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lunedì 19 novembre 2012

HO ASCOLTATO UN CONCERTO





Era tanto che non sentivo  mio figlio Alessandro in concerto con l'amico Alberto.
Un concerto un po' speciale anche se normale per loro due.
Alberto col suo violino barocco non si discute, si premia da solo.

Voglio parlare, ed è la prima volta, di Alessandro, col suo nuovo strumento, questo violone, vecchio di oltre quattrocento anni, che fa giacere, con garbo ed eleganza, fra le sue gambe, in un abbraccio quasi sensuale, spiandolo dall'alto in basso e viceversa, con sguardi furbi, accondiscendenti, di carezza, in una musicalità senza uguali.

Sono stati sufficienti solo due anni di studio, di esercizio, anche di sacrificio, rubati al tempo libero dall'insegnamento, per domare questo piccolo grande mostro di legno pregiato, per carpire da lui nuova linfa musicale. Linfa che l'aveva tradito nell'uso confidenziale e prolungato del suo amato violino lasciandogli tanta amarezza ma anche tanta volontà commista alla forza del suo intelletto e della sua passione.

Ascoltarlo, questa sera, ha riaperto in me quella porticina oltre la quale, io, padre, continuo a coltivare quel mio sogno, di quel suono perduto che vorrei ritrovare, intatto e genuino come una volta.
E mentre nella sala gremita si spandevano melodie di Corelli e di Veracini, in un silenzio sacro, mi è sembrato, questo nuovo-vecchio strumento, in perfetta simbiosi col suo IO mentre interloquiva col violino di Alberto, in uno spartito sofisticato e duro, aggressivo e dolce, per cedere alla fine ad un incontro melanconico e allegro, a sfiorare l'unisono di una melodia di altri tempi.
Quei due strumenti, dopo alcuni minuti, dialogavano tra loro.
Il violone, possente, faceva da base straordinaria alle cascate invisibili delle arcate di violino e questo, in risposta, pareva immergersi, godendo, nelle di lui sonorità, basse ma gorgoglianti di felicità continue e avvolgenti.
Due strumenti che si compenetravano regalando, a me e a tutti i presenti, sensazioni alle quali non ero più abituato.

Chi li ha ascoltati, alla fine, è stato contento non tanto e per quanto hanno suonato, bensì per l'unicità e la complicità espressa in questo tipo di musica, trasmessa e fatta approdare direttamente al cuore, che di sentimenti veri  ha sempre bisogno.



Gavino Puggioni
Sassari, Villa Mimosa, 15 dicembre 2004

Nel silenzio dei rumori

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