Isla Nigra |
Compagni, seppellitemi in Isla Negra,
di fronte al mare che conosco, ad ogni area rugosa
di pietre e d'onde che i miei occhi perduti
non rivedranno
Ogni giorno d'oceano
mi portò nebbia o inviolate rovine di turchese
o semplice estensione, acqua rettilinea, invariabile,
ciò che chiedevo, lo spazio che divorò la mia fronte.
Ogni funebre passo di cormorano, il
volo
di grandi uccelli grigi che amavano l'inverno,
e ogni cerchio tenebroso di sargassi
e ogni grave onda che scrolla il suo freddo
ed ancor più la terra che un invisibile erbario
segreto, figlio di brume e di sali, roso
dell'acido vento, minuscole corolle
della costa unite all'infinita arena:
tutte le chiavi umide della terra marina
conoscono ogni grado della mia gioia,
sanno che lì voglio dormire tra le palpebre
del mare e della terra....
Voglio esser trascinato
giù, nel profondo, con le piogge che il vento
infuriato del mare assalta e stritola,
e poi, per canali sotterranei, proseguire
verso la primavera segreta che rinasce.
Scavate accanto a me la fossa di lei che amo, e un giorno
lasciate che mi accompagni di nuovo in questa terra.
Pablo Neruda
Poesie (1924-1964)
a cura di Roberto Paoli
BUR - 2009
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