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Da lontano – il poeta prende
la parola.
Le parole lo portano –
lontano.
Per pianeti, sogni,
segni...Per le traverse vie
dell'allusione. Tra il sì e
il no il poeta,
anche spiccando il volo da un
balcone
trova un appiglio. Giacché il
suo
è passo di cometa. E negli
sparsi anelli
della casualità è il suo
nesso. Disperate -
voi che guardate il cielo!
L'eclisse del poeta
non c'è sui calendari. Il poeta è quello
che imbroglia in tavola le
carte,
che inganna i conti e ruba il
peso.
Quello che interroga dal banco,
che sbaraglia Kant,
che sta nella bara di
Bastiglie
come un albero nella sua
bellezza...
E' quello che non lascia
tracce,
il treno a cui non uno arriva
in tempo...
Giacché il suo
è passo di cometa; brucia e
non scalda,
cuoce e non matura – furto!
scasso! -
tortuoso sentiero chiomato
ignoto a tutti i calendari...
8 aprile 1923
Marina Cvetaeva
da Dopo la Russia, a cura di Serena Vitale
Mondadori, Milano 1988
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