DI ANGELA FABBRI (inedita)
C’è la guerra per preservare
e conservare il proprio territorio. E allora noi, generazioni cinematografiche,
di corsa pensiamo ai pellerossa che l’hanno combattuta contro i bianchi
invasori.
Ma ce n’è di meno eclatanti
di quelle trattate nel film “La furia bianca”(1) o nel film documentario “La
cronaca di Hellstrom”(2) e che si svolgono dentro casa, direttamente sotto i
nostri occhi. Parlo delle Formiche.
Quando decidono un’invasione
partono all’improvviso e occupano subito i loro capisaldi. Che in genere sono
il secchiaio e i muri adiacenti della cucina. E partono di notte e si spargono
e non c’è modo di convincerle a tornare sui propri passi. Chi le ha avute in
casa lo sa. Le formiche sono determinate: ognuna di loro è un generale e quindi
non c’è modo di tagliare le comunicazioni fra il comando e la truppa.
E non c’è nulla che le
spaventa, un po’ perché hanno davvero un’anima di gruppo da far impallidire i
comunisti di una volta, un po’ perché nella loro struttura c’è una sostanza da
cui rifuggono gli altri animali perché pericolosa e indigeribile.
Ho visto personalmente una
formica stordita caduta nella tela di un ragno e come il ragno, invece che
prenderla, si è allontanato in velocità.
Sono entrata in questa
vecchia casa nell’ottobre 2010 e a febbraio 2011, in pieno freddo, le formiche
sono uscite molto in anticipo dai loro accampamenti invernali e hanno occupato
il ben noto secchiaio. Anche a piatti lavati. Loro trovano sempre qualche
pallina di grasso che noi non vediamo e resta, nonostante quegli immensi
detersivi così potenti che ci offre il mercato.
Però non avanzavano oltre l’amato secchiaio. Avrebbero potuto arrivare alla stufa lì a
fianco, al sacchetto del pane. No. Si sono AUTOCIRCOSCRITTE a una zona.
Ci sono tante varietà di
formiche ma io, per personale esperienza, ne conosco due: quelle che fanno il
nido nella terra e quelle che lo fanno dentro i muri come certi topi.
Le prime sono molto piccole.
Talvolta ti entrano in casa, magari perché in balcone hai dei vasi di fiori, ma
si contentano di dare un’occhiata. E poi si alzano presto e vanno a dormire
presto, come le galline.
Le seconde sono toste, grandi
e corazzate e niente gli fa paura. Compaiono di notte, quando tu non frequenti
la cucina e cominciano a spargersi e a conquistare il territorio.
Hai voglia a convincerle ad
andarsene dopo che hanno appurato che è fertile e dà buoni frutti!
Qualunque parte della cucina
hanno esplorato e scelto, adesso è un loro feudo. Che darà da vivere alle loro
vacche nascoste, che nutrirà i nuovi nati, insomma che farà rinascere l’intera
loro comunità.
Sapendo questo, da
naturalista avevo degli scrupoli a intraprendere una guerra verso di loro.
A lungo le ho osservate e
allontanate, solo per manifestare loro la mia presenza.
E ho fatto anche degli
esperimenti, senza mai far loro del male.
Ad esempio ne ho imprigionate
due dentro un bicchiere di plastica che ho ricoperto di
pellicola trasparente. Due,
così potevano scambiarsi messaggi a distanza ravvicinata mentre esploravano il
loro bicchiere-prigione. E speravo che, nel risalire sul bordo, avrebbero
trovato la via per uscire: la mia copertura non era certo ermetica.
Ma non ce l’hanno fatta. Così
ho deciso che le formiche di casa sono abbastanza stupide. E mi è dispiaciuto.
Ho forato in più punti la
copertura con uno stecchino e dopo un bel po’ se ne sono uscite attraverso i
buchini.
Le ho lasciate andare a
raccontare la loro avventura alle altre formiche.
Nel frattempo qualcuno mi ha
suggerito un rimedio. L’ho usato. E ho allontanato le formiche. Sempre senza
far loro del male. E pur sapendo che, se volevano, potevano invadermi la casa.
Ma non l’hanno fatto.
Stanotte, dopo più di un
anno, qualcuna è tornata. Ma l’ho convinta ad andarsene, appunto a colpi di … chiodi
di garofano.
(Ferrara CNN 28 –29 maggio e
2 giugno 2012)
(1) Furia bianca (1954)
(2) La cronaca di Hellstrom (1971)
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