Halcyon senegalensis |
La tua lettera tremito e febbre,
Mi hai chiesto un uccello azzurro come la salvia di un sogno
Merlo azzurro, colibrì blu, l'uccello touraco gigante come i
tuoi miraggi
Oppure l' halcyon senegalensis?...
L'ho messo in gabbia, te ne sei nutrita come d'un'acqua alla
fonte,
da quanti anni?
Mi hai chiesto pomeriggi fioriti, serate scarlatte
E d'oro vibranti al galoppo delle koras
Albe trasparenti e che mai la notte oscuri la tua felicità
Fai che tu sia sempre la mia gioia, mio Principe, mio
Atleta, mio ebano
Non sono abituato a promettere, conosco il mio amore per te.
Fino a quando i tuoi occhi di sole scandiranno la linfa del
mio sangue
E il fiorire di settembre è sì il più dolce
La tua voce di giunco, la tua voce d'olio rischiarirà la mia
notte
Le tue gole, sì, i tuoi cespugli ronzanti d'api mi fanno
sempre tremare
Scardinandomi, scuotendomi dalle fondamenta del mio essere.
Luce, musica, odori, sensi, se me ne privassero più non
esisterei.
Niente promesse; sarò la tua gioia fintanto che tu sei il
mio essere.
Lèopold Sèdar Senghor
da Poesie dell'Africa
Bandecchi&Vivaldi Editori
2009
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