Paintings by Helenka Wierzbicki
L’INCUBO D'UNA NOTTE
Passò lungo la strada che si snodava
come sciarpa zuppa di sangue liquefatto
una giovane donna dal vestito scarlatto.
I suoi piedi nudi calpestavano pietre
somiglianti all’umana raccolta
delle catastrofi imprevedibili e tetre.
Un puledro le trotterellava accanto
come uscito dall’Apocalisse di Dürer.
Teneva il passo con il suo. Affranto.
Camminava come avviluppata
da stanchezza avvolta in sudario,
sconvolta, stravolta, insanguinata.
Intravedevo come il fluire grottesco
del fango, nella luce violenta di bagliori
che tagliavano il buio Caravaggesco.
D’improvviso s’aprì un giorno limpido
D’una chiarità tagliente, l’aria le sferzò
il volto tumefatto, e lo guardo liquido.
Sopra di lei un cielo angelico sul quale
andavano alla deriva nuvole effimere.
E lei correva, come Furia splendente.
Mi desto. La luce sporca del mattino
batte sul mio viso unto d’insonnia
e un pensiero mi sfiora molesto.
La vita è un azzardo avvolto nel mistero.
Dovrei scrivere forse un trattato
sulla disperazione delle cose. Ma è vero?
Rappresenta forse il sogno uno degli enigmi
più irrisolti della umana abominazione
capace di sopravvivere alla propria dannazione?
Non ho tempo né tantomeno voglia
di scrivere degli umani errori la storia
Sento però giusto concludere così:
Niente è tanto grande da non potersi
definire piccolo al cospetto dell’eternità
E l’uomo non ravvisa ciò, nella sua cecità
Danila Oppio
Stupenda, in particolare la chiusa.
RispondiEliminaBuona Pasqua Danila!
Graziella
Grazie carissima, e ancora auguri per le festività Pasquali!
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