In questo giardino innominato
provo ad abbracciar foglie
dai colori strani
paiono di rugiada, eppure
il vento le smuove
come fogli di diario
la cui scrittura
a nessuno interessa
Un fringuello, già stanco
di questa stagione,
sbecca legnetti arsi
dal sole e pare attenda
suoni di cinciallegra vicina
Rivoli di lacrime appassite
scivolano giù dal mio olmo
(quello incenerito)
per arrivare alla terra
dove riposa il suo corpo
dimenticato
Nella vasca grande
ormai l'acqua è morta
e i raggi del sole
non riescono a riscaldarla
nemmeno a penetrarla
E nella quiete di questa natura
abbracciata al silenzio
s'odono lontani
i lamenti della solita civiltà
aggrappati ai fili di luna
ormai dietro al monte
E il cielo sopra, azzurro e cupo,
confuso da tutti quei colori muti,
privi di vita,
nella vita di questo giardino
che dipingerò sempre stanco
come il fringuello
che ora se n'è andato
Gavino Puggioni
Da Nelle falesie dell'anima
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