Il
7 è l'8 di settembre 2013
Un
piccolo evento, numero zero, chiamato “L'Isola dei poeti” ma non è stato uno
dei festival letterari aggiunti, e meno male!
Di
questi ultimi, ormai, ne esistono tanti, tutti interessanti, con personaggi
altisonanti, quasi tutti ben organizzati nonostante quelle “sforbiciate” alla
cultura di cui si parla e si parlerà per chi sa quanto, poiché la conoscenza
non porta moneta ma ne pretende, lo dicono, e lasciatemelo dire, i soliti noti, gli ignoranti, sic!
identificati.!
Ritorno
in quell'isola di prima, anzi doppia, perché questo evento, di cui nessuno ha
dato notizia!, si è svolto in un'altra isola, quella dell'Asinara, vicina e
lontana, ma per molti “versi”, dentro il cuore di ognuno di noi che
quell'evento l'hanno vissuto.
Niente
VIP, tutti NIP!
Tre
amici, miei e di tanti, cultori dell'essere, qualche mese fa hanno parato le
loro spalle ad un sacco molto
ingombrante contenente una materia tanto pesante, quanto volatile, quasi
extra-terrestre, per cui quel contenuto ne è uscito come elemento originale,
alleggerito solo dalla parola, stregando i partecipanti, ammutoliti, che, però,
già sapevano.
Eugenio
Cossu, Mario Marras, Antonello Bazzu, tirando su il sipario, in un cielo di
stelle ammiccanti ma fuggenti, hanno esclamato e all'unisono:
Qui si parla, qui si dice, qui si recita solo
poesia in lingua sarda e in tutti i suoi dialetti alloglotti, da nord a sud, da
Capo Testa a Capo Teulada.
E gli autori?
Tutti voi ma anche quelli che sono stati e
speriamo in quelli che verranno!
E i premi? e le menzioni e le classifiche?
Ma ita bollisi! Ite chere menzionare?
Qui non esistono premi, non ci sono classifiche,
ci siamo solo noi, la nostra poesia, pezzi di vita nostra, raccontata, allegra
o triste che sia, ma tradotta in quei versi di cui noi soli dovremmo gustarne i
sapori e le emozioni, vere, per poi comunicarle agli altri!
In sintesi, tutti hanno ben capito i contenuti di
questa iniziativa che direi anche esclusiva perché altre lingue non sono ammesse
se non per le eventuali traduzioni.
Pur rispettando la poesia italiana, semel in anno,
diciamo noi, si può parlare di poesia sarda e di quella in tutte le sue
varianti?
Certo che sì, è stata la risposta dei cento e più
presenti e nell'ascolto e nell'attenzione, con molti di loro interpreti, dopo,
dei propri sentimenti, dedicati alla vita, al suo evolversi nei chiaro-oscuri
delle loro essenze terrene.
Non posso tralasciare la voce, il recitare, la
personalità, la maschera gestuale di Clara Farina, protagonista unica quando
dice, lei e la sua memoria.
E non posso tralasciare nemmeno l'istrionismo,
l'ilarità e la volontà di Eugenio Cossu che, alla fine, ha esternato di quelle
verità che in ognuno di noi sono latenti, gelosamente custodite ma che, almeno
in quel semel in anno potranno essere dedicate a quest’isola che appare
solitaria quando invece, all'improvviso e ogni giorno, si popola anche e solo
di uno di noi e allora..l'Asinara rivive e ci respira.
Gavino Puggioni
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