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lunedì 2 dicembre 2013

Tre civette sul comò


Per vent’anni è stato l’alibi di una pletora di personaggi che sull’anti berlusconismo hanno costruito la loro fortuna e per un certo verso, la sfortuna di questo paese che non ha mai avuto serie proposte alternative. Ora, non solo il Caimano è decaduto ma per altri sei anni non potrà candidarsi, anche se questo non gli impedirà nel modo più assoluto di continuare a essere il leader del suo schieramento.
La politica italiana ci ha abituato a quel giano-bifrontismo per cui davanti si dice e si fa vedere una cosa mentre dietro si fa esattamente l’opposto di quello che si professa e, a mio modesto vedere, credo che non siano in molti quelli che realmente stanno festeggiando. Da un punto di vista strettamente economico, un intero indotto si deve riconvenire. Biografie, saggi e performance teatrali. Giornali come il Fatto Quotidiano e trasmissioni come quella di Santoro che con Berlusconi ha fatto man bassa degli ascolti. In epoca di talk-show, il più visto in assoluto è stato quello in casa Santoro con spolverata di sedia dove era stato seduto il povero Travaglio, un altro che da domani si sentirà come le migliaia di esodati italiani.  Se non altro dal punto di vista prettamente intellettuale. Berlusconi è stata una vera e propria ossessione, un format che si vendeva come il pane senza alcun bisogno di creare nulla di particolare attorno. Vedo Micro-Mega che comincerà ad occuparsi di teologia e di Papa Francesco che gira in incognito per le notti romane con il suo elemosiniere a fare beneficenza.
Sarò particolarmente maligno o smaliziato, fate voi, ma a me sembra di leggere un certo sconcerto sulle facce di alcuni uomini e donne del PD che ora sentono come un grande vuoto attorno.  Sono vent’anni che quel Cavaliere di Arcore dettava loro l’agenda politica senza che dovessero muovere un dito o un solo neurone per pensare a una qualsiasi cosa che potesse anche soltanto assomigliare a una cosa di sinistra, tanto ormai da apparire sinistri, più che di sinistra. Penso a un D’Alema che sconsolato con il suo cagnetto si aggirerà per i parchi senza più un editore (Mondadori) che gli pubblichi un libro. Che berlusconismo e anti-berlusconismo sono le due diverse facce della stessa medaglia e l’uno non campa senza l’altro. La Finocchiaro persa tra i mobili di Ikea alla ricerca del tempo perduto. Per vent’anni gli è bastato dichiararsi anti berlusconiani per costruire perfino coalizioni che stavano in piedi solo con quel cemento. Senza neppure uno straccio di programma degno di questo nome. Mai una sola idea che non fosse quella del Caimano ma rovesciata, salvo invece poi applicarle in toto nei periodi in cui sono stati al governo. Tanto che tutti ricordano “il milione di posti di lavoro” di quel lontano 1994, mentre la risposta dell’allora Pds di Achille Occhetto tutti l’hanno rimossa dalla memoria, trattandosi di quella “gioiosa macchina da guerra” che prese un’enorme “tranvata” in faccia sottovalutando, come del resto poi fece Bersani diciannove anni dopo, quello stesso l’imprenditore di Arcore e pupillo di Craxi.
Ora sarà necessario trovare qualcun altro per cui indignarsi, per cui ridere. Un altro da incolpare per tutti i mali di questo paese al posto nostro, perché non credo che dopo vent’anni di sonno della ragione, all’improvviso questa sinistra si sveglierà dal letargo per fare proposte che possano appassionare la gente, farla uscire di casa per andare a votare , farla sognare che un futuro sia per lo meno possibile. Berlusconi ha dominato l’immaginario di questo paese, nel bene come nel male è difficile che anche i suoi più accaniti detrattori possano riuscire a tirare avanti senza. Non credo che un voto possa far svanire un’ossessione cosi, da un momento all’altro. Piuttosto inizieranno gli “amarcord” per dare tempo a un intero indotto di riconvertirsi, tanto la memoria degli italiani è breve. Molto breve.

Massimo Mariani Parmeggiani


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