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venerdì 30 agosto 2013

Sulla silloge "Nelle falesie dell'anima" di Gavino Puggioni




Tra le falesie delle umane speranze

È poesia aspra e dolce, ombrosa e dai colori abbaglianti, sconfortata e speranzosa quella che s’aggira tra le falesie dell’anima di cui scrive Gavino Puggioni nel suo più recente lavoro.
Poesia peregrina che affonda le proprie orme in vallate di silenzio e d’ombre, prati ammutoliti, sentieri di bimbi abbandonati, deserti affollati d’indifferenza e di tutte le miserie umane sotto cieli vuoti nei quali volano alla deriva brandelli di civiltà, la nostra, “che vuol sembrare… ma non è”, mentre lo scorrere imperturbabile del tempo segna nel profondo il nostro vivere d’ogni giorno.
Ed è proprio in questo fluttuare, di tempo, di spazi, di emozioni, che s’alza la voce del poeta, facendosi urlo acuto e straziato che punta il dito contro le brutture e le vergogne del mondo fino a mutarsi in carezza che scivola, delicata e a tratti malinconica, lungo i luoghi dell’infanzia e i paesaggi ventosi e assolati di una terra natìa tanto amata, dove attecchiscono radici profonde che non si possono né si vogliono dimenticare. “Argentiera in gennaio” è soltanto una delle varie liriche che dipingono a parole quadri meravigliosi che, in virtù di quella magia sorprendente che la buona scrittura sa compiere, si svelano agli occhi di chi legge; e allora ci si abbandona volentieri all’onda, come una di quelle piccole barche in cerca della rotta, seguendo pigramente ali di gabbiani in volo e, magari, ci si lascia pure scivolare dalle ripide scogliere scolpite sapientemente dal vento e dal mare ché il rischio è solo quello di tuffarsi nelle profondità insondabili dell’anima. Un modo certo più straordinario di tanti altri per intraprendere un lungo viaggio alla volta di quelle “umane emozioni” che il sottotitolo dell’opera prefigge come meta.
Già, perché lo scrivere di Gavino significa senza dubbio un incessante viaggiare:

“ho costruito strade di pensieri / ed in queste mi sono perduto / non c’erano segnali / né luci né ombre / c’ero solo io”

Ma la sua poesia, per quanto vagare solitario, è un discorrere di sé che non dimentica gli altri, siano essi gli affetti del proprio quotidiano o i volti sconosciuti delle periferie più estreme di quella metropoli ormai abnorme chiamata mondo.
Tale attenzione e partecipazione alle altrui sofferenze non possono che essere considerate un pregio nella scrittura: la penna, non dimentichiamo, conserva sempre potenzialità di arma dalla lama affilatissima e chi la impugna sa di non potersi esimere, nel suo piccolo, dal farsi carico dei mali del proprio tempo, così come dei drammi della Storia, presupposto indispensabile per guardare al futuro con speranza che non sia soltanto vacua. Un engagement che si tiene quindi lontano da ideologie e astrusità di parte, ma che dà voce a chi non ce l’ha e chissà se potrà mai averla.
Nei versi dell’autore, tra le sconfinate e inermi masse di diseredati, un posto del tutto particolare occupano i bambini, a partire non a caso da quel bambino con la chiave che vagabonda da un posto all’altro e parla a nome di tutti i figli di ogni angolo di mondo, di ieri, di oggi e degli anni che verranno, di quelli che noi stessi siamo stati una volta e di cui non dobbiamo perdere memoria, nemmeno quando si fa sera.

Una silloge, questa di Gavino Puggioni, che merita di essere conosciuta, letta, riletta e apprezzata per la musica delle sue parole, per il profondo senso di umanità in esse contenuto e per il messaggio di speranza, non meno profondo, che infine ci regala.


Laura Vargiu

3 commenti:

  1. Ho letto diverse recensioni di questa ultima fatica poetica di Gavino, ma credo senza timore di essere smentita, che questa di Laura abbia centrato in pieno il pensiero del poeta, si è occupata della lettura non soltanto esteriore, ma soprattutto interiore, di quei sentimenti che hanno mosso l'anima di Puggioni, mettendoli in piena luce.
    Un ringraziamento a Laura da parte mia, poiché ho seguito passo passo le vicissitudini di questa nuova impresa de "Le Falesie dell'anima", e ritengo che questa riflessione sia un dono meraviglioso per il poeta.

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  2. Ciao Danila e grazie mille!
    Le poesie de "Nelle falesie dell'anima" sono una più bella dell'altra e meritano tanti riscontri positivi: speriamo che in molti le leggano!

    Laura

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  3. Ciao Laura, spero che la silloge di Puggioni venga letta davvero da tanti, e questo non solo per dar soddisfazione all'autore ma perché sono persuasa che le poesie ivi contenute siano colme di grande umanità, una ricchezza per chi legge!

    Danila

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