Nessuno mi chiamò
addormentata sul plesso d'acqua
nessuno credette al fiore.
Ero foga che tracimava dagli argini in
comprensorio di vita,
foga vergine, da far arrossire il sole
mentre il cielo piangeva il suo cuore
acido, noi
lo costruimmo assieme quell'arcobaleno,
lo pitturammo piangendo
per Dio, non per un altro sterminio;
per quel piccolo bambino
che nessuno osò chiamare più con il suo
nome,
per la sorgente che ha allattato quella
bocca,
per il selciato ove s'arrampicano edere
spaventose;
lì, in quel punto esatto, io chiamai Dio
per eluderci dal resto
ed Egli non rispose - tanto era bello il
suo rosone -
Egli s'oscurò al margine con la sua
forbicecroce
e fummo roseto colto, reciso dalla luce per
non morire,
in quella notte lunghissima dei baci
ove vidi - tanto era aperto il suffragio
del sangue -
per la prima volta: il Suo viso.
Alessia D’Errigo
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