Una serata dedicata ad un piccolo
festival letterario, “ Sulla terra leggeri”, all'Argentiera e ai suoi dintorni,
giunto alla 6° edizione e felicemente guidato da Flavio Soriga che ieri,
domenica 21 luglio, a faccia a mare, porto di Alghero, ha ribadito le sue
intenzioni di voler continuare.
Una gentile brezza ha accarezzato
capelli e calvizie di un pubblico numeroso e anche attento.
Aria di festa, quasi, nonostante
le evidenti difficoltà, conclamate e sventolate a tutti i venti, per
organizzare questi eventi che sanno solo e soltanto di cultura, quella che
ripaga, quella di cui si ha sempre bisogno per allontanare “l'uomo pistola” di
Lella Costa che, con la sua ironia auto prodotta anche nel suo “librino”, ci ha
fatto capire quanti punti di bellezza interiore esistono in ognuno di noi
e uno di questo è l'ironia di se
stessi che ci rapporta con gli altri e ci fa diventare più umani, più vicini,
meno tele-Iphone-pc-dipendenti.
La filosofia “leggera”
dell'Essere contro quella del Sembrare.
Eugenio Cossu ha parlato della
“sua” Asinara, isola isolata e abbandonata per tanto tempo, tristemente
conosciuta, con Fornelli e Cala Reale destinate ad accogliere un lungo corteo
di galeotti che, alla fin fine, l'hanno pure apprezzata per la stessa libertà
vigilata a loro regalata.
Questa Asinara che non deve
essere più quella, che deve ritornare ad essere territorio del Comune di
Porto-Torres, appartenente di diritto alla Regione Sardegna e tale affermazione
è stata lungamente applaudita e a ragione.
Ma di essa, che sarà da oggi e
per tutti i domani che verranno?
Eugenio Cossu pare ne sia sicuro,
l'Asinara sarà nostra, di tutti, sarà rispettata per quella che è, con le sue
doline, i suoi camminamenti, le sue calette, le sue spiagge piccole e
incantate, le sue piante, compresi i sassi e gli spuntoni di roccia millenaria
che nessuno deve toccare, semmai fotografare, disegnare o scriverne.
La sua terra è fertile,
incontaminata, e in quest'isola devono ritornare e l'agricoltura e la
pastorizia, negli spazi abituali e concessi. Qui, il buon Eugenio ha rivelato
che di fronte a Cala Trabuccato può rinascere un vitigno di nobili origini che
darebbe non un vino ma un nettare da dio, appreso il prezzo proposto da 50 euro
a bottiglia!
Giampaolo Cassitta, avvocato e
scrittore, dal 1985 istruttore giudiziario per 13 anni nelle carceri
dell'Asinara, ha svelato aspetti umani e umanitari di centinaia di persone
recluse, con le quali doveva dialogare per trarne suggerimenti di vita, per
loro, comportamentali e sereni dal punto di vista sociale e psicologico.
Credo che ne abbia fatto un
enorme bagaglio, pesante ma sempre leggero poiché è la memoria sua che ne è
piena e i ricordi affioreranno man mano che di questi si apriranno i così detti
cassettini.
La sua testimonianza è permeata
di ricordi, di rapporti seppure difficili, quasi di scommesse che, credo, lui
abbia vinto.
Sandro Ruju. Sono passati ormai
15 anni da quella ristampa de “L'argentiera” - Franco Angeli Editore, e
rileggendola o ascoltandolo, ieri
sera mi è sembrato che poco o nulla sia cambiato in quel borgo minerario.
Lo conosco da quando avevo dieci
anni, forse meno, lì vi abitava uno zio che prima faceva il minatore,
fabbricava e posava le mine, e in seguito fu guardia giurata alla pesa pubblica
che accoglieva i grossi mezzi colmi di materiale da portare via.
Ancora oggi, come da sempre, lo
frequento, sia d'inverno che d'estate, per le sue rocce, per il suo mare, per
il silenzio che, ancora d'inverno, diventa un tutt'uno con me, con noi che
l'ascoltiamo, perché lo apprezziamo.
Certo, il libro del professor
Ruju non ha lati romantico-emozionali ma questi si possono “sentire” quando lui
parla di ben altri silenzi, come le discese e le salite da quota -500 l.m. o
delle proteste di quei tanti, troppi operai che non riuscivano a sbarcare il
lunario per le miserrime paghe, per le tante, ancora troppe, ore di lavoro, e
che lavoro!
L'Argentiera, con quel suo libro
pure datato, s'è arricchita ma solo di quel che è stata, nel bene e nel male, e
di quello che ancora oggi è, in quest'oggi occupata da circa trenta famiglie
che ne formano lo zoccolo duro, direi granitico, di persone più o meno anziane
che della miniera portano ancora qualche spruzzata di polvere silicosa che
l'onnipresente maestrale avrà pure ripulito.
Ci voleva allora un Festival
Letterario per ricordarsi di questa miniera?
Che dire? Mi sembra proprio di
sì, e che sia il benvenuto, che si ripeta negli anni a venire.
Ha ragione chi dice che la
memoria non si cancella, come non si deve cancellare, a maggior ragione il
dove, come una culla dentro la quale quella memoria dondola.
L'Argentiera è culla di ricordi,
anche se traballante su gambe i cui legni hanno ceduto, ma l'ossatura è rimasta
integra e ora anche rinforzata da troppo lente operazioni pubbliche che ne
avviliscono la presenza, di museo aperto, di quella archeologia industriale di
cui tanto si parla e che tale resta, mai restituita all'occhio di chi la storia
vorrebbe ripassarla, vivendone le emozioni.
Chi la frequenta la ama, qualcuno
alla sua maniera, qualcun altro radunandovi passeggiatori e piccoli
viaggiatori, amanti della lettura, della scrittura, della stessa tranquillità,
della comunicazione orale, tout court, dentro quei silenzi che parlano e che
soltanto all'Argentiera si possono ascoltare.
Gavino Puggioni
22 luglio 2013
Nessun commento:
Posta un commento