Quale sadico
piacere
hai provato
nel prendere
a
scudisciate la mia anima
che s’è
ammantata d’odio?
Come fosse
macchia d’olio
gocciolante
dalla usurata coppa
d’un trabby
scalcagnato.
Come fosse
catrame
spalmato su
una dissestata
strada
periferica.
Come
fosse…ora non so più.
O come fosse
pantano provocato
da un lago prosciugato.
Melma di
palude, dalla quale
sorgono mostruose creature
e viscidi
serpenti.
Ciò che fa
più male
non riguarda
l’interminabile
rosario di
bugie
a lungo cantilenate.
Neppure
l’amara zuppa
che mi hai
scodellato
intrisa di
menzogne.
E’ l’aver
inculcato odio in me
Sentimento che
Non
m’appartiene.
Detesto
essere stata oggetto
D’un crudele
gioco
Dalle carte
truccate.
E quindi hai vinto, ed io perso.
Ho perso la
fiducia, la pazienza,
e non
bastasse, ho perduto
la stima di
me stessa.
Ciò che hai
fatto,
mi ha
trasformata
in un orribile
mostro
assetato di vendetta.
Nelle mie
vene plebee
ormai
sclerotizzate
scorre
ancora sangue blu.
Solo la
carotide pulsa piano
con un
leggero battito.
Ecco, ti
porgo la mia gola.
Prendi
questo stiletto
completa il
tuo lavoro
e facciamola
finita.
Mentre
esalerò l’ultimo
mio respiro,
sarò
Sempre e
solo io
ad implorar “Perdono!”
Danila Oppio
Inedita
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