Antonio Rossi
Aggiornate al 30.04.2012
- Il suo nome è apparso su importanti testate giornalistiche.
Numerose riviste specializzate del settore artistico hanno recensito le sue
poesie. La redazione de "La Nuova Tribuna Letteraria" di Padova, così
scrive sulle sue opere:
- Silloge "Dove nasce l'amore":"Una forte e
consapevole tensione verso la ricerca espressiva e una altrettanto decisa
inventività immaginifica, fanno di quest'opera un esempio di ottima poesia. Una
raccolta, fitta di pagine notevoli in sé, ma compatta come un poema, riuscita e
convincente tanto nei dettagli quanto nell'insieme, in grado di unire, senza
forzature nè contraddizioni, la piacevole leggibilità all'esito letterario di
assoluto rispetto".
- Silloge bilingue "Su sognu de sa columba bianca/Il sogno
della colomba bianca": "sono, queste di Rossi, poesie in lingua sarda
e precisamente in logudorese; un idioma di difficile comprensione al di fuori
della diretta cerchia dei parlanti... L'autore, essendo poeta valido e
apprezzato anche quando fa uso della lingua nazionale, ha voluto in questo
volume affiancare ai testi una loro "libera traduzione" in
italiano... Che aiuta nella lettura i moltissimi che non hanno dimestichezza
con la parlata sarda. Per quanto riguarda più propriamente i contenuti poetici,
il lettore rimarrà affascinato dall'estrema capacità di sintesi simbolica e
immaginifica che Rossi sa naturalmente praticare: una capacità doppiamente
ammirevole se si considera come l'autore costruisca i suoi canti in modo
dall'apparenza molto rigido (attraverso quartine di versi lunghi concatenate da
frequenti iterazioni), delegando quindi non alla forma, ma proprio ad una
vitalissima e personalissima attitudine affabulatoria la magica evocazione di un
mondo dai contorni, al tempo stesso, concreti e fantastici. C'è insomma un che
di ipnotico nel concatenarsi delle immagini e dei suoni e nel loro
aggomitolarsi - a seconda delle prospettive - in direzione ora centripeta ora
centrifuga, generando così un sincretismo perfetto di senso e di non-senso: per
tutte queste ragioni la poesia di Rossi, pur potendosene senz'altro parlarne, è
più di molte altre una poesia che richiede d'essere letta, poichè ben a fatica
un discorso puramente teorico potrà darne conto e rendere giustizia alla sua
indomita fantasia (Direttore Stefano Valentini).
- La Giuria presieduta da Andrea Zanzotto, di Pieve di Soligo, gli
riconosce di aver fuso la lingua arcaica, arricchita di elementi latini, con il
simbolismo visionario.
- Il poeta e critico letterario Luca Bertoletti così motiva il
premio su una raccolta presentata a Parma: "la silloge che Antonio Rossi
ci ha trasmesso è come un canestro colmo di poesie scoppiettanti, alla guisa
dei petardi carnevaleschi che hanno animato le recenti notti di fine secolo.
Originalità e surrealismo di una poesia che soltanto apparentemente attinge al
mondo delle fiabe per adulti, che forse mai nessuno prima di lui così bene
aveva saputo narrarci. Poesia caratterizzata da una potenza immaginifica
straordinariamente proiettata verso un ermetismo di nuova maniera, che comunque
ti apre le porte del mondo poetico, poichè di esso ne avverti i prodromi e
l'essenza vitale".
- dall'antologia "premio internazionale Nosside 1999",
opera "In mesu a cussas nues (In mezzo a quelle nuvole): "... Un
pastiche rabelesiano, tanto scoppiettante di meraviglia da riaccendere
costantemente il fervore dell'officina letteraria, si stacca dall'usuale
conoscenza della natura e dei suoi movimenti, e scatta flash avvampanti,
d'obliqua luce, di stordita mescolanza di tinte. L'effetto non è surreale
perchè è assente un'automatica ribellione delle componenti: a guidare la
stralunata metamorfosi del creato, i sismi e gli abbacinamenti delle varie
sequenze, è la più quieta vocazione alla favola, quasi un tenue e spaurito
senso della solitudine dell'io di fronte al mistero che giganteggia. La
salvezza è data da una stella in mezzo alle nuvole, da un chiarore fra le
tempeste. Da un'agitazione cosmica, popolata di simulacri ostili, scaturisce la
delicata stampa di un'impossibile epoca felice.." (Giuseppe Amoroso,
presidente Giuria Premio Nosside, critico letterario).
- Michele Alemanno, Direttore Editoriale Oggifuturo, Presidente
Accademia Internazionale dei Micenei: "...Fiori e stelle popolano la calda
fantasia del poeta e voli di sentimenti rincorrono sogni perduti in un mare
coperto di lune e arcobaleni, sullo sfondo del tempo che illumina nuove ed
esaltanti dimensioni nei brevi attimi delle cose perdute. La lirica
immaginazione trascende la realtà come bisogno interiore di una romantica
inquietudine che evoca l'inconscio in una sorta di associazioni psicologiche
automatiche che diventano poesia come possibile soluzione di tutto!"
- Gas - master - news, Gazzetta della Stampa, Milano, sulla silloge
"Dove nasce l'amore": "... Una pennellata di poesia fra fantasia
e mitologia, che dà la struttura ad una gigantesca fiaba scaturita da un animo
sicuramente tenero e sensuale e che denuncia la delicatezza di un autore che sa
esprimere sentimenti fuori dal comune. Una vena creativa, quella di Antonio
Rossi, che rivela la sua origine sarda e che solo i sardi hanno in comune. Il
suo universo letterario è metricamente corretto, soprattutto quando spazia fra
l'immaginario e il fantastico. Un autore da tenere d'occhio".
- Lia Bronzi, poetessa e critica letteraria: "... Il dialetto
sardo con il quale Antonio Rossi si esprime in poesia, appartiene alla variante
Logudorese - Barbaricina del centro sud. Tale parlata trova il proprio
significato etimologico, la propria radice nel termine luogo d'oro, riferentesi
alla sua terra, che ha dato i natali anche al Premio Nobel "Grazia
Deledda". Il poeta, ben adatta il suo pensiero al vernacolo, che in questo
caso è dolce, armonioso e musicale, atto ad esprimere versi di delicata
fattura, ma al contempo forti e coincisi per il contenuto, proprio come la
terra sarda, in assonanza con i sentimenti che animano il cuore del poeta...
Nella sua poesia è la dialettica tra luce ed ombra, conscio ed inconscio, aperto
e nascosto, che ne emergono in una tensione della bipolarità ed integrazione
dell'alterità, che ci trasmette il sintomo, l'aspetto negativo della vitalità,
alla ricerca di un ubi consistam, che abbia un centro.
- Dal quindicinale Mods dell'Università di Reggio Calabria:...
"Si è tenuta la cerimonia di premiazione del XVI° premio internazionale di
poesia Nosside... Una menzione speciale la merita il poeta Antonio Rossi,
vincitore del premio Nosside Gold Winners, con la poesia "Il vento della vita".
Versi carichi di umanità così come traspare dal titolo della sua ultima opera
autobiografica "Dove nasce l'amore". La sua poesia, legatissima alla
cultura della bella Sardegna che ne fa da sfondo, realizza un sapiente
intreccio tra innovazione e tradizione, muovendosi tra surrealismo e dadaismo,
nel pieno fermento di chi lascia all'inconscio il ruolo di protagonista,
attraverso forme di espressione spontanee ed incontrollate. Ed incontrollato è
sicuramente quel "vento" così caro al poeta, che diventa specchio di una
intelligenza in continuo movimento e la cui melodia è fedelmente riprodotta
dall'equilibrio metrico delle singole parole. Ne "Il vento della
vita", così come in tutte le sue opere, Antonio Rossi si dimostra maestro
nell'uso di un'audace metrica in versi liberi. (Giusy Margherita Zinnarello,
capo-redazione).
- Motivazione all'atto della nomina a "poeta dell'anno
2002", Accademia Internazionale Francesco Petrarca di Viterbo: "Il
poeta Antonio Rossi è un artista completo, sensibile, fiero e capace di colpire
l'animo umano con le sue opere piene di contenuti, di delicatezza formale e di
eccellente musicalità. L'artista sardo non è un attore su un palcoscenico con
un copione a memoria, ma un essere dotato di estrema intelligenza che gli
permette di penetrare nelle cose intorno a lui create. La tendenza spirituale e
culturale si manifesta nel testo "Il sogno della colomba bianca" nel
pieno suo splendore, il concetto della dignità lo fa avvicinare e gemellare con
i grandi filosofi dell'umanesimo. In lui vi è un atteggiamento spirituale
sempre vivo verso gli interessi terreni e in particolar modo ai valori umani.
L'autore si può definire "poeta del sentimento, dalla parola suggestiva,
dal ritmo lento e morbido, dallo stile incisivo: in lui troviamo forte l'eredità
di Petrarca".
- sull'opera "Il sogno della colomba bianca": "La
silloge in questione è un componimento lirico di alto valore metrico animata da
sentimenti intimi, da velata malinconia, ma non rassegnata. L'intero poetare
viene condotto dall'autore magistralmente. Ben tradotta la lingua sarda ove fra
luci e ombre vi sono ottime sequenze che ci mostrano tutto il travaglio di un
popolo fiero come solo quello sardo sa essere. Il testo è scritto con forza
penetrativa, con arguzia psicologica e finezza analitica. L'opera riaccende la
speranza negli alti valori umani. La lettura è espressiva, umana e piacevole,
altamente educativa". (Dott.ssa Pasqualina Genovese D'Orazio, presidente
Accademia Petrarca).
- ... "Le poesie di Antonio Rossi racchiudono in sè tutta la
bellezza delle terre sarde, luoghi in cui la natura incontaminata dall'uomo si
sbizzarrisce in tutte le sue forme. Traspare in lui il gioco bambino della
conoscenza e il pensiero adulto del divenire. La sua versalità di scrittura gli
conferisce il nominativo di dragone araldico affidato alla custodia dei segreti
del "popolo degli uomini", figli prediletti della natura a lui cara.
Penso, con gran compiacimento personale, che il poeta Antonio Rossi sia da
ricordare nelle generazioni future". (Pier Luigi D'Orazio, 25 anni,
Accademia Francesco Petrarca).
- ... Ho letto con vivissimo interesse sia il suo libro sia le nuove
poesie che mi ha inviato molto gentilmente. A mio parere, il Suo discorso
poetico è molto originale per forza di invenzione e sapienza di ritmo:
fantasia, visioni, scoperte straodinarie di immagini, illuminano continuamente
il verso... (Giorgio Bàrberi Squarotti, Torino 21 dicembre 2000).
- ... Mi fa piacere ricevere sue notizie e, sopratutto, le Sue
poesie del Premio Nosside: il Suo discorso lirico è ampio, luminoso, sorretto
da ricreazioni e visioni ammirevoli. L'invenzione è originalissima sempre,
nella sua ardua e complessa sequenza di metafore e immagini... (Giogio Bàrberi
Squarotti, Torino 21 marzo 2002).
- Testo critico contenuto nel "Dizionario degli autori italiani
del secondo novecento", prefazione di Ferruccio Ulivi, saggio introduttivo
di Neuro Bonifazi, a cura di Lia Bronzi: "Poesia del racconto e lo
dimostrano i versi lunghi, che fissano tuttavia la vertigine, la folgorazione
degli attimi, attraverso la forza della parola, sempre tenacemente discorsiva,
evocatrice e proveniente da una "mens culta", qual'è quella del poeta
Antonio Rossi, che possiede quale artista, che sa abbracciare diversi scibili,
il volto di una terrena
esistenza, irrorata dalla tradizione. Egli adopera anche il
linguaggio logudorese, ricco di una forte valenza musicale e poetica che ci
giunge dalla polvere lontana dei secoli, mentre dalla sua straordinaria natura
esplode tutta la forza filogenetica e la bellezza cruda e solare della
Sardegna, che nasconde ed unisce la memoria del passato, del perduto che
ritorna, nel linguaggio incomparabile dell'universo, al quale Rossi attinge a
piene mani, con un originalissimo e tutto suo reiterar parole e versi, che lo
avvicinano al poeta spagnolo Garcia Lorca".(Lia Bronzi, poetessa e critico
letterario).
- dall'opera "Storia della letteratura italiana
contemporanea": "Un positivo delirio di immagini surreali e di
non-senso, per uno sperimentalismo postavanguardistico e un linguaggio
informale di strane origini, o musicali o scientifiche o altro. Poeta anche
bilingue, sardo toscano, con influenze forse spagnoleggianti. Poeta di indubbio
valore".
(Neuro Bonifazi, critco letterario e filologo).
- dall'opera "Poeti e Scrittori contemporanei allo
specchio" XXVI^ edizione: "Poesia caratterizzata da un'esplosione di
colori, sapori, fatta di musica, di mistero, di interrogativi esistenziali,
quella di Antonio Rossi, che ben sa trasferire al fruitore la gioia e lo
stupore della vita attraverso segni densi di significato, tramite il linguaggio
Logudorese - Barbaricino, proveniente dalla polvere dei secoli, caratterizzato
da preponderanti culture esterne in un coacervato che non produce sterilità, ma
vivacità, che ha in sè la presenza del volto di una terrena esistenza, irrorata
dalla linfa vitale della tradizione. E' certo che in questo straordinario
Autore c'è tutta la forza filogenetica e la bellezza cruda e solare della
Sardegna, che racconta la sua storia, fra memoria del tempo e della morte, mito
e realtà, per quello che riguarda il contenuto, mentre il notevole elemento
stilistico a farte gradazione nel crescendo del colore, nello sfumare le luci e
le ombre, che rendono i fremiti dei sentimenti nel moto della vita e la dinamica
del tempo-spazio, qualifica e potenzia il linguaggio pittorico dell'artista,
che resta sì nel labirinto, ma con la coscienza illuminata, dove il cerchio
acquisisce il volume del globo come:"... "Il sogno di una colomba
bianca..."storia semplice della vita e della morte. (Lia Bronzi, poetessa
e critica letteraria).
- dall'opera "Radici della vita", antologia di autori
vari: "E' un'esplosione di colori, di simboli, di atmosfere magiche, la
poesia di Antonio Rossi. Ci troviamo al confine del sogno, scopriamo stagioni
diverse ed ascoltiamo canti di ineguagliabile bellezza. Immagini straordinarie
sembrano danzare ai nostri occhi increduli, percorriamo misteriosi sentieri in
cui c'è sempre da scoprire qualcosa... I versi, originalissimi, musicali, hanno
un fascino e una modalità espressiva davvero coinvolgenti. Innumerevoli sono i
premi vinti dal nostro poeta che è una voce "inconfondibile" nel
panorama letterario contemporaneo. (Tina Piccolo, poetessa e critico
letterario).
- dall'opera "Nuove gemme letterarie", antologia di autori
vari: "E' una poesia originale, ricca di simboli e di metafore. Crea
immagini con una fantasia che non conosce limite, compone mosaici incredibili,
con infiniti ritagli di colori, di emozioni, di sentimenti. Si entra così in un
mondo dove tutto è possibile, perchè il sogno libera dalle catene della logica
e del contingente". (Tina Piccolo, poetessa e critico letterario).
- dall'opera "Il sorriso del girasole", antologia di
autori vari: "Il riproponimento dell'opera letteraria di Antonio Rossi,
all'attenzione dei critici e del pubblico rappresenta un notevole impegno
culturale di primaria importanza nei confronti di uno tra i più significativi
protagonisti della storia poetica e artistica sarda... E' una personalità nuova,
viva, dalla vastissima produzione sapientemente analizzata e selezionata non
solo in Italia ma anche all'Estero, che consente una vasta operazione di
ricredito anche in favore di quei parametri di lettura analogici che
costituiscono la "turris eburnea" della realtà esistenziale,
contrapposta a coloro che tentano di turbare il sereno evolversi della vita
culturale...Su ogni lirica c'è unitarietà di impianto, sintesi di equilibri
morali e sentimentali, armonia tra atti e fatti della realtà e visione fantastica
dell'immaginario. Egli lascia fluire nelle sue liriche emozioni dense, pervase
da un misto di speranza e di rassegnazione, in un'atmosfera coinvolgente,
sorretta dalla consapevolezza dei valori della vita". (Romeo Iurescia,
poeta, critico letterario).
-Giuseppe Sini, docente: "...La tecnica espressiva di Antonio
Rossi denota uno stile personale ottenuto attraverso l'accostamento di parole
nel modo più libero ed inconsueto che favorisce stupende invenzioni liriche...
Talune poesie hanno dimensioni irreali che si esplicitano attraverso citazioni
mitologiche, descrizioni paesaggistiche, rappresentazioni allegoriche, immagini
sorprendenti che una volta espresse sono riprese, riproposte più avanti
attraverso combinazioni inattese e impensate. Nella sua arte vuole, talvolta,
abolire rapporti razionali con la realtà che sembra osservare quasi dall'alto
evocando atmosfere incantate, frammenti naturalistici, suggestioni magiche
apparentemente autonome, ma intimamente concatenate. Una sapiente
orchestrazione di visioni oniriche costruita con accorte sequenze prosastiche
crea originali dissonanze scandite spesso attraverso l'uso accorto di
anastrofi, ossimori, anafore, metafore, versi liberi. Sembra un alchimista
impegnato a scrutare i misteri della vita senza illudersi di comprenderne i
significati più profondi, attento costruttore di versi, attraverso
"potenza immaginifica" e creativa sensibilità, centellina perle
liriche accompagnando il lettore nella scoperta di mondi surreali...
S'intravedono nella poetica di Antonio Rossi gli accostamenti propri del mondo
favoloso, onirico e ludico del pittore Marc Chagall e riteniamo che ben si
adatti la definizione che la critica enunciò per i suoi dipinti: Marc Chagall
ha voluto "cantare senza teoria, senza metodo, come un uccello...
- Maddalena Corrias, docente: "Tessitore abile e originale di
sogni, di ricordi, di immagini, Antonio Rossi riesce con i suoi versi a creare
una atmosfera magica carica di musicalità, di magia, di sensualità, affidandosi
con accorata passione e fiducia alla sensibilità di chi legge... Le storie che
canta sono davvero suggestive, affascinanti, a volte mitiche, ancestrali.
Sentire, cogliere, ascoltare, il suono, il ritmo, che si nascondono fra le
righe risvegliano i fragili confini che esistono fra il sogno e la
realtà...Nelle sue opere scopriamo l'emozione della vita, del sogno, del tempo,
nel variare di luci, di colori, di immagini, alla ricerca di momenti rivelatori
espressi metaforicamente tra sgomento e stupore, elementi tipici del mondo surreale
del poeta...Chi poi ama la poesia in lingua sarda può soffermarsi sulle
improvvise accensioni liriche, sentendo il misterioso fascino di una parlata a
volte intraducibile e usata in un contesto nuovo e originalissimo... Chi ama
questo recitar cantando tipico della nostra tradizione troverà nei versi di
Antonio Rossi una fedeltà appassionata al passato, alla tradizione, che
tuttavia si sposa perfettamente con la sua sensibile modernità, che è capace di
proporre in modo innovativo un idioma che rischia di scomparire... Ed è proprio
così che il poeta riesce a concretizzare il suo intento, che è quello di
portare la poesia "in limba" al di fuori da schemi e stereotipi e a
conservare il sapore del passato.
- Giuria del premio nazionale "Casentino" di Arezzo,
presieduta da Silvio Ramat: "Il titolo stesso della silloge "Nella
notte stellata dei toreri", fornisce una sorta di bussola che orienta in
qualche modo il lettore indicandogli precise ascendenze e promettendo esiti ben
lontani dalle infeconde sirti di questa o di quell'altra avanguardia. I
sentieri che il poeta percorre con una sorta di "calma inquieta" sono
quelli di una traboccante effusione lirica che continuamente provoca e
continuamente sorprende con l'ininterrotta luminescenza di immagini icastiche e
ritmi scoppiettanti che un amalgama personale sottrae all'impressione del già
udito. La fantasia del poeta risolve nel fascino torrenziale, non di rado
persino anestetizzante, il grido da ferita, il lamento, la velleità analitica e
la confessione nella ricerca di un mitico eldorado espressivo dove possano
coesistere senza contraddizioni il tempo dell'essere e quello del divenire.
Anche quando viene in qualche modo travolto da "agudezas" che
potremmo senza sforzo definire barocche, il poeta assoggetta la lussureggiante
aggettivazione, il tracimante analogismo e l'ardimentoso fugato continuo delle
metafore alla stupefatta scoperta degli aspetti più palpitanti e nascosti della
vita, riuscendo a trascinare il lettore ai limiti del mistero che avvolge
l'uomo e le sue cose, consegnandogli nel contempo, senza alcuna pretesa di
insegnamento e men che meno di predicazione, una sua personale chiave per la
decifrazione del mondo.
- dall'opera "Madre, persona" (la madre nella poesia
italiana contemporanea): "Soggetta a inattesi colpi visivi, a svincoli
allegorici, a vertiginosi scarti di aggettivazione, la poesia di Antonio Rossi
denota una prorompente personalità di scrittore. L'Autore sembra essersi
nutrito alla linfa di una colata làvica di cromatismi e immagini che negano
alla memoria nebulosità di contemplativa nostalgia. Il suo linguaggio ha un
colore e un ritmo inusitati, collocabili semmai in un'area culturale latino-
americana... Antonio Rossi si propone come una voce di indiscusso e particolare
interesse e non comune vigore poetico: il teatro squillante e insieme verginale
della sua poesia coinvolge, affascina e non si fa dimenticare". (Rodolfo
Tommasi, critico letterario).
- dall'antologia "Poeti e scrittori contemporanei allo
specchio"XXVIII^edizione: "Antonio Rossi continua a confermarsi poeta
di autentico primo piano. Non qui, ma assai sovente, i suoi titoli recano la
stessa preposizione articolata, nella o nel. Appare evidente come anche questa
piccola particella linguistica costituisca non un'indicazione, bensì il primo
scatto di un congegno poetico. Come dire: affermato il luogo atipico del
movente ispirativo, l'immissione del linguaggio è consequenziale. I versi si
snodano in una serrata sequenza di furori lessicali smaglianti, estremizzati,
condotti su un percorso verbale funambolico che non ha paragoni stilistici
(salvo qua e là un cromatismo d'intonazione neolatina, spagnola o portoghese,
unica eventuale radice storica riscontrabile in una poesia dai contorni e dal
fulcro costantemente originali e vividi di personalità)".(Rodolfo Tommasi,
critico letterario).
- dall'opera "I passi e le mete", sull'interpretazione del
"viaggio", antologia di autori vari: ...Un autore di particolare
rilievo come Antonio Rossi, provvisto di un'inventiva ai limiti dell'assolvibile
(e per questo valida e interessante, perchè la poesia che non
"osa"celebra solo la soglia di se stessa), nella lirica "Ladri
di caramelle" chiama a raccolta le immagini di un ipotetico e ambiguo
Eden, ma in tale ambiguità si distinguono anche i rintocchi di un'ansia
prossima all'angoscia: forse il troppo fulgore disorienta? Nella cascata
orgiastica di questo Sabba splendente, serrato, sempre sull'orlo di
un'esplosione, la ritualità certo iniziatica e impositiva di cui si avvolge la
coscienza del luogo appare come rabbrivida di allarme, appunto, da un allarme
sensoriale riverberato da quelle "nubi di ferro" che trasformano
"la collina dei cigni" in "corridoi della memoria". La
poesia si presenta, infatti, come una corda ipertesa, come il percorso di un
funambolo della parola.
(Rodolfo Tommasi, critico letterario).
- dall'opera "Arte e pensiero 2004", autori vari: ...Più
volte ho sottolineato in Rossi la tendenza allo smalto neolatino nella sua
visione poetica. In particolare, a proposito della lirica "Tu volavi nel
bosco del sole", lo ribadisco, sottolineando però un'ancora più squillante
molla terminologica, la fantasmagoria credibile e insieme immaginifica: tutto
ciò conferma la sfrenata e seducente fantasia del poeta che sa coniugare con
sicura maestria i funambolici voli delle sue lampeggianti figure e il
necessario rigore del codice comunicativo. (Rodolfo Tommasi, critico
letterario).
- In occasione del conferimento, da parte dell'Accademia Petrarca di
Viterbo, dell'Oscar alla Cultura e della nomina a "Nuovo Poeta Francesco
Petrarca", anno letterario 2003/04: ...Vincenzo Cardarelli diceva "La
poesia non è un dono gratuito": infatti, Antonio Rossi lo dimostra
ampiamente con le sue liriche. Nel suo poetare egli rivela una "essenzialità
assoluta", accompagnata ad una scrupolosa, autentica verità. Con armoniosa
poetica si alternano e si fondono versi di un profondo dolore, a volte spietati
per la cruda durezza, ma sempre di notevole e sublime valore letterario.
Leggendo quest'autore il nostro pensiero si lacera e quella ferita non si
rimargina facilmente. "Incancrenito" da tale potenza letterale il
lettore cede tutto il suo ego a quel lirismo e, ormai esangue si immobilizza
davanti a tanto talento. In Antonio Rossi l'essenza sinfonica diviene realtà e
coerenza logica nel significato. L'autore sfocia spesso nel piano sociale,
dando luogo ad una poetica impegnata politicamente e socialmente. Snodata si
incontra un'anima sdegnata e sofferente per quanto lo circonda. Poesia di
sensazione ed efficacia che inchioda ognuno di noi al suo essere. (Presidenza
Accademia Francesco Petrarca).
- dall'antologia "Frulli d'ali", autori vari:... Poche
volte si verifica di incontrare un vero e valido poeta. In Antonio Rossi ho
riscontrato la sua enorme emozione creativa e la gioia di esprimersi attraverso
la penna con l'innata qualità della coscienza pulita. Solo chi ha la coscienza
pura può scrivere verità pulite e incancellabili e può permettersi di dare
indicazioni utili alla costruzione di un mondo di giustizia e di pace. Antonio
Rossi lo fa con umiltà e amore cercando di cavar fuori dal su "io" un
sorriso per gli umani e un segnale benefico per la natura: un raggio di luce
che riscalda l'umanità su questa terra opaca. La poesia di Antonio Rossi è una
poesia di evocazione, di metafore e suggestioni; è come una macchina che va
all'indietro per segnalare il futuro negli anni passati e solca distanze
interminabili senza spazio e senza tempo. Sì, perchè la sua poesia è fuori del
tempo, non scruta la storia contemporanea, ma scioglie solo emozioni vere ,
verità e messaggi spirituali, interiori. E' questo il messaggio che con
struggenti metafore e immagini riempie di silenziosi ammonimenti la vita
frastagliata di questa società. (Maria Mauro, critico letterario).-
-dal "Dizionario ragionato degli scrittori italiani del
Novecento": Poeta bilingue (sardo e italiano), Rossi è portatore di una
prorompente originalità stilistica. Nutrita da quella scossa compositiva in
bilico tra l'accezione popolare del canto e l'immagine oltremodo colta e
sofisticata, la poesia di Rossi risente di toni e visioni tipici di un clima
culturale latino-americano, specie di derivazione portoghese, senza per questo
affievolirsi nella personalità dialettica e nella peculiare smaltatura delle
visioni, spinta talvolta a elevata temperatura semantica in acrobatica
funzionalità evocativa. Accreditato su pubblicazioni letterarie nazionali e
internazionali, premiato con importanti riscontri, ha dato alle stampe "Su
sognu del sa colomba bianca/Il sogno della colomba bianca" e "Dove
nasce l'amore", confermando spessore di fantasia nel felice rapporto tra
contenuto e forma (Rodolfo Tommasi, critico letterario).-
- da "Dossier poesia 2004", antologia di poeti
contemporanei e poeti classici: Quella di Antonio Rossi è una figura culturale
di straordinario spessore, in cui si correlano le evocazioni che vengono dalle
sue radici linguistiche alle fascinose immagini che la versatilità della sua
produzione offre al lettore. All'insegna di una felice coniugazione tra riflessione
dell'umana natura e canto lirico, le poesie qui pubblicate offrono un ventaglio
comunicativo di convincente carica espressiva. La sua parola si mostra sempre
con un'impronta pedagogica che recepisce l'attenzione verso quelle valenze
metafisiche che contraddistinguono la cifra della sua scrittura. Giorgio
Bàrberi Squarotti ha evidenziato in Rossi il segno di un "discorso lirico
ampio, luminoso, sorretto da ricreazioni e visioni ammirevoli", e crediamo
che proprio in questa capacità di ricreare il senso della bellezza ci sia l'eco
di una poesia rara (Danilo Bertini, critico letterario della redazione Book
Editore).-
- dall'opera "Arte e pensiero, autori vari 2005": Una
nuova affermazione di intensità poetica, questa di Rossi, poeta a cui la semantica
non ha più segreti da sottoporre a colta decifrazione. Padrone della lingua e
del ritmo, del verso e dell'aggettivo, dell'epiteto e del verbo, pur
conservando "nuances" di sapore neolatino l'autore trasfigura e
trasferisce in area preziosa anche l'intonazione vagamente popolare che tale
scrittura comporta, al cui raggio la sua "Maria pelle di luna" assume
la valenza di una figura viva e a un tempo mitica, reale e simbolica, sensuale
e adamantina, idolo stellare, entità del femminile aerea e irraggiungibile
(Rodolfo Tommasi, critico letterario).-
- Incontro con l'autore "Centro Culturale Sardo", Milano,
novembre 2004: Si avvertono vari ordini di difficoltà da superare quanto un
critico, come me, indubbiamente "italiota" di linguaggio e di costumi
(accettando in tale frangente la graffiante insolenza del grande Masala), come
finisce per esserlo ogni ebreo errante, si presenta qui, nel più importante
laboratorio culturale dei sardi a Milano per indicare, a un pubblico in larga
parte sardo, le originali e insolite qualità umane e poetiche dell'amico
Antonio Rossi, poeta di Berchidda.
Partendo dalle origini e adottando un punto di vista
storico-culturale, mi sembra piuttosto diffuso il convincimento che Antonio
Rossi sia stato sostenuto da studi particolari e approfonditi a carico della
poesia in generale e di quella francese in particolare. Su questo argomento
resta inteso che poeti, artisti e intellettuali della mia generazione o poco
più giovani, tutti impregnati di cultura d'oltralpe, troverebbero del tutto
normale subire l'influsso dei poeti maledetti (Rimbaud sempre e comunque) e
degli altri fino a Mallarmè e ai tardo simbolisti. Ma alla generazione cui
Rossi appartiene risulterebbe più difficile da accettare e utilizzare il
messaggio vagamente eversivo dei Dadaisti e dei Surrealisti che invece è quello
a cui Antonio è spesso e apertamente collegato. Per fortuna ci toglie
dall'imbarazzo lui stesso con la sua poesia "Piumarossa Armonia"
(opera Il sogno colomba bianca, pag. 31), che indica con chiarezza, con nome e
cognome cosa "viene da lontano". Più arduo è invece controllare la
giustezza di rinvii autorevoli (come detto nella prefazione a Il sogno della
colomba bianca) ai poeti sardi autorevoli come Sebastiano Satta, Antioco
Casula, Cubeddu e altri ancora. A mio parere la poesia di Antonio Rossi diventa
più comprensibile e assimilabile se la si vede come un esempio di poesia
"corale" dove chi parla agisce dentro e di fronte a una collettività
in ascolto, ne assorbe le istanze vitali, le necessità etiche e storiche, le
leggende visibili e anche sommerse, e le restituisce sotto forma di mito,
immagine, voce e infine anche come testo poetico. Possiamo addirittura
ipotizzare che fin dalle prime affermazioni poetiche egli abbia accettato,
pienamente e consapevolmente, il ruolo e le responsabilità connessi al
rispecchiamento di questa "coralita" e delle conseguenti aspettative.
Quindi se le cose stanno davvero così per Antonio Rossi, se ciò si applica al
suo caso letterario, dovremmo dedurre che la sua preparazione culturale si è
profondamente modificata negli anni della sua formazione, sotto la pressione
del tessuto reale e immaginativo della sua terra. In questo senso va inteso il
giudizio sulla sardità della sua poesia, sull'uso sociale che se ne può fare,
sul richiamo che i suoi ritmi esercitano su chiunque è venuto in contatto con
il sottofondo della cultura agropastorale, marina e montana della Sardegna. Oso
precisare della Sardegna pre-industriale alla quale si sta ultimamente
ritornando dopo il fallimento delle cattedrali nel deserto. Un impulso a tutto
ciò mi sembra che sia anche derivato dalle condizioni della geografia culturale
in cui Antonio si è sempre mosso: dico cioè che le forme linguistiche, i
contenuti e le sonorità che si incontrano nelle sue poesie sono connesse
intimamente alla lingua logudorese a cui Antonio Rossi fa riferimento e che
reca le tracce e il destino di una lingua astretta, circondata dalle regioni
espressive della Gallura e del Campidano, e non a caso lingua quanto mai
prestata alla letteratura. (Meeten Nasr, poeta e critico letterario).-
In occasione della presentazione dell'opera "Manuel nella
corrida": Quando ci accostiamo ad un libro, ad una raccolta di poesie, non
sappiamo rinunciare a ricercarvi i ricordi dell'autore: una ricerca che non dà
il suo frutto, leggendo le poesie di Antonio Rossi. Qui, infatti, ogni
riferimento autobiografico è delicatamente labile, evanescente, direi
inesistente. Ciò che domina è la forza della parola nel gioco vasto degli
incastri, delle interferenze, degli attriti linguistici. E questo finisce per
comportare incertezze in termini di lettura critica. Come se si trattasse di
una poesia confusa, indefinita, priva di grandi domande. Il libro di Rossi può
far, dunque, molto temere, ma anche molto sperare. Ingegno v'è senza dubbio, ed
anche una superfluidità, volubile, della struttura, della parola, che gli
scorre come acqua sulla carta. E' la poesia dell'emblema dei simboli, sparsi,
dispersi, come disegni, abbozzi, tele, quadri rimasti nella memoria. Il
principio che sembra presiedere è l'organizzazione delle parole che si snodano,
si intrecciano, in un puro spazio di apparizione e di congedo, dove ogni
elemento della vita viene dislocato nella frontiera tra presenza e assenza, tra
niente e mistero... Rossi sembra aver raggiunto la sponda simbolica della
poesia. Si sente in questa raccolta un cerchio di affetti attraverso immagini
mobili, magiche, quasi spettacolari; attraverso parole che sprigionano energie,
che aiutano a sprigionare energie. E' proprio quando il poeta, o l'autore in
genere, mette in connessione la parola con la parte più incandescente di sé, di
noi, che può insegnare a guardare in modo diverso un'ombra, un volto, una
passione che attraversa la vita. Non sorprenda che quel Manuel, il quale
"cantando" s' illumina "di serpi... di tanghi... di sale"
così da penetrare nel sole, sia ciascuno di noi. (Maria Pes Bocchini,
scrittrice).
- Sull'opera "Manuel nella corrida" (Rivista Sinestesie):
Iniziando la lettura delle trentacinque poesie che compongono la silloge, si ha
subito l'impressione di trovarsi di fronte a una poesia né epigona né
apparentabile ad altre, e dalla forte marcatura. Nulla che gli si avvicini:
quanto meno, nella realtà isolana... Le immagini che si susseguono, si noterà, non
sono né reali né verosimili. Ma si è in dubbio se ricondurle per intero a una
dimensione onirica: per la naturale delimitazione delle stesse a un piano
congruamente iconico (Questa notte alla festa dei fiori hanno ucciso due ragni
d'argento; la tua gialla chitarra spagnola ha intonato le note di un tango) e
non concettuale (hanno ucciso la morte; si è commossa persino la notte).
Sembrerebbe infatti che l'invenzione pervenga alla visione, alle associazioni
di immagini partendo, ludicamente, dalla lingua, dalle sue risorse sintattiche,
lessicali, retoriche; e dalla musica, per gli esiti fonici e prosodici. Notiamo
infatti che i versi lunghi sono composti, per lo più da emistichi decasillabici
(Questa notte alla festa dei fiori - hanno ucciso due ragni d'argento): si
direbbe un ordito ritmico al quale si subordina, secondo la lezione di Paul
Valery, il contenuto fono-semantico dei versi. Dice infatti Valery, con
riferimento a "Le Cimitière marin: "Come la maggior parte delle mie
poesie, è nato dalla presenza inaspettata di un certo ritmo nella mia mente.
Una mattina ho avuto la sorpresa di trovarmi dentro la testa dei versi
decasillabici...". Ma non è solo questione di ritmo, dicevamo. E sempre
Valery sostiene: "La forza di piegare la parola comune a fini imprevisti
senza spezzare le forme consacrate, la cattura e la riduzione delle cose
difficili a dirsi; e soprattutto, il procedere simultaneo della sintassi,
dell'armonia e delle idee (che è il problema della più pura poesia), sono a mio
avviso gli oggetti supremi della nostra arte". Una poesia, dicevamo,
ri-creativa e, come tale, spesso slegata da nessi logici e convenzionali propri
della realtà sensibile che conosciamo Giocosità antiretorica che implica
accettazione di non-senso, e spazia libera (la vecchia cattedrale copulante con
luridi clochard i Notre Dame... la maschera di Dio meravigliosa come un velo da
sposa attorcigliato... ). Come Manuel - alter ego del poeta? - che accoglie a
piene mani, non potendo rifiutarli, i frutti generati; difendendoli in quell'arena
perpetua che contrappone il fanciullo-poeta-torero alle corna del mondo -
drammaticamente strutturato degli adulti. (Giovanni Nuscis, poeta).-
- Dal volume "Letteratura italiana contemporanea",
edizioni Helicon Arezzo, anno 2005: Questa lunga, ma unica, poesia è però
sufficiente per dare un'idea di che cosa sia la raffinata scrittura di questo
poeta e che cosa rappresenti nel panorama odierno della letteratura italiana.
Bisogna riconoscere che tutti gli elogi che ha ricevuto lo scrittore sardo Antonio
Rossi, malgrado la non facile lettura offerta dai suoi testi, siano meritati e
giustificati dall'ampia misura di immaginazione, non causale e non vana,
versata nei suoi versi, e inerente a una forte passionalità istintiva. In
questo senso, la poesia d'amore che si snoda sulla nota costante di
"Quando l'avana dorme", non sfigura, anzi convoglia la fecondità
fantasiosa e metaforica dell'autore sull'unico binario di felicitazione di una
terra esotica attraverso le lodi amorose, e dove il ritmo battente del
"quando notturno" si unisce al ritornello insistente del
"quello" o del "quel", attribuito alla dimostrazione delle
risorse di una bellezza femminile ("quando cammini", "quando tu
corri", "quando tu vieni", "per quelle strade",
"su quella spiaggia bianca", "è dolce quella musica",
"quel tuo senso", "quella tua vita", "quel
fascino", "quei fiori"). All'interno di tale modulazione
s'innestano attributivamente gli accostamenti sinestesici, di materia indigena,
che testimoniano l'estrema bravura del nostro poeta (Neuro Bonifazi, Rodolfo
Tommasi, critici letterari).
- "Rivista La Nuova Tribuna Letteraria", 2005, di Padova
sull'opera "Manuel nella corrida":
Per Antonio Rossi, artista di lunga militanza, la poesia è
soprattutto ricerca, che egli ama condurre con appassionata e apprezzabile
determinazione, convinto com'è che l'universo della parola possiede dimensioni
ancora sconosciute e in attesa di rivelarsi. Esplora, dunque, in linea con una
poetica di cui ha piena consapevolezza, il linguaggio in tutte le sue
potenzialità e sfaccettature. Cerca, così, con esiti a volte straordinari, di
individuare il punto preciso in cui il pensiero dell'uomo, il mistero
dell'Essere, le ragioni della Storia e il canto riescono a fondersi e ad
assumere le forme e la connotazione della poesia universale e autentica. La
preoccupazione che Davide Rondoni, uno degli intellettuali più convincenti del
nostro tempo, esprime nella prefazione appare ben motivata, quando afferma:
"Vorrei sottolineare i pericoli di questo vortice linguistico. Infatti il
tentativo esasperato di dare movimento alla parola rischia di farla stagnare e
irrigidire... Antonio Rossi questo rischio se lo assume e a volte perde la
scommessa, ma c'è da essere grati alla sua curiosità, al suo coraggio e poesie
come Fiaba d'argento, Manuel nella corrida e Il fenicottero viola mostrano
quanto valorosa sia la sua ricerca e che promessa essa custodisca". Nel
mentre mette in evidenza il fianco debole della proposta di Antonio Rossi,
Rondoni sottolinea e apprezza una strategia che, sino ad oggi e grazie anche a
quest'ultima raccolta, si è rivelata sempre valida, originale e convincente.
Echi, ritmi, atmosfere e suggestioni della produzione di Federico Garcia Lorca,
presenti nelle composizioni della raccolta, non devono trarre in inganno.
Antonio Rossi "gioca", com'è tipico della poesia vera, con strumenti
lessicali che utilizza con disinvoltura per misurarne la portata e la resa. Lo
spirito che lo anima è ben altro ed è soprattutto in sintonia perfetta con
l'intenzione più o meno dichiarata in ciò che scrive. Che è quella di
riflettere sull'amore e sulla morte; sul male di vivere; sulla disperazione
sempre in agguato; sulle miserie di una quotidianità fatta di gesti ripetitivi
e stanchi; sulle inquietudini che minacciano la mente; sulla sensualità; sulla
bellezza....- Ironico, gradevole, intenso e, tuttavia, servendosi di una
calviniana leggerezza di cui pochi poeti, oggi, purtroppo, sanno fare uso,
Antonio Rossi svela al lettore le coordinate precise del suo messaggio: "Dalla
morte nascerà l'amore se una farfalla si vestirà da sposa,/nella penombra
s'incolleranno tacchi a spillo di donne ai funerali,/nella luce del tempo si
accoppieranno gli orizzonti,/di colpo sarà spazio, fusione, trasparenza.//Dalla
morte nascerà l'amore se una farfalla si vestirà da sposa."
(Pasquale Matrone, scrittore e critico letterario).-
- "Antologia poeti e scrittori contemporanei allo specchio -
Premio Letterario Nazionale Casentino", anno 2005, Poppi (Arezzo), sulla
poesia "Come la morte": Si propone, in questa antologia, una pagina
assai indicativa per un'ulteriore acquisizione circa il linguaggio di Antonio
Rossi. Ho avuto modo più volte di occuparmi - e sempre con molto interesse -
della sua scrittura, significativa quanto personale, accesa da violento
cromatismo immaginifico quanto sottilmente calcolata a preparare deflagrazioni
di microuniversi sensoriali. Non so se il testo in questione sia recente o
meno, ma so che denota una ricerca - portata peraltro a felice compimento - in
cui l'espressione contenutistica privilegia vistosamente la significazione
culturale della parola evocativa, anziché l'immagine illuminata dalla sua
alchimia terminologica. Quindi, pur restando intatto in sé e nei suoi raggi, il
rapporto lessico/visione assume qui un valore diverso, nuovo e
indiscutibilmente apicale, conservando però ugualmente il consueto trionfo di
fantasia compositiva. (Rodolfo Tommasi, critico letterario).-
- "Rivista Club degli Autori
Melegnano (MI)" sull'opera "Manuel nella corrida": Come un toro
trafitto dalle picche, impazzito e sanguinante, vagante senza mèta nell'arena
della vita, pare muoversi Antonio Rossi, con il suo profluvio di versi, da
leggere attentamente, da decifrare, anzi direi decodificare, perché seguono un
loro codice interno per poi inondare in modo dirompente le pagine bianche che
rimangono impotenti davanti a tanta energia. Un'autentica esplosione di
"parole", un vortice immane, un tentativo coraggioso di creare una
propria visione poetica. Vita e morte, visione e mistero, domande e risposte,
desideri e assenze. Le carte del demonio, il silenzio stanco di un universo
immaginario, l'anima che ammira il corpo, nell'ultimo sogno: poesia della
morte, poesia dell'amore. "Nel mio destino", a volare come un
"angelo", a cercar nel senso più profondo e chiedersi chissà dove
riposa l'amore. (Massimo Barile, critico letterario).-
- Motivazione primo premio assoluto
poesia inedita “Omaggio agli Anguillara”, Caprinica (Viterbo): l’autore è un
grande interprete della filosofia poetica idealista. La sua vena poetica,
fervida, incisiva, immediata, pulsa su uno stile dal gusto epicureo, dal
tratteggio psicologico-evocativo. Fa da spicco sul contenuto, che sfocia nel
canto poetico, una vigorosa metafora, incipriata da sottile polemica. Ben
equilibrato il dramma espressivo, un po’ ribelle. In stretta simbiosi tra loro,
fra contenuto e forma, cade una forte tensione etica-civile. Nella silloge
inedita “Le rondini”, sofferte suggestioni animano giudizi per quei momenti e
per quelle figure a noi offerte in piacevole lettura da questo “figlio del
patrimonio letterario sardo”. Il poetare del Rossi desta interesse ed
ammirazione per il particolare estro. (Paqualina Genovese D’Orazio, presidente
fondatore Accademia Francesco Tetrarca).-
-
Dalla
rivista “Polimnia” diretta da Dante Mafia, aprile-giugno 2005, articolo “Poeti
sardi in lingua italiana”: Antonio Rossi è una delle voci più promettenti delle
nuove generazioni, ha scritto “Dove nasce l’amore”(Milano 2000) e “Manuel nella
corrida” (Empoli 2004), due sillogi pensate con lo sguardo bifronte di chi
valuta con uguale distacco la vita e la morte, quasi cercando di sedurle
imprigionandole in una fitta rete di versi dai toni surreali (Franco Fresi,
poeta e critico letterario).-
-
Da
“testi e aggiornamenti” all’opera “Solchi di scritture”, Hedizioni Helicon di
Arezzo: “Antonio Rossi è nato e vive a Berchidda, in Sardegna, poeta
particolarmente propositivo, dal linguaggio vorticoso e ricco di smaglianti
folgori immaginifiche, sembra trarre il suo codice poetico dall’humus complesso
e segreto, aspro e, non in controsenso, dolce insito nella cultura della sua
terra, quasi mescolandovi accenti che talvolta sembrano risuonare da vibrazione
di tono sudamericano. Presente in numerose antologie a carattere monotematico e
non, l’opera di Rossi è oggi riconosciuta dalla critica ufficiale che le ha
dedicato ampio spazio in riviste e volumi saggistici”. Rodolfo Tommasi, critico
letterario).-
-
Dall’opera
critica “Tra sipario e frontiera”, Edizioni Helicon di Arezzo: l’opera di Antonio Rossi (rispetto a un progetto di scrittura predefinito) sfida il
vocabolario, l’intonazione cambia humus, altera
i tratti genetici, invade e annienta i punti di riferimento della logica…
sarebbe utile al fine esegetico, e comunque molto interessante (ne risulterebbe
un’eco ribollente e sconvolta di gorgo medioevale, prossima a un’espansione
infera, mostruosamente sublimata, dell’immaginario), catalogare e commentare il
“bestiario fantastico” che affolla i versi di Rossi e talvolta congegna la
spinta necessaria al meccanismo delle concatenazioni e dei rimandi
significanti; ma, prima di tutto, c’è da chiedersi se ci si trova davanti a
un’azione dialettica simbolista negatrice dei percorsi e delle stasi
orizzontali del pensiero, oppure a un’abnorme oltranza ermetica (dando al
termine “ermetico” un doppio valore connotativo, quello applicabile alla poesia
delle essenze e quello legato alla referenza esoterica). Penso che entrambe le
possibilità di lettura siano pertinenti, ma entrambe non esaustive; in ogni caso,
è talmente libera e radicale l’istanza di scardinamento avanzata dal poeta, da
far desumere una codificazione culturale del
linguaggio elaborata in una sfera dove la nozione di necessità espressiva deve
considerare estremizzante la funzione del linguaggio stesso, trasformarla nella
realtà di un’ondulata galleria catottrica, farne un induttore di vertigini
immaginifiche rivolte a una fruizione in primo luogo intuitiva. Resta il fatto
che Rossi ha dato così origine ed effetto a un modulo di scrittura e, insieme,
appunto, a un modulo di lettura, quasi volesse postulare, nell’atto
assimilativo della parola e del verso da parte di chi legge, la superfluità
della conquista ragionata del testo. In pratica, viene affermato il dogma per
cui a coordinate compositive possono solo corrispondere coordinate fruitive
sintoniche. Questo assolutivismo senza scampo può mettere in discussione – e
infatti lo fa – l’idea di “opera aperta” nell’emancipante ricchezza dei
significati; tuttavia siccome a scrittura paraddosale può solo corrispondere
lettura paradossale, la gamma interpretativa offerta dall’autore si rivela
inaspettatamente vasta e variegata, proprio grazie a quella vasodilatazione
semantica che irriga e permea gli spazi improvvisi e imprevedibili dell’arco
poetico, dal suo intento primario alle scosse risultanti… la poesia di Rossi, nel suo gesto ampio e luminoso, caldo anche
quando non solare, sparge un pulviscolo esistentivo – per dirlo alla Heidegger – sereno e vòlto a dinamiche
in evoluzione. (Rodolfo Tommasi, critico letterario).-
-
- Dall’opera “Letteratura italiana del
XXI° secolo: primo dizionario orientativo degli scrittori”, edizioni Helicon di
Arezzo, a cura di Francesco De Napoli e Rodolfo Tommasi: poeta generoso di
suggestioni visive, maestro nell’aprire la più cromaticamente variegata ala
lirica, affascinato dalla poesia spagnola, in specie quella che ha formato il
Novecento latino-americano, all’insegna del lampo evocativo, al limite del
surrealismo, Rossi ha arricchito molte antologie di sicuro prestigio e ha
pubblicato tre sillogi: Dove nasce l’amore 2000, Su sognu de sa columba bianca
(Il sogno della colomba bianca - bilingue sardo/italiano) 2001 e Manuel nella
corrida 2004, (quest’ultima con prefazione di Davide Rondoni). Numerosissimi i
premi conseguiti e di alto livello la considerazione critica che ha
accompagnato il sorprendente articolarsi evolutivo dell’opera dell’illustre
autore (Rodolfo Tommasi, critico letterario).
- Dall’opera “Letteratura italiana
contemporanea”, edizioni Helicon di Arezzo, saggi introduttivi di Neuro
Bonifazi, Giancarlo Quiriconi e Rodolfo Tommasi, note di Francesco De Napoli,
Luca Grisolini, Paola Olivieri Affinito: il poeta imbastisce un originale
mosaico nel quale erompono immagini poetiche che svincolano in visioni folgoranti,
ma in questi scoppi di genio deliri figurativi si annidano i contrastanti moti
dell’animo. La forma prescelta è pittopoetico, pennellate angoscianti o
radiose, tracciano una seria di immagini le quali tutte concatenate tra loro
ammaliano, costringendo il lettore a vivere momenti sia esaltanti che
drammatici. Poderosa è la grande capacità funambolica dell’autore in quanto
canta tra mille dubbi e ripensamenti l’amore, i sogni e le emozioni più belle.
Egli non è un narratore tradizionale, il suo linguaggio poetico ha un carattere
immaginifico e damascato, baroccheggiante, si diversifica per una dinamicità
riscontrabile solo nelle sequenze filmiche, impossibile riassumere la sua
inesauribile inventiva. Le emozioni espresse sono i colori di una scena in quanto
si contagiano tra loro. I processi di condensazioni emotivi, il fluire
ininterrotto delle analogie sono una peculiare proiezione mentale indicanti una
poetica visionaria ove si canta in “piena libertà” (Paola Olivieri Affinito,
critica letteraria).
PER COMUNICARE CON L'AUTORE: mariagraziacossu@tiscalinet.it
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