allora ho detto no, come se si consolidasse
nell'aria il mio sterno, pronunciandolo, un'eco plastica a modellare il cranio
rimanendo tutta sparsa e sdraiata sulla soglia del desiderio, una finestra avvinta al mondo, nonché aperta
perché potesse boccheggiare il pescecuore a questo oceano. no. no. no.
era stata tre volte la trinità a parlare, il dolore prostrato e dissolto, evaporato improvviso di una inconsistente verità
perché è resoconto sventrato quello che si pronuncia a bocca deragliata, contro l'esubero di vita che cozza
rimanendo tutta sparsa e sdraiata sulla soglia del desiderio, una finestra avvinta al mondo, nonché aperta
perché potesse boccheggiare il pescecuore a questo oceano. no. no. no.
era stata tre volte la trinità a parlare, il dolore prostrato e dissolto, evaporato improvviso di una inconsistente verità
perché è resoconto sventrato quello che si pronuncia a bocca deragliata, contro l'esubero di vita che cozza
insistentemente
sui conti da fare e quelli da rifare e da prevedere. ci voleva struttura per
sostenere il peso
il sasso da tirare in quell'immane pozza d'uomini, ed io, traslucida, ricalcavo la luna con gli occhi
per non alienare il confine dei mondi. no. perché non ero, ma sono. ed essere è non esistere.
il sasso da tirare in quell'immane pozza d'uomini, ed io, traslucida, ricalcavo la luna con gli occhi
per non alienare il confine dei mondi. no. perché non ero, ma sono. ed essere è non esistere.
Alessia D'Errigo
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