Sono bella, o mortali, come un sogno di
pietra
e il mio seno, cui volta a volta
ciascuno s’è scontrato,
è fatto per ispirare al poeta un amore
eterno e muto
come la materia.
Troneggio nell’azzurro quale Sfinge
incompresa,
unisco un cuore di neve alla bianchezza
dei cigni,
odio il movimento che scompone le linee
e mai piango, mai rido.
I poeti, di fronte alle mie grandi
pose,
che ho l’aria di imitare dai più fieri
monumenti,
consumeranno i giorni in studi severi,
perché, onde affascinare quei docili
amanti,
ho degli specchi puri che fanno più
bella ogni cosa:
sono i miei occhi, i miei grandi occhi
dalla luce immortale
(Charles Baudelaire - I fiori del male, 1861
–
trad. Attilio Bertolucci)
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