Però! non è vero, come si dice, che la curiosità è femmina!
Pochi minuti fa dicevo ad un'amica, ma non solo a lei, che
non guardavo San Remo-festival da moltissimi anni e perché?
Perché non mi piace per niente, ma proprio per niente e i
motivi sono facilmente comprensibili.
Invece, sempre poco fa, quella curiosità mi ha spinto a
vedere e a sentire il Fabio Fazio che parlava e non di musica ma di ben altro,
mentre nel palcoscenico super tecnologico qualcosa non funzionava a dovere,
normale amministrazione, c.v.d.
Stava parlando di bellezza, quella del nostro Paese, che noi
stessi abbiamo creato, assieme alla natura e all'arte di cui eravamo maestri
incontrastati e ancora lo saremmo se leggi scellerate non avessero permesso
che, pian piano, questa bellezza e questa arte fossero andate distrutte dalle
nostre stesse mani.
Merito?
Settant'anni di governi e di politica, democraticamente
eletti, protesi mai al bene e al mantenimento di quella bellezza di cui il
Fabio quasi nazionale stava parlando e gli stavo dando ragione, giustamente.
Era ed è stato un appello, se vuoi anche commovente, perché diretto in prima
persona a coloro che contano, che pensano, che dispongono, che legiferano,
anche a sproposito, nel comune interesse nazionale.
Ma quando mai, andavo chiedendomi!
Ma come? Occupando e scaldando quelle famose poltroncine
rosse del Parlamento tutto dai cui microfoni, in queste ultime settimane, si
sono sentite “cose” a dir poco
vergognose e disonorevoli?
Fazio era sulla strada buona, senza cantare, ma all'improvviso...voci...voci..umane
dal loggione del teatro, ma lui continuava a parlare, a parlare, disturbato,
però, da quel qualcosa che aumentava di volume, fino a che lo sguardo e le luci
si sono posati, come occhio di bue, su due signori a cavalcioni della
ringhiera, con dei fogli in mano, urlanti
e preganti perché quei fogli, una lettera in diverse copie, fosse letta
in pubblico.
Alla fine, quei signori sedati ma poco tranquilli, della
lettera è stata data lettura e il contenuto, son sicuro, se lo aspettavano
tutti. Era una lettera di protesta di due lavoratori di un consorzio di lavoro
di Napoli e Caserta, con 800 lavoratori
alla fame, che da mesi non percepivano salari e stipendi e stavano per
commettere l'atto estremo, lasciarsi cadere nel vuoto, dall'alto del loggione
del teatro Ariston di San Remo, senz'altro una fine gloriosa e ingloriosa,
soprattutto per le loro famiglie.
E gli spettatori paganti, assisi e forse meno beati per
l'accaduto, cosa avranno pensato?
Ma come? In una serata come questa? Hanno fatto bene o hanno
fatto male, quei due?
Gentili signori, spettatori e ammiratori di questo festival
che a nulla serve e a nulla crede, se non nell'effimero della vita, quei due
operai o impiegati che fossero, hanno fatto benissimo, e se l'audience del
festival è saltato alle stelle, lo si deve a loro due che l'hanno ricreato a
loro spese e onore.
Per me il festival è stato vinto da loro e neanche un
eventuale intervento del signor Grillo potrà sminuirne l'importanza e, appunto,
la bellezza di cui Fazio avrebbe voluto parlare più a lungo.
Le canzonette e le canzoncine rimarranno tali e quali e fra
qualche giorno saranno dimenticate, visti i problemi che ci assillano e che
nutrono le nostre preoccupazioni quotidiane.
Gavino Puggioni
Nessun commento:
Posta un commento