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martedì 8 novembre 2016

SEGNALI DI FUMO di Tommaso Mondelli


    Eravamo già alla soglia dell'anno 1940, in Europa era iniziata, da almeno sei mesi, una strana guerra ed io in quei giorni ero sui Monti della Luna, uno dei probabili fronti, e avevo il compito di tenere sott'occhio ciò che sarebbe potuto succedere oltre frontiera, lungo un fronte di circa cinque chilometri, per osservare se avvenissero, e in quali densità e caratteristiche, movimenti di truppe al di là del confine.  Di solito, nulla era avvertibile, poiché eventuali manovre sarebbero potute avvenire al coperto, in quanto, tutto era trincerato nel fronte opposto. Accadeva a febbraio, ero addetto al servizio informazioni (SI) e ne dovevo percorrere un tratto di circa sette chilometri, con gli sci ai piedi.
     Di mattina partivo dalle casermette, dove alloggiavo, nei pressi del lago Tana e in salita, fino alla base di Cima Fournier, e al lago Gignoux, o dei sette colori, che in quella stagione era bianco come tutto il resto del territorio. Svoltando verso Nord iniziavo il mio percorso, spesso accompagnato da due o tre militari della Guardia di Frontiera.
Dopo aver percorso un buon tratto, senza scorgere nulla di nuovo sul lato opposto della cresta in quell'ampio letto di neve, fu possibile notare a breve distanza la presenza di tre uomini in divisa militare e in movimento.
    Come se avessimo fissato un appuntamento, mentre proseguivamo lungo la parte centrale del confine all'altezza di un cippo notammo, dalla parte opposta, i loro spostamenti verso Nord, per poi accostare sempre più verso il confine. Erano dotati, come noi, di armi leggere e, come noi, con un tranquillo andare.
    Noi eravamo dichiaratamente non belligeranti, ma già schierati e quindi un incidente di frontiera non sarebbe stato utile a nessuno. In certe situazioni non si sa mai cosa possa accadere e, man mano che i due gruppi proseguivano e più ci si avvicinava, maggiore era la sensazione che ci sarebbe potuto essere un incontro proprio all'altezza di quel cippo, dove poi effettivamente avvenne, attraverso un amichevole saluto da parte loro, che noi ricambiammo con altrettanta cordialità. Sedemmo vicini, annullando così la striscia teorica di confine, ed iniziammo a chiacchierare, con un scambio di sigarette tra Gauloises e Popolari.  Come i pellerossa con il calumet della pace!
Prima volgemmo il pensiero al tempo e poi alla situazione internazionale. La Francia era ufficialmente in stato di guerra contro la Germania, ma ci si voleva augurare, stando così le cose, che il tutto sarebbe potuto sfociare in un accordo pacifico e definitivo. Uno dei tre, un ragazzo molto giovane che non  riusciva a nascondere il proprio nervosismo, sosteneva che Hitler era un filibustiere e non tutti lo avevano capito e, aggiunse, il mondo sarebbe stato da lui catapultato in una tragica situazione. A noi era sembrato un po' esaltato, ma i fatti dimostrarono che aveva  ragione. Non volle parlare di Léon Blum, il coniglio che governava il suo paese con Pierre Laval, e della sua resa verso Hitler nei precedenti convegni internazionali.
     La conversazione finì con un augurio e una stretta di mano.  Al mio Comando non segnalai nulla, non avendo avuto la sensazione che si trattasse di nuove truppe. La Francia si era posta in una situazione di difesa e non di offesa.
     Si era così conclusa una giornata diversa dalle solite, quasi un incontro ravvicinato del terzo tipo, sotto un sole che ci faceva immaginare di trascorrere settimane bianche sulla neve.
Tommaso Mondelli
Questo racconto lo potrete leggere anche su ROSEBUD, che ne ha avuto l'anteprima, al seguente link diretto:

       
  
 


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