Era tanto che non sentivo mio figlio Alessandro in concerto con l'amico Alberto.
Un concerto un po' speciale anche se normale per loro due.
Alberto col suo violino barocco non si discute, si premia da
solo.
Voglio parlare, ed è la prima volta, di Alessandro, col suo
nuovo strumento, questo violone, vecchio di oltre quattrocento anni, che fa
giacere, con garbo ed eleganza, fra le sue gambe, in un abbraccio quasi
sensuale, spiandolo dall'alto in basso e viceversa, con sguardi furbi,
accondiscendenti, di carezza, in una musicalità senza uguali.
Sono stati sufficienti solo due anni di studio, di
esercizio, anche di sacrificio, rubati al tempo libero dall'insegnamento, per
domare questo piccolo grande mostro di legno pregiato, per carpire da lui nuova
linfa musicale. Linfa che l'aveva tradito nell'uso confidenziale e prolungato
del suo amato violino lasciandogli tanta amarezza ma anche tanta volontà
commista alla forza del suo intelletto e della sua passione.
Ascoltarlo, questa sera, ha riaperto in me quella porticina
oltre la quale, io, padre, continuo a coltivare quel mio sogno, di quel suono
perduto che vorrei ritrovare, intatto e genuino come una volta.
E mentre nella sala gremita si spandevano melodie di Corelli
e di Veracini, in un silenzio sacro, mi è sembrato, questo nuovo-vecchio
strumento, in perfetta simbiosi col suo IO mentre interloquiva col violino di
Alberto, in uno spartito sofisticato e duro, aggressivo e dolce, per cedere
alla fine ad un incontro melanconico e allegro, a sfiorare l'unisono di una
melodia di altri tempi.
Quei due strumenti, dopo alcuni minuti, dialogavano tra
loro.
Il violone, possente, faceva da base straordinaria alle
cascate invisibili delle arcate di violino e questo, in risposta, pareva
immergersi, godendo, nelle di lui sonorità, basse ma gorgoglianti di felicità
continue e avvolgenti.
Due strumenti che si compenetravano regalando, a me e a
tutti i presenti, sensazioni alle quali non ero più abituato.
Chi li ha ascoltati, alla fine, è stato contento non tanto e
per quanto hanno suonato, bensì per l'unicità e la complicità espressa in
questo tipo di musica, trasmessa e fatta approdare direttamente al cuore, che
di sentimenti veri ha sempre
bisogno.
Gavino Puggioni
Sassari, Villa Mimosa, 15 dicembre 2004
Nel silenzio dei rumori
Nel silenzio dei rumori
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