benvenuti

Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

domenica 10 novembre 2019

Amalia Guglielminetti si racconta... di Danila Oppio



Questa poesia è entrata a far parte dell'antologia IO VADO ATTENTA PERCHE' VADO SOLA, edita da La Luna e il Drago dedicata ad Amalia Guglielminetti, amica-amante di Guido Gozzano.

Sono la tua ombra innamorata di Danila Oppio



Questa mia video poesia ha ottenuto (senza video) diversi riconoscimenti a vari concorsi. Le sono molto affezionata, spero piaccia la versione in video.
Danila

Due note nel Blues di Danila Oppio



Un'altra mia video poesia, che vorrei dedicare a qualcuno, sperando che sappia riconoscersi.
Danila

POESIA SBAGLIATA e IL SEGRETO DEL MARE di DANILA OPPIO




Poesia sbagliata

Stamattina mi sono svegliata
con in mente una poesia sbagliata. 
Mentre mi lavavo i denti la pensavo,
così come mentre gli abiti indossavo. 
Ma quando son riuscita finalmente
ad afferrare la matita in mano
per stendere sul foglio la poesia
mi resi conto d’averla lavata via
o forse si dissolse nell’asciugamano. 

Danila Oppio



Il segreto del mare

In una bottiglia scagliata
da un’onda anomala
contro la scogliera
e sospinta sulla battigia
rinvenni un’ardita missiva
sbiadita dalla salsedine.
Fu quando il tempo
a ritroso camminava
e Scarlett andava via
col vento sospirando…
domani è un altro giorno.
Il mare per anni nascose
un segreto misterioso
ma volle carezzar la riva
con un’onda furtiva.
Una conchiglia fossile
scordò sull’arenile
insieme ai cocci di vetro
e una sbiadita missiva.

Danila Oppio

giovedì 22 agosto 2019

domenica 7 luglio 2019

CUORI DI CARTAPESTA di DANILA OPPIO


Cuori di cartapesta
Amo i cuori di cartapesta,
non  certo quelli di pietra
nemmeno quelli che pulsano
in presunti battiti d’amore.
Amo i cuori di cartapesta
Perché quando qualcuno piange
Si sciolgono alle sue lacrime.
Danila Oppio

Antologia Brontëana VIII - Saggio FIGLIE COME TANTI SOLDATINI di Danila Oppio








E' arrivata oggi copia dell'antologia Brontëana VIII collegata al premio letterario e curata dalla Prof.ssa Maddalena De Leo, referente Sezione Italiana della Brontë Society. Edizione speciale dedicata al Rev. Patrick Brontë, genitore delle scrittrici Emily, Anne e Charlotte.  Contiene, tra racconti e saggi, un mio testo che presento qui sotto.






Figlie come tanti soldatini
( Ragionando sul Rev. Patrick Brontë)
  
Quando in una fredda mattina del febbraio 1820 il reverendo Patrick Brontë prese possesso della canonica di Haworth – paesino di Yorkshire vicino al confine con la Scozia – sapeva di non poter essere accolto favorevolmente da parte dei suoi futuri parrocchiani. Il suo predecessore aveva resistito solo poche settimane, incapace di tener testa a una comunità indisciplinata e aggressiva, e molti erano certi che il destino del nuovo curato non sarebbe stato diverso. Ma Patrick Brontë non era uomo da lasciarsi intimidire: alto, robusto, non si vergognava di usar le mani se lo riteneva necessario, e in tasca teneva una pistola sempre carica. Tutta la sua forma mentis era basata sul concetto di disciplina e non tollerava infrazioni. Ne erano consapevoli la moglie e i figli (cinque femmine e un maschio) nati in appena otto anni di matrimonio, e lo avrebbero appreso presto anche i suoi parrocchiani.
Patrick Bronte nacque a Emdale, Drumballyroney, nella contea di Down, era quindi irlandese. Primogenito di dieci figli, iniziò come apprendista presso l’officina di un fabbro, ma la sua predisposizione per l'istruzione - era principalmente autodidatta - gli permise di seguire corsi universitari. Questo fu un notevole risultato, in considerazione del fatto che suo padre Hugh Brunty fu un contadino di modesti mezzi finanziari.
Nell'ottobre del 1802, Patrick Brontë, venticinquenne, s’iscrisse al St John's College di Cambridge. Corresse l'ortografia del suo nome da Brunty a Bronte. Non si conosce il motivo per cui lo abbia fatto, potrebbe aver voluto nascondere le sue umili origini. Perché Bronte? Avrebbe avuto familiarità con il greco classico ed è possibile che abbia scelto il nome dal dio mitologico greco "Bronte" che si traduce in "tuono". Un'altra teoria è che nel 1799 il Re Ferdinando di Napoli concesse l'onore di duca di Bronte in Sicilia a Lord Nelson per combattere la marina francese. Si suppone che Patrick abbia preso il nome per ossequio a Lord Nelson.
 Il suo periodo di studi al college, anche se finanziariamente gravava sulle sue modeste entrate, ebbe successo, e come studioso si è dimostrato superiore all’altezza media degli studenti. Fu insignito del titolo di Bachelor of Arts nell’aprile del 1806.

Fu ordinato nella Chiesa Anglicana nel 1807. Il 29 dicembre 1812 Patrick 
Brontë sposò Maria Branwell allaGuiseley Church. Nel 1814 nacque Maria e nel 1815 Elisabetta. Nel 1815 fu nominato curato a Thornton a Bradford. Le sue tre figlie; Charlotte (1816), Emily (1818), Anne (1820) e il suo unico figlio Branwell (1817) sono nati tutti lì. Nel 1820 Patrick fu nominato curato perpetuo di Haworth. Nel gennaio del 1821 a sua moglie Maria fu diagnosticato un cancro e, dopo una dolorosa malattia, morì a Haworth il 15 settembre 1821. La sorella di Maria, Elizabeth, si trasferì da Penzance per dare una mano a Patrick nella cura della casa e nell’educazione dei figli. Il curato trovò piuttosto difficile la gestione di una famiglia e decise di iscrivere Maria, Elisabetta, Charlotte ed Emily alla Scuola delle Figlie del Clan a Cowan Bridge, al tempo recentemente aperta. Il duro regime e il cibo freddo e povero, gravarono pesantemente sulle bambine, per cui fu deciso di riportarle a casa, tuttavia Maria ed Elizabeth morirono poco dopo essere tornate a Haworth.
Nel 1847 Patrick fece una campagna per migliorare l'istruzione nel distretto e nel 1849 si attivò per rendere più agevole l'approvvigionamento idrico. Nel corso della sua vita si è potuto osservare un cambiamento nell'istruzione e nei servizi igienici inadeguati per la popolazione locale. Di questo suo impegno, gli abitanti del luogo gliene diedero merito.
Dopo diversi tentativi di cercare una nuova compagna, Patrick ha fatto i conti con la vedovanza all'età di quarantasette anni, e ha passato il tempo a visitare gli ammalati e i poveri, tenendo sermoni, distribuendo comunione e estrema unzione lasciando  le tre sorelle Emily, Charlotte, Anne e il loro fratello Branwell alle cure della zia e della camerieraTabitha Aykroyd (Tabby), che raccontava loro, instancabilmente, leggende locali nel suo dialetto dello Yorkshire.

Nell'agosto del 1846, Brontë si recò a Manchester accompagnato da Charlotte, per sottoporsi a un intervento chirurgico agli occhi per la rimozione delle cataratte. Il 28 agosto è stato operato, senza anestesia. I chirurghi non sapevano ancora come usare i punti per tenere insieme l'incisione nell'occhio e, di conseguenza, al paziente era stato chiesto di stendersi in silenzio in una stanza buia, per alcune settimane dopo l'operazione. Charlotte ha profittato del tempo trascorso a Manchester per iniziare a scrivere Jane Eyre, il libro che doveva renderla famosa.
Il 30 ottobre 1859 Patrick Bronte predicò il suo ultimo sermone dal pulpito di Haworth Church. Il 7 giugno 1861 morì all'età di ottantaquattro anni. Il 12 giugno fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa diHaworth. Aveva vissuto e predicato nella sua parrocchia per quarantun anni, sopravvivendo a tutti i suoi figli.

Grazie alle sue caratteristiche il reverendo 
Brontë riuscì a governare Haworth a lungo, mentre alla sua tirannica potestà si sottrassero in fretta prima la moglie e quindi i figli, passando velocemente a miglior vita. Tuttavia tre delle ragazze Brontë riuscirono a trovare le energie per progettare e scrivere romanzi considerati tra i maggiori dell’Ottocento vittoriano: Cime tempestose di Emily, Agnes Grey di Anne e Jane Eyre di Charlotte. «Contrarie a esporci personalmente – confessò più tardi la stessa Charlotte – ci celammo sotto gli pseudonimi di Cutter, Ellis e Acton Bell. La nostra scelta fu dettata dallo scrupolo ad assumere nomi inequivocabilmente maschili, avevamo l’impressione che alle autrici si guardasse con pregiudizio. Avevamo notato che la critica usa per condannarle l’arma della personalità, e per lodarle una lusinga che non è un vero e proprio apprezzamento».

Tornando a Patrick, egli scrisse molte opere, che non ebbero molta popolarità. Tra queste, conosciamoThe Phenomenon, Il fenomeno che era inteso quale ricompensa per i bambini che eccellevano nelle lezioni della Scuola Domenicale.
Fin dall'inizio della sua vita, Patrick aveva scritto e pubblicato una serie di poesie e sermoni, anche se nessuno ha mai ottenuto il consenso della critica. Attraverso queste pagine, Brontë propone una lezione dura e spietata su cosa e come i bambini dovrebbero leggere: 

“Se leggete solo le Scritture e altri buoni libri, le vostre anime saranno edificate e confortate; ma se leggete ogni trattato che è posto nelle vostre mani dall'astuzia o coll’intendimento di influenzare le persone, e cercate con impazienza di sfogliare tali trattati e libri che già sapete essere perversi, allora siate sicuri di essere corrotti e ingannati e il vostro talento per la lettura diventerà una fonte di peccato e miseria per voi stessi e gli altri”.

Questa visione moralistica ci colpisce in modo strano rispetto a quanto sappiamo delle esperienze di lettura dei suoi figli. Non solo leggevano liberamente, ma la loro giovinezza era composta da storie riccamente fantasiose, spesso oscure e violente. Infatti, come descritto da Christine Alexander nel Dizionario Oxford della National Biography:

A differenza della maggior parte delle famiglie appartenenti alla classe media vittoriana, c'era poca censura per la lettura nella parrocchia di Brontë. La Bibbia era un alimento base, eppure Patrick Brontëha anche incoraggiato una dieta eclettica di Omero, Virgilio, Shakespeare, Bunyan, Milton, Papa, Johnson, Gibbon, Cowper, Burns, Wordsworth, Coleridge, Scott, Southey e Byron.

Si è resa necessaria la narrazione di una parte biografica del padre delle sorelle Brontë per meglio comprendere il tipo di educazione introdotto in casa loro. Paragonandola a quella dei giorni nostri, parrebbe duramente severa, ma non dobbiamo dimenticare che a quei tempi il capofamiglia aveva un ruolo forte e i figli dovevano obbedire ciecamente. In ogni caso, veniva da loro accettata come normalità, poiché non avevano un diverso parametro di confronto, tenuto conto della mentalità vittoriana che vigeva allora. Oserei dire che in fondo il Reverendo Patrick fu un padre attento alle esigenze culturali della famiglia e, proprio a causa delle sue origini modeste, desiderava offrire la massima istruzione ai suoi figli.

Da quanto mi è parso di apprendere dalla figura del Reverendo Patrick, egli possedeva una forte fibra, sia sotto l’aspetto fisico che caratteriale. La sua linea educativa condusse a un ottimo risultato, quello dell’allievo che supera il maestro, come accadde tra Cimabue e Giotto, così che le sue tre figlie scrittrici Charlotte, Emily e Anne hanno potuto mietere successi e riconoscimenti. Era stato esigente e duro con se stesso e così ha voluto esserlo con i suoi figli. Come non ringraziarlo per esser stato per loro un padre severo, questo sì, ma anche lungimirante?

Danila Oppio

Antologia "IL RISVEGLIO DEL MATTINO" Contiene la poesia di Danila Oppio L'INCUBO DI UNA NOTTE

Ho ricevuto oggi copia dell'antologia IL RISVEGLIO DEL MATTINO edita di LargoLibro, che contiene, tra molteplici opere, la mia poesia L'INCUBO DI UNA NOTTE (donne che fuggono dalla guerra). 




Ecco la mia composizione poetica.


L’INCUBO D’UNA NOTTE
 (donne che fuggono dalla guerra)

Passò lungo la strada che si snodava
Simile a sciarpa intrisa di sangue liquefatto
la giovane donna dal vestito scarlatto.

I piedi nudi calpestavano pietre
conformi all’umana raccolta
di catastrofi,  imprevedibili e tetre.

Un puledro le trotterellava accanto,
come uscito dall’Apocalisse di Dürer.
Teneva il passo, stremato, al suo fianco.

Camminava nella notte, avviluppata
dalla stanchezza avvolta in sudario,
sconvolta, ferita, insanguinata.

Intravedevo del fango il fluire grottesco
nella luce violenta,  bagliori di fuoco
fendevano il buio caravaggesco.

D’improvviso s’aprì un giorno limpido
D’una chiarità tagliente, il vento le sferzò
il volto tumefatto, lo  guardo liquido.

Sopra di lei, nell’angelico cielo trasparente,
vagavano, alla deriva, nuvole effimere,
e correva veloce, come Furia splendente.

Mi desto. La luce sporca del mattino
batte sul mio viso unto d’insonnia
Un pensiero cupo mi sfiora molesto.

La vita è un azzardo avvolto nel mistero.
Dovrei scrivere forse un trattato
sulla disperazione delle cose. Ma è vero?

Rappresenta il sogno uno degli enigmi
più irrisolti della umana  abominazione,
capace di sopravvivere alla dannazione?

Danila Oppio