A scuola i compagni preferiti pensavano
che un giorno sarebbe stato famoso;
anche lui lo pensava, e così visse secondo quell’impegno,
faticò senza posa tutta la giovinezza;
“E poi?”, cantò lo spettro di Platone. “ E poi?”
Qualsiasi cosa scrisse venne letta;
e dopo alcuni anni guadagnò abbastanza
da soddisfare le sue necessità,
ed ebbe amici che furono amici sinceri;
“E poi?”, cantò lo spettro di Platone. “ E poi?”
Tutti i suoi sogni più felici divennero veri—
Una vecchia casetta, una moglie, una figlia ed un figlio,
un po’ di terra dove crescevano cavoli e prugne,
poeti e uomini d’Ingegno gli stavano attorno;
“E poi?”, cantò lo spettro di Platone. “ E poi?”
“Il lavoro è compiuto”, pensò divenuto ormai vecchio,
“secondo i piani fatti in giovinezza;
e gli sciocchi s’infurino pure, non ho fallito in nulla,
ho portato qualcosa fino alla perfezione”;
ma quello spettro cantò ancora più alto, “E poi?”
(W. B.
Yeats – Ultime poesie, 1939 – trad. Roberto Sanesi)
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mercoledì 26 febbraio 2014
E poi?
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