Quali regioni dormono dietro di te, che
luoghi
mi s’aprono improvvisi alle tue spalle,
poggiate aride, balze, coltivati
e profili più oltre di montagne, e alle
pendici
città dai corpi intatti nelle teche
mentre al tocco dell’aria le tuniche si
sfanno.
La valle si restringe, si restringe, è
una serpe
verdissima nel fondo, migra, spare.
Che strada morta a tratti, che carraia
tra forre grigie e cave viola alla
distanza
risale fino a me la tua preistoria.
Qui sediamo irreali tra gioventù e
vecchiaia.
Ombre, ma non dovrebbero, m’inducono a
pensare:
là fosti colma, qui alcunché si perse,
altro nacque, di tutto ignoro il corso.
No, non c’è tempo, no, non c’è rovina,
pensieri che non erano più tuoi oggi
rinvengono
e tutto muta, è identico, tu sei in
mezzo e raggeli
(Mario Luzi - Primizie
del deserto, 1949)
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