Sacro e profano
si stanno mescolando in un vortice naturale, avvolgendo e coinvolgendo tutti,
dai bambini, ai giovani, agli anziani. E questa mescolanza parrebbe dimostrare
che noi tutti abbiamo bisogno, più di prima, di socializzare, di incontrarci,
di scambiarci sguardi e strette di mano, senza secondi fini, pensando a
convenienze materiali piuttosto che a conclusioni di affari commerciali.
Quello che ne
scaturisce è un quadro positivo, quasi onirico, riempito da colori forti e
tenui che danno la sensazione di un mondo che si ama, che si cerca, che ha
voglia di ritrovare sentimenti e comportamenti idonei a far rinascere barlumi
di nuova civiltà, dalla quale, purtroppo, ci siamo allontanati con passi da gigante.
In effetti, da
sempre, l'uomo ha cercato di confrontarsi, pur nella diversità di usi e
costumi.
E soprattutto
ora sta cercando il confronto con la razza diversa, nera o gialla non importa.
Confronto nato
anch'esso agli albori della stessa vita, ma mai coronato dal successo della
verità umanistica che ci dice che
tutti noi, fatti di carne e ossa, siamo uguali, ovunque, di fronte alla Natura,
all'Acqua dei Fiumi e dei Mari, ai Monti, sotto il Cielo e sopra la Terra.
A quella Natura
che ha provato, durante i millenni, a proteggerci e, alla lunga, non c'è
riuscita perché l'abbiamo malvoluta e bistrattata in tutte le sue latitudini.
Un risultato
però, anche se non definitivo, si può incominciare a intravedere, proprio in
queste manifestazioni, organizzate da enti pubblici o da privati. Ed é il fatto
che ognuno di noi può ripensare a quello che era o a quello che sarà, solo se
osserverà semplicemente alcuni dettami di una legge non scritta ma che ciascuno
di noi dovrebbe appiccicarsi addosso, per crescere nella maniera più civile
possibile.
Il colloquio
umano e sociale è indispensabile; senza la parola non si costruisce nulla,
poiché la parola é la pietra che da base a tutti i nostri atteggiamenti, a
tutte le nostre azioni, siano esse intellettuali o di materia.
Il confronto
con le nuove generazioni é duro, ma la battaglia sarà più affascinante, più
ricca di scoperte se la scia luccicante sarà tracciata da un verbo vero, senza
oscurità volute, nel rispetto e nell'interesse della collettività. Nella quale,
comunque, stazionano e sono radicati i personalismi, gli egocentrismi, i
solisti che osano ancora fare musica assordante e scomposta, fuori e contro
qualsiasi spartito.
E' necessario,
in queste occasioni, ricorrere all'altro elemento che compone e circonda la
nostra vita terrena. Bisogna RICORDARE, andare indietro nel tempo, perché
quello a venire scorra in un
binario migliore
Questo
sentimento, del ricordo, bisogna sublimarlo, perché gli anni futuri siano
pervasi di cose semplici, piccole, anche insignificanti, ma che dopo, alla
fine, renderanno quel percorso pieno di soddisfazioni e non solo morali.
Ecco il motivo
del formarsi di una società civile, interessata e lungimirante, per il bene di
sé stessa; confortata, anche e magari, da una politica reale, deputata a far
crescere quell'indice di vivibilità serena a cui nessuno può e deve rinunciare.
Annotiamo, ogni
volta che ci incontriamo, l'argomento che abbiamo trattato, foss'anche futile.
Annotiamolo, perché dopo, a casa, ci aiuterà a parlare coi nostri figli, con le
nostre mogli, con gli amici, invece di estasiarsi o imbambolarsi davanti a
questa televisione, i cui programmi fanno invece ammutolire chi la guarda.
L'interscambio
della parola, oggi più che mai, é anch'esso segno di civiltà e libertà; non un
mezzobusto che ti informa e ti aggiorna, ogni ora, sui morti della guerra in
Irak, in Afghanistan, in Medio Oriente e sui morti dell'altra guerra che,
quotidianamente, si svolge sulle strade d'Italia, dove si corre sempre, si
corre, si corre per andare incontro, purtroppo, ad un'altra vita.
Dicevo, e
voglio finire, del ricordo, delle vecchie rimembranze di cui andiamo fieri e
che vorremmo fossero il traino positivo per le nuove generazioni, azzannate da
visioni semplicistiche, fatue e passeggere di una vita poco meritevole di
essere vissuta.
E di tutto
questo anche la Terra si lamenta, perché l'hanno globalizzata, dimenticando le
sue origini e le civiltà che
l'hanno attraversata, nell'interesse di pochi che vogliono distruggerla se non
addirittura abbandonarla, visto che già, nella fantasia e dietro l'angolo
terracqueo, ci sono i marziani che ci stanno aspettando
Gavino Puggioni
Da Nel silenzio dei rumori
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