Avara pena, tarda il tuo dono
in questa mia ora
di sospirati abbandoni.
Un òboe gelido risillaba
gioia di foglie perenni,
non mie, e smemora;
in me si fa sera;
l'acqua tramonta
sulle mie mani erbose.
Ali oscillano in fioco cielo,
labili; il cuore trasmigra,
ed io sono gerbido,
e i giorni una maceria.
Salvatore Quasimodo
(1901 – 1968
da Ed è subito sera
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