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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

venerdì 22 novembre 2013

ANCORA SARDEGNA SOTTO SHOCK


Quello che è avvenuto in Sardegna, il 18 e 19 di novembre, non è un fulmine a ciel sereno, Cleopatra ci aveva anche avvisato, ma dicono in ritardo!..mah!
I temporali, così li chiamavamo noi, hanno cambiato “faccia”, sono diventati più violenti, più imprevedibili e loro, sì, che si sono globalizzati ed ora hanno anche un nome!

Eravamo abituati al vento di ghiblì che ci portava direttamente, e secondo natura, la sabbia dal deserto africano e la mattina successiva, con qualche incazzatura, in fila dal primo lavaggista a spendere soldini non previsti.
Eravamo abituati quasi a tutto, anche alla neve, gioie e dolori; ci eravamo abituati (ma lo siamo ancora, ahi noi!) alle esalazioni, alle contaminazioni e ai veleni delle industrie petrolchimiche, ora moribonde e in putrefazione; eravamo abituati alle altre disgrazie comuni, agli incidenti mortali, agli allagamenti innaturali, una tantum, agli incendi dei boschi, sempre d'estate, o di terre incolte;
eravamo e siamo ancora abituati, soprattutto, alla cattiva (sic!) politica e, allora, voglio dire che proprio da questa è derivato e sta derivando il dissesto idrogeologico della nostra isola.
La Regione Autonoma Sardegna ha favorito, da sempre, l'insediamento di grandi imprese nazionali e non, sommergendole di profumato denaro pubblico ma badando a stipendiare miseramente i loro dipendenti, mentre si andava avvelenando quel suolo e per l'eternità. Favorendo anche grandi infrastrutture alberghiere, che, almeno quelle, un po' di lire-dollari-euro li hanno portati, seppure per pochi.
Quel che voglio dire è che, in nome e per conto di una crescita umana e civile, eravamo solo pastori e contadini. In Sardegna è avvenuta e avverrà la decrescita e, prima fra tutte, quella ambientale, del territorio comune, proprio perché non si è rispettato l'ambiente e la peculiarità del suo insieme.
E il risultato è quello di oggi, con  16 vittime innocenti, immolate in quel progresso che molti di noi non avremmo voluto vivere, condividere e subire.
Non solo vittime, cadaveri strapazzati dalla violenza naturale, (oh! quei bambini, quelle mamme, quelle nonne e quei nonni, quei nostri fratelli, vissuti per nulla!) ma danni materiali incalcolabili a case, aziende e viabilità, un tutt'uno che il Vescovo Sanguinetti ha definito, nella sua omelia, cataclisma, catastrofe, voluti dall'uomo che ha violato la Natura, quella stessa che gli aveva dato vita e un apparente felicità.

Hanno voluto, i politici amministratori, per una manciata di voti, che si potesse costruire dappertutto, vicino al mare, nell'ansa di un letto di fiume o corso d'acqua, sotto una collina franosa, favorendo questa o quella impresa, traendone benefici personali anche a lunga scadenza, pur di vedere, dall'alto e dal basso, ville, villette, piscine e quant'altro, per realizzare sogni di cemento a dispetto di ogni filo d'erba o di un fiore che, altrimenti, vi sarebbe nato.

Tristissima sorte, di questa nostra isola, una volta granaio d'Italia e divenuta, da una trentina d'anni a questa parte, preda ambita di quei famosi palazzinari che avevano già deturpato mezza nazione, nelle grandi città del nostro stivale geografico, coi loro grattacieli e periferici rioni di case fatiscenti, una addossata all'altra, abitabili e basta, emblema di un epoca dove gli stessi politici di allora hanno costruito le loro carriere politico- parlamentari e pare che ancora non vogliano smettere.

Il dramma va ricercato anche nell'ignoranza e nel non rispetto di quella Natura che qualcuno ci ha regalato e noi non ne abbiamo saputo apprezzare il valore, intimo ed universale.

Credo, penso e mi auguro che il Governo della nostra Regione abbia a prendere seri provvedimenti, efficaci da subito, per quanto riguarda il piano regolatore territoriale, e per le coste e all'interno stesso dell'isola, diversamente finiremo tutti nelle maglie a trama stretta di quei signori miliardari, orientali, dall'Asia verso l'Europa, sceicchi e gran visir che trasformeranno la Sardegna in una novella Manhattan, coi suoi campi da golf, con gli alberghi  a dieci stelle, coi loro  harem, tenendo ben lontani, però, pecore, capre, vacche e cinghiali incazzati.

 Gavino Puggioni



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