Per questo il peso viene taciuto
mia bella scrivana dagli occhi smerigli.
La sopravvivenza è un liuto soffiato dal grano
viene macerato dai cecchini dell'inganno.
Ed è vero, sebbene ne rifiuti la specie
che essa è parte di un giardino segreto,
di un albero rimasto immobile, impasto
del pane quotidiano.
Mi chiedo chi sia l'artefice
di una radice così torbida, mi chiedo se gli angeli
soffrano come noi, appollaiati nel mezzocielo
senza avere più corpo né ostia di Dio,
analfabeti scomposti di colpe.
Ingenuità, fatti mia!
Che al tuo posto viene il peso,
la carena del disincanto, con bocche e lingue
ne trafuga la soavità, la delusione che fece
me, e te, come un solo essere divino, posto
nella similitudine beata di un canto. Vieni.
Prendi atto di questa sbornia, ch'io non possa più
vedermi, nella croce del padre, nel velo della madre
come un abietto confessore di colpe e peccati.
Oh, mia scrivana bella!
Tu ne dividi il cuore come un sasso,
un comprensorio che chiede voce
di tanto e tutto il bene,
nella tana, nella sua piccola tana
scavata da cibo e speranze,
letargo dei giorni, piccola mia
Amata. Amata. Amata.
Alessia D'Errigo
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