Tamara de Lempicka - la dormiente |
Gli sono troppo vicina
perché mi sogni.
Non volo su di lui, non
fuggo da lui
sotto le radici degli
alberi. Troppo vicina.
Non con la mia voce canta
il pesce nella rete.
Non dal mio dito rotola
l'anello.
Sono troppo vicina. Una
grande casa brucia
senza che io chiami aiuto.
Troppo vicina
perché la campana suoni
appesa al mio capello.
Troppo vicina per entrare
come un ospite
dinanzi a cui si scostano
i muri.
Mai più morirò così
leggera,
così fuori dal corpo, così
ignara,
come un tempo nel suo
sogno. Troppo,
troppo vicina. Sento il
sibilo
e vedo la squama lucente
di questa parola,
immobile nell'abbraccio. Lui dorme,
più accessibile ora alla
cassiera d'un circo
con un leone, vista una
sola volta,
che non a me distesa al
suo fianco.
Per lei ora cresce dentro
di lui la valle
con foglie rossicce,
chiusa da un monte innevato
nell'aria azzurra. Io sono
troppo vicina
per cadergli dal cielo. Il
mio grido
potrebbe solo svegliarlo.
Povera,
limitata alla mia forma,
ed ero betulla, ed ero
lucertola,
e uscivo dal passato e dal
broccato
cangiando i colori delle
pelli. E possedevo
il dono di sparire agli
occhi stupiti,
ricchezza delle ricchezze.
Vicina,
sono troppo vicina perché
mi sogni.
Tolgo da sotto il suo capo
un braccio,
intorpidito, uno sciame di
spilli.
Sulla capocchia di
ciascuno sono seduti,
da contare, angeli caduti
Wislawa Szymborska
da “Elogio dei sogni”
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