Tra le calli di Venezia invase dall’alta marea
Nella folla che non vedo
Trasparente indifferente assente
Indosso stivali di nuvole adamantine
Trasmigrando da un marciapiede
Inesistente, tra una pozzanghera
E una gondola di plastica made in China
La mia solitudine cammina
Cammina tra le calli di Venezia
Invase dall’alta marea
Nelle vetrine i vetri di Murano
Dall’artigiano sapientemente soffiati
Denunciano indifesi la loro fragilità
Mi soffermo assorta
Un’altra me stessa mi fissa insistente
Insolente, irriverente
Da un elaborato specchio settecentesco
Tolgo dalla tasca il mio cuore
Lo osservo interessata, mai l’avevo visto
Prima di adesso, Lo tenevo in tasca e basta!
Mi devo fermare, potrei spezzarlo
Scivolando sulle
pozze salmastre
E non ritrovarlo più, ridotto
In mille fantasmagorici frantumi
Come un antico elaborato calice
Perderebbe il suo inestimabile valore
Non mi ero mai accorta prima d’ora
Quanto fragile e delicato fosse
Il mio cuore dimenticato in una tasca
Del vecchio impermeabile sgualcito
Entro nella bottega dell’artigiano e chiedo
“Scusi, potrebbe indicarmi, in modo approssimativo
Il prezzo di questo cuore di vetro antico
Sa è il mio, l’avevo scordato non ricordavo
Di possederlo..a suo vedere
El xè ancora bon? “ Sorride, l’artigiano
E mi risponde, mentre lo ripone
In uno scrigno di velluto
“El me piase, siora, se no’l ghe despiase, lo compro mi”
E di colpo l’alta marea scompare
Il cielo si tinge dei colori rosati
Di uno dei più bei tramonti veneziani
Danila Oppio
Inedita
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