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sabato 6 luglio 2013

QUEL GIORNO CHE INCONTRAI SALVATORE NIFFOI


Un ricordo del maggio 2009 di Gavino Puggioni.
 L’importante è aver incominciato a portare dentro gli istituti superiori quella cultura diversa che si fa ed avviene lontano dalle aule scolastiche e voglio riferirmi a tutta la letteratura, quella dei romanzi e delle poesie di autori sardi e non.
Stamane, alle 10,30, presso l’Auditorium del Liceo Scientifico di Porto-Torres, alla presenza di alcune classi di studenti coi loro insegnanti, Salvatore Niffoi ha parlato del suo ultimo libro, edito da Adelphi, IL PANE DI ABELE.
E’ stato un fruttuoso e bell’incontro nel quale l’Autore ha voluto credere, sollecitato soprattutto dalle domande dei ragazzi che, evidentemente, volevano saperne di più.
Io ero in mezzo al pubblico ed ho ascoltato attentamente, fino quasi alla fine, perché volevo conoscere e sentire questo scrittore che parla di sé, dei suoi personaggi, che risponde anche alle provocazioni, in piena libertà del suo pensiero che bisogna rispettare.
Per quanto mi riguarda dico che ho sentito un uomo che pacatamente ma con fermezza si apre all’altrui giudizio, senza pregiudizi, disponendosi in una piattaforma di quel suo pensiero, molto personale e da moltissimi condiviso, come la sua sardità, il suo frapporre parole o frasi in limba, per dimostrare l’arcaicità di una espressione che, scritta in italiano, avrebbe dato meno musicalità e penetrazione linguistica.
Amante e quindi discendente, per antonomasia, di Grazia Deledda, di cui si dice “deleddista” che
è diverso, secondo lui, dal termine “deleddiano” e questo l’avrei voluto approfondire.
Per il resto, citando anche gli altri suoi libri, Salvatore Niffoi ha dimostrato di amare profondamente quello che scrive e lo sublima, perché, dice lui giustamente, quando uno scrive, il suo io si emoziona e, si sa, l’emozione trascina con sé, sempre, altri sentimenti che vanno comunque a riempire altre pagine, la qualcosa mi trova in perfetto accordo con lui.
Sempre citando sue parole di stamane, uno che scrive e se ne appassiona per primo, scuote e smuove gli argini della follia, magari temporanea, ma la rasenta e se ne fa prendere fino a che la stessa follia assume gli abiti di una ritrovata, normale verità e così si va avanti.
Come avrete notato non ho parlato de IL PANE DI ABELE, perché ancora non l’ho letto, ma son sicuro che vi troverò quelle tracce dell’uomo di cui ho brevemente parlato, nelle sue “follie”, nelle sue “belle bugie” e “brutte verità” che possono diventare, oggi più di ieri, belle e significative parabole, desiderose di arrotolarsi a tutto questo nostro mondo con tutto l’amore e il rispetto possibile.
Gavino Puggioni
Featured image, Salvatore Niffoi, fonte Wikipedia.

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