Qualche volta senti dire, di
quinta mano,
Come un epitaffio:
Ha piantato tutto quanto
E se l'è squagliata,
E sempre la voce suona
Certa che tu approvi
quella prova ardimentosa,
Purificatrice, primordiale.
E hanno ragione, secondo me.
Chi non odia la casa
E doverci vivere?
Io detesto la mia stanza,
Le anticaglie scelte a una a
una,
I buoni libri, il buon letto,
E la mia vita, tutto in
perfetto ordine.
Così il sentir dire
Se n'è infischiato di
tutti
M'infiamma e mi rimescola
Come A quel punto s'è
slacciata il vestito
O Beccati questo, figlio di puttana;
Posso farlo anch'io, se l'ha
fatto lui.
E questo mi aiuta a rimanere
Persona seria e industriosa.
Ma me ne andrei oggi stesso.
Sì, camminare spavaldo per
esotiche strade,
Acquattarsi nel castello di
prua,
Ruvido di bonomia, se
Non fosse così artificioso,
Un passo indietro calcolato
Per fabbricarsi uno scopo.
Libri; porcellane; una vita
Reprensibilmente perfetta.
Philip Larkin
Nessun commento:
Posta un commento