Guardare il fiume ch'è di
tempo e acqua
e ricordare che anche il
tempo è un fiume,
saper che ci perdiamo come il
fiume
e che passano i volti come
l'acqua.
Sentire che la veglia è
anch'essa un sonno
che sogna d'esser desto e che
la morte
che teme il nostro corpo è
quella morte
di ogni notte, che chiamiamo
sonno.
Decifrare nel giorno o l'anno
un simbolo
dei giorni dell'uomo e dei
suoi anni,
convertire l'oltraggio empio
degli anni
in una musica, un rumore e un
simbolo,
dire sonno la morte, nel
tramonto
vedere un triste oro, è
poesia,
eterna e povera. La poesia
che torna come l'aurora e il
tramonto.
A volte appare nelle sere un
volto
e ci guarda dal fondo di uno
specchio;
l'arte dev'esser come quello
specchio
che ci rivela il nostro stesso
volto..
Narran che Ulisse, stanco di
prodigi,
pianse d'amore nello scorgere
Itaca
verde e umile. L'arte è
anch'essa un'Itaca
di verde eternità, non di
prodigi.
E' anche come il fiume
interminabile
che passa e resta e riflette
uno stesso
Eraclito incostante, che è lo
stesso
e un altro, come il fiume
interminabile.
Jorge Luis Borges
da Le più belle poesie
a cura di Francesco
Tentori Montalto
Crocetti Editore – Milano
1994
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