Ecco gli
stupendi versi della poetessa polacca Wislawa Szymborska, recentemente
scomparsa (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), che con il suo
tipico, profondissimo candore, così diceva in questa impareggiabile poesia intitolata
appunto “Cipolla”:
La
cipolla è un’altra cosa.
Interiora
non ne ha.
Completamente
cipolla
fino
alla cipollità.
Cipolluta
di fuori,
cipollosa
di dentro
senza
provare timore.
In noi
ignoto e selve
di pelle
appena coperti,
interni
d’inferno
violenta
anatomia,
ma nella
cipolla – cipolla,
non
visceri ritorti.
Lei più
e più volte nuda,
fin nel
fondo e così via.
Coerente
è la cipolla,
riuscita
è la cipolla.
Nell’una
ecco sta l’altra,
nella
maggiore la minore,
nella
seguente la successiva,
cioè la
terza e la quarta.
Una
centripeta fuga.
Un’eco
in coro composta.
La
cipolla, d’accordo:
il più
bel ventre del mondo.
A
propria lode di aureole
da sé si
avvolge in tondo.
In noi –
grasso, nervi, vene,
muchi e
secrezioni.
E a noi
è negata
l’idiozia
della perfezione.
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