Non ascolto più la sera
la luna di gennaio
è fredda come il mio pensiero
abbarbicato agli ultimi rami
del mio olmo sepolto da cenere
La pioggia ho confuso orme di sentimenti
abituati a calde acque d'amore
sparito ormai dietro a porte
infrante da vento indifferente
e portati a morire dentro sassi d'argilla
Le stelle giocano dentro ai miei occhi
inseguono scie convulse di umane tragedie
e lasciano a me, che sono terra sopra terra
profonde ferite nel corpo
anch'esso privo di umano desiderio
Il silenzio m'avvolge, impaurito
dai misteri della notte
e non sa se accendere una radio
o sdraiarsi ancora su anime in pena
per questo mondo che s'ammanta di rosso
Una compagnia di cani randagi
ulula la sua fame con la paura
sopra e sotto le nostre finestre
e non sanno, quei poveri cani
della miseria, di noi che siamo umani
Un boato...e qui ascolto il cielo
che fino ad ora mi ha dato sveglia
nessuno ha bussato alla mia soglia
ma vedo, pietosi, occhi di bambini sofferenti
mi arrendo al buio e con coraggio vado via.
Gavino Puggioni
Da Nelle Falesie dell'anima
Nel silenzio le cose si osservano meglio, si ascolta e si riflette, ed è dall'ascolto e dalla riflessione che scaturiscono i nostri pensieri più veri, che poi diventano poesia.
RispondiEliminaQuanta realistica malinconia, però, in questo bel testo, Gavino!
Bella e suggestiva anche l'immagine scelta.
Un caro saluto a tutti voi.
Piera