
    Rosella

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  2. Se le miniere sfruttate ed abbandonate, venissero usate come musei didattici, sono assolutamente d'accordo nel volerle salvare, se invece si volessero riprendere i lavori di estrazione, penso che per quei poveri minatori assunti a tale scopo, sia un lavoro estremamente pesante e anche nocivo.
    Ma lasciarle abbandonate a sè stesse, come accade per molte altre situazioni in Italia, allora occorre battersi per difendere l'ambente.

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