Odiano l'ombra dell'uccello
sull'alto mare della bianca guancia
e il conflitto di luce e di vento
nel salone della neve fredda.
Odiano la freccia senza corpo,
il fazzoletto esatto dell'addio,
l'ago che regola pressione e rosa
nell'erboso rossore del sorriso.
Amano il deserto azzurro,
le vacillanti espressioni bovine,
la bugiarda luna dei poli,
la danza curva dell'acqua sulla riva.
Con la scienza del tronco e del rastrello
riempiono di nervi luminosi l'argilla
e pattinano lubrici per acque e arene
gustando l'amara freschezza della loro saliva millenaria.
E nell'azzurro crepitante
azzurro senza un verme o un'impronta addormentata,
dove le uova di struzzo sono eterne
e vanno intatte le piogge ballerine.
E nell'azzurro senza storia,
azzurro di una notte senza timore del giorno,
azzurro dove il nudo del vento spazza
i cammelli sonnambuli delle nubi vuote.
E là dove sognano i torsi sotto l'erba golosa.
Là i coralli inzuppano la disperazione dell'inchiostro,
i dormienti cancellano i profili sotto la matassa delle
lumache
e resta il vuoto della danza sulle ultime ceneri.
Federico Garcìa Lorca
da Antologia
Poetica
Introduzione e traduzione di Carlo Bo
Ugo Guanda Editore – 1978 -
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