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Questo blog è di Danila Oppio, colei che l'ha creato, e se ne è sempre presa cura, in qualità di webmaster.

mercoledì 4 aprile 2012

LIBERTA'


Anche quel giorno estivo stava giungendo al termine.
La brezza pomeridiana si stava trasformando gradatamente in un vento sempre più insistente che si divertiva a giocare con tutto ciò che gli capitava a tiro.
Il pino marittimo, alquanto inclinato, come la schiena di un vecchio acciaccato, era l’unico a dare il benvenuto a quel ventaccio che non preannunciava niente di buono.
Egli accoglieva il vento sempre con favore perché, il suo arrivo, ravvivava in lui una segreta speranza, un suo grande antico sogno,  fin da quando era nato, lì sul viale in riva al mare.
Ormai conosceva a memoria tutti i discorsi dei passanti e la solita domanda che i bambini rivolgevano ai genitori: - come mai quel pino ha il tronco così inclinato, così storto? –
- E’ a causa del vento – rispondevano gli adulti.
E il pino li guardava mentre correvano verso la spiaggia, seguiva l’andirivieni delle persone e spesso era contento di poter essere utile a qualcuno che cercava momentaneo ristoro accanto alla sua ombra.
Quella sera sembrava che il vento facesse proprio sul serio. Aveva rovesciato gli ombrelloni e tutti erano impegnati nel mettersi al sicuro. Nubi minacciose avanzavano scure e gonfie di pioggia dalla linea plumbea del mare le cui onde erano sempre più alte e fragorose.
Il pino, anche questa volta, si lasciò sbeffeggiare piegandosi sempre di più  verso il basso. Tutti correvano, come al solito, correvano e lui…avrebbe voluto anche lui…. Un bagliore attraversò il cielo seguito dall’enorme fragore di un tuono e grossi goccioloni cominciarono a cadere con sempre maggiore insistenza e intensità. Il vento sembrava sfogare una arcana rabbia repressa e si abbatteva impietoso su ogni cosa. Il pino marittimo si contorceva, piegandosi sempre di più e, quasi inginocchiato, sfiorando l’asfalto, cominciò a pregare così’:
- vieni ventaccio, vieni, forza, forza, insisti, più forte, dai, sradica, sradica queste radici, ti prego…aiutami…-
Il vento sembrava aver capito e cominciò a ululare come non aveva fatto mai, avventandosi con tutta la sua energia su quel pino marittimo la cui maestosa e folta chioma era ormai tutta scomposta e spettinata.  Le raffiche erano una più forte dell’altra finchè ebbero la meglio sulle radici che, non riuscendo più a resistere, cominciarono ad allentare la loro presa nella terra.
L’albero ebbe la certezza  che qualcosa di importante stava accadendo in lui. Era una strana sensazione di leggerezza…. Si sentì all’improvviso librare nell’aria.
- Ecco fatto – brontolò il vento.  – Ora sei libero –
- Portami lontano – lo supplicò il pino marittimo. Allora il vento radunò tutte le forze rimastigli e lo sollevò spingendolo in alto, lungo la spiaggia. Il pino vide le sue radici danzare nell’aria e si sentì pervadere da una felicità mai provata – E’ meraviglioso – si disse – sono libero, sto volando, grazie, vento -.
Questi si stava chetando e rispose: - ora devo lasciarti, per oggi la mia parte è finita, non posso far altro che augurarti buona  fortuna  –.
Il pino cadde con un  tonfo sulla sabbia e guardò le sue radici rivolte verso il cielo.
Il mattino seguente accorsero in tanti  a vedere il grande pino divelto. – Ma quante gambe ha!  – disse un bimbo alla mamma.
- Si, ma purtroppo non può camminare – lei rispose.
All’udire queste parole il pino tornò a rivolgere lo sguardo alle sue radici. Esse si tendevano verso l’alto, inondate dal sole.
- Non angustiatevi mie radici – sussurrò il pino – non potrete camminare, ma voi sole sapete la gioia immensa che provaste nel volare, libere, sopra il mare e la felicità che provate nell’assaporare il calore dei baci del sole - .
Poi, socchiuse i suoi grandi occhi verdi e i passanti non poterono mai vedere il suo sorriso mentre la brezza mattutina lo accarezzava indugiando a sussurrare incomprensibili parole fra la sua folta chioma adagiata sulla sabbia del mare.

- Giovanna Giordani -

Questo mio racconto ha ispirato questo cortometraggio che partecipa al concorso del Corriere della Sera con il titolo 10.411 (l’autore dice che è il numero di minori scomparsi dal 1973 in Italia). L’ha leggermente modificato per esigenze di ambientazione. Se volete votarlo vi segnalo il link



Grazie, cordialmente
Giovanna Giordani

1 commento:

  1. Grazie infinite, Gavino, per avermi ospitata in questo tuo nuovo bellissimo blog! Buona continuazione!

    Giovanna

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