Non è la poesia d'occaso che
plasmi quando pensi
ad alta voce,
con il suo tiglio in
inchiostro di china
e i fili del telegrafo sopra
la rosea nube;
né l'interno tuo specchio,
con le fragili
spalle nude di lei che ancora
vi balenano;
non il lirico clic di una
rima tascabile,
il motivetto che ti dice
l'ora;
e non le monetine e i pesi
sui giornali
della sera impilati nella
pioggia:
non i cacodemoni del tormento
carnale;
non la cosa che puoi dire
assai meglio in prosa...
ma la poesia che piomba da
altezze sconosciute
quando attendi gli spruzzi
della pietra
laggiù lontano, e corri alla
penna come un cieco,
e dopo giunge il brivido, e
poi ancora...
nel viluppo dei suoni, leopardi
di parole,
insetti come foglie, ocellati
uccelli
si fondono formando una
silenziosa, intensa
trama mimetica dal perfetto
senso.
Vladimir Nabokov
Traduzione di Massimo
Bocchiola
da “Poesia” - n. 55, ottobre 1992
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