E io, immodestamente, non
ci credo, nonostante il gravissimo episodio fuori dal campo, per la finale di
Coppa Italia di sabato 3 maggio.
Nei giornali, nelle TV,
fors'anche a casa, s'è parlato poco della partita, che vincesse l'una o l'altra
squadra, il risultato non era legato ai destini del nostro Paese.
Invece è successo che
quel pallone-partita si sia gonfiato a dismisura e i suoi cocci si siano
frantumati pesantemente nelle teste sempre ben pensanti dei nostri signori del
governo nazionale, coinvolgendo politici, ministri e sotto ministri, urlatori
quotidiani e non, insomma i soliti soloni d'occasione, a parte le forze di
polizia, ovviamente.
All'ordine del giorno ci
sono i così chiamati tifosi del calcio e i loro capi, addirittura!, tifosi che
una volta, ma tanti anni fa,, andavano a seguire la propria squadra col cuore in mano, fatto anche di
urla e incitamenti e svenimenti, ma sportivamente pronto ad accettare
l'eventuale sconfitta da parte di un avversario superiore o, quel cuore,
tradito da un pallonetto diabolico che nessuna s'aspettava, giocatori compresi.
Una volta...ma oggi negli
stadi vanno - vattela a pesca chi!, anche gente per bene, senz'altro e pagante,
come tutti quegli altri scalmanati incivili, non sportivi, male educati alla
vita, violenti, violentemente tatuati, carta d'identità! pronti a tutto, perché
quel tutto, quando accade, è premeditato.
Apro una piccola
parentesi e mi riferisco all'ordine pubblico. Le società di calcio,
ricchissime! appartengono a privati cittadini italiani o stranieri, ricchi e
benestanti, e perché, mi chiedo io e non solo, le attività sportive di queste
società private devono essere tutelate e protette e difese, nel bisogno, da
donne e da uomini che appartengono ai corpi militari dello Stato?
All'estero, in Europa o
altrove, mi dicono, che quelle stesse società hanno l'obbligo di seguire coi
propri mezzi ed eventualmente proteggere i loro supporter, a loro rischio e
spese, pagandone i misfatti, senza dover coinvolgere il governo nazionale o
dipendenti della stato. Chiusa
parentesi.
Certo che allora, in
Italia, la rabbia aumenta ed è quella del cittadino semplice che guarda e si
vergogna di quel che gli accade intorno; certo che la rabbia aumenta, poiché
per pochi facinorosi (ma sono moltissimi) si mette a soqquadro un'intera città,
la vita normale di una nazione che già, a livello mondiale, si trova nei
gradini bassi della inciviltà, comprese, ahimè! l'educazione familiare e
scolastica, le Università, la libertà di stampa (!!) e tutto il resto che pare
non ci competa più, facendo salva la vita, possibilmente.
IL Presidente Napolitano
ha avallato la richiesta di milioni di cittadini come noi.
Le partite di calcio
siano gestite dalle società che le han create e volute, che assumano
vigilantes, (sarebbe occasione di lavoro, o no?), armati o disarmati, ma la
violenza negli stadi o fuori, comunque per lo sport delle pedate, che se le
gestiscano loro.
Sarà dopo lo sportivo
vero a decidere se partecipare o meno a quest'arena che di tutto sa ma men che
meno di calcio!
La speranza, ancora una
volta, si è salvata!
Gavino Puggioni
maggio 2014
Un appunto è d'obbligo: chi porta tatuaggi non esprime di norma un carattere violento. Conosco molte persone che amano i tattoo, tra cui mio figlio che ne porta, e che sono assolutamente contrari alla violenza. Quindi attenzione all'uso di certe affermazioni! Si tratta di una forma di razzismo, che non condivido assolutamente, anche se io stessa sono contraria a quella forma d'arte. Ma fare di tutt'erba un fascio, direi che è oltremodo offensivo.
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