Irregolare simbolo doloramoroso, volo
pindarico del sogno
di notte per sfuggire agli inseguitori
aspiranti stupratori.
Porto il sangue del cuore
dalla violenza della conoscenza
che infetta l’aria odorosa
e la risata dei tre anni. I monti
si fondono col cielo e quasi si sfanno.
Sopra dentro intorno il buio.
“Siamo uomini”.
Mi drogo di poesia e di dolore, rido
per non piangere. E racconto la favola
di un’usignola stonata che cantò. Come il ragno
intesso il velo da sposa, ma
non per catturare. E la corona di spine
ne è il diadema in fiore.
Ho visto i miei figli torturati
umiliati e uccisi, io
sopravvissuta apparente.
La poesia è una verità velata.
Muoio di poesia. Ogni colore è una parola
ogni parola un canto e il canto grido e
il grido dell’essere umano
è lo spirito dell’oltre.
Domenica Luise
(L’immagine è una rielaborazione grafica di Domenica Luise su un particolare del proprio affresco Le poetesse radiose).
Bellissima!
RispondiEliminaComplimenti!
Graziella
Grazie, cara, per questa parola e grazie a Danila, che da quando mi conosce mi cita sempre. Sono commossa.
RispondiElimina