La farfalla, il castoro e il mulino
Che spettacolo quella vallata creata in un lungo cono di verde incontaminato, tra vecchi alberi
di quercia, di abeti e di pini, a disegnarsi in mezzo a rivoli d'acqua, di cristalli fusi e luccicanti.
Tanto pura, quell'acqua, tanto celata, che gli animali non vi si avvicinavano perchè ne udivano
soltanto lo scroscìo, fino a quando, ancora più a valle, arrivava come manto di lamiera
ondulata ad alimentare l'antico mulino.
L'antico mulino, vecchio di cento e cento anni, ormai solo, abbandonato, frenava quella
dolce corsa e pareva volesse ancora aiutare l'uomo ch'era scappato verso altre utopie moderne.
Ma non era solo, quel mulino. Dall'alba al tramonto gli teneva compagnia una farfalla che,
leggiadra, gli svolazzava intorno, posandosi sulle sue pietre stanche e odorose di muschio mai
calpestato.
Ma c'era anche un castorino che aveva bisogno di sicurezza, di solitudine, di silenzi. Non si
accorgeva della farfalla ma frugava fra la terra e, smuovendola, trovava quel che cercava,
piccoli rami, piccole radici, piccoli tronchi e questo a lui bastava per la sua tana, assai vicina.
Un giorno, un brutto giorno, quel mulino rimase solo.
L'acqua non arrivò più, le pale della grande ruota si fermarono in un cigolìo meccanico quasi
di sofferenza.
La farfalla policroma volò verso altri acquarelli di natura e il castorino, disperato, andò in
cerca di altri ruscelli, di un altro anfratto.
E il mulino, sempre più solo, morì.
Gavino Puggioni da "Nel silenzio dei rumori"
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Bellissima fiaba, Gavino, scrivine ancora, piacciono anche agli adulti le tue storie, non solo ai bambini!
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